La recensione di 65: Fuga dalla Terra, thriller fantascientifico con protagonista Adam Driver e prodotto da Sam Raimi che miscela assieme echi di Jurassic Park e Lost in Space, all’insegna di qualche saltuario brivido
Dopo la nuova trilogia di Star Wars che lo ha lanciato nel firmamento hollywoodiano Adam Driver (Marriage Story, White Noise) torna alla fantascienza con 65: Fuga dalla Terra diretto dal duo di registi Scott Beck e Bryan Woods (The Quiet Place, Haunt). Uno di quei film che una volta si sarebbero chiamati “giocattoloni” o “americanate”, termini profondamente detestati da chi scrive, poiché raccoglie un po’ tutto l’immaginario dei film di genere che passano per Jurassic Park e relativi sequel e per film o serie come Lost in Space. Tutto sommato ci si diverte facilmente, ma lo si dimentica con altrettanta facilità.
Atterraggio di sfortuna
L’essenza del popcorn movie
Non è un film che va tanto per il sottile questo 65: Fuga dalla Terra. Dopo un avvio rapido che serve un attimo a contestualizzare le vicende veniamo subito trascinati nell’arena della Terra del periodo Cretaceo, un luogo al tempo stesso familiare e alieno per via di una diversa conformazione geografica e, ovviamente, per via dei grandi predatori in agguato nell’oscurità. Da qui in poi la giostra si mette in moto per riprendere fiato solo saltuariamente, proponendo un corollario di inseguimenti, agguati improvvisi, sparatorie, salvataggi in extremis e tutto ciò che ci si aspetterebbe di trovare in una pellicola che guarda in maniera sfrontata ai cari vecchi b-movie di una volta. Se da un lato però la scarsità di personaggi e il budget piuttosto esiguo per una produzione di questo tipo (45 milioni di dollari) permettono a 65: Fuga dalla Terra di dare maggior risalto al rapporto che si instaura tra Koa e Mills e alla backstory di quest’ultimo, dall’altro limitano un po’ troppo fortemente la varietà di situazioni che i due si trovano ad incontrare e questo va svantaggio dello spettacolo, che diviene meno esplosivo rispetto alle possibilità di partenza. Un popcorn godibile quindi, ma che non sfrutta la sua premessa narrativa fino in fondo.
Il riscatto di un padre
65: Fuga dalla Terra vorrebbe anche affidare ad Adam Driver e al suo Mills una chiave tematica da ricercare sia nel suo passato che attraverso la sua relazione con Koa nel presente. Più volte nel film ci viene indicato come Mills sia stato un padre assente, seppur amorevole, e che non sia riuscito a tornare in tempo a casa neanche per raggiungere il capezzale di sua figlia. Ed è allora proprio Koa a diventare una seconda possibilità per lui, la possibilità di una redenzione tardiva ma decisiva e un po’ troppo didascalicamente l’intero lungometraggio lavora sulla costruzione di questo rapporto. Un altro elemento relazionale è rappresentato dalla difficoltà di comunicazione. Koa infatti parla un’altra lingua, i due si capiscono a gesti o a movimenti del capo, solo pochissime parole chiave sono in grado di rompere la barriera linguistica; che in qualche modo Beck e Woods ci stiano anche parlando dell’incomunicabilità tra genitori e figli? Il problema di 65: Fuga dalla Terra sta proprio nel non sfruttare questo stratagemma e nel non condurlo in territori inesplorati, accontentandosi invece di utilizzarlo come ulteriore elemento ostativo che si contrappone verso la salvezza. Un po’ poco per un film la cui intenzione principale è senza dubbio quella di intrattenere, ma che avrebbe potuto giocarsi meglio alcune delle sue buone idee.
Dal Cretaceo è tutto
Per poter godere di un lungo come 65: Fuga dalla Terra è necessario attivare la cosiddetta sospensione dell’incredulità, ovvero quella volontà richiesta allo spettatore di accettare elementi, leggi o avvenimenti che nella realtà non potrebbero mai esistere in quanto tali. In questo caso il patto narrativo stabilisce di accettare che Mills e Koa provengano da un pianeta alieno estremamente più avanzato del nostro già 65 milioni di anni fa, e che finiscano sulla Terra preda dei dinosauri. Il problema sta nel come questo patto viene gestito e portato avanti con coerenza, e in questo senso 65: Fuga dalla Terra non è sempre impeccabile. Poi, certo, sta tutto nel cosa si sta cercando. Nonostante un paio di evidenti omaggi a 2001 Odissea nello spazio e allo stesso Jurassic Park, una cui iconica sequenza viene esplicitamente riproposta con giusto un paio di cambiamenti minori, il film di Scott Beck e Bryan Woods non ha il respiro dell’epica o del grande cinema bensì si accontenta di essere una storia fruibile a tutti, lunga il giusto e con un paio di scene particolarmente ben girate e piuttosto efficaci. Con un bel secchio di popcorn e una bibita fredda farà il suo lavoro, senza infamia e senza lode.
65: Fuga dalla Terra. Regia di Scott Beck e Bryan Woods con Adam Driver, Ariana Greenblatt, Nika King e Chloe Coleman, in uscita nelle sale oggi distribuito da Sony Pictures Italia.
Due stelle e mezzo