A testa in giù, con Emilio Solfrizzi, Paola Minaccioni, Fabio Ferrari e Viviana Altieri, è una commedia interessante e divertente capace di mostrare una verità universale: ciò che si dice non sempre è ciò che si pensa.
Io, lei, l’amico e… la nuova lei
Daniel (Emilio Solfrizzi) e Isabelle (Paola Minaccioni) sono sposati da anni, al contrario della loro più cara coppia di amici. Patrick (Fabio Ferrari) ha lasciato la moglie Lauren per la giovanissima Emma (Viviana Altieri). Quando però Daniel incontra Patrick per strada, decide di invitarlo a cena per conoscere il suo nuovo amore. Dare la notizia a Isabelle sarà faticoso, ma poi la donna inaspettatamente si dimostra d’accordo. La serata però si preannuncia piena di sorprese, anche perché la bella Emma porta con sé una ventata d’aria fresca che rischia di far finire tutti… A testa in giù.
Due scelte di coppia, due punti di vista
Emilio Solfrizzi e Paola Minaccioni sono i protagonisti di questo testo di Florian Zeller, diretto per l’occasione da Gioele Dix. Nonostante i due non escano mai di casa – comfort zone per eccellenza – la storia ne mette profondamente in discussione la condotta di vita. Hanno un matrimonio felice? La scelta di Patrick, che per lui sembra così giusta, lo sarebbe anche per loro? Cosa avrebbero fatto, trovandosi nella stessa situazione? Solfrizzi interpreta i dubbi e le pulsioni di Daniel con la comicità che lo contraddistingue, fatta prima di tutto di un’esilarante mimica facciale. Viso e corpo divertono ancor prima delle parole e costituiscono il primo elemento di comicità. All’ottima Minaccioni spetta un ruolo meno farsesco e più attoriale, per così dire. La sua Isabelle è sì ironica, ma è prima di tutto una donna che mette in discussione il suo matrimonio, che riflette sul passare del tempo e che dà valore sia all’amore che all’amicizia. A completare il quadro ci sono Fabio Ferrari e Viviana Altieri: stufo della vecchia vita lui, giovane e frizzante lei, mostreranno un punto diverso di vista diverso sulla vita di coppia.
In scena i pensieri
La caratteristica che differenzia A testa in giù da molte altre commedie teatrali è la massiccia esternazione dei pensieri segreti dei protagonisti. Ciascuno di loro si rivolge al pubblico esprimendo ciò che sta pensando (ancor più di ciò che sta dicendo) ed è così che rivela la sua parte più sincera e autentica: se la bocca può mentire, mente e cuore non possono farlo. Questo espediente narrativo, molto utilizzato nel teatro classico, viene reinterpretato in chiave moderna per mettere in scena dubbi, crisi di mezza età, attimi di panico o smarrimento. Lo spettatore arriva a conoscere il 100% di ciò che sta avvenendo sul palco, a differenza dei diretti interessati che devono accontentarsi di ciò che viene esternato. Il tutto scandito dai tempi giusti, carichi di brio e con un’intelligenza che non può non essere colta.
Diventeremmo amici, se ci conoscessimo oggi?
Questo tipo di narrazione offre spunti interessantissimi. Prima di tutto si mostra la profonda differenza tra i discorsi e i pensieri: i primi sono conditi da convenzioni sociali e falsità, i secondi sono inevitabilmente cristallini. Se il detto può essere ‘di facciata’, il pensato non può che presentare l’assoluta verità del personaggio. Ma non finisce qui. Nella loro mente, i protagonisti della commedia si pongono degli interrogativi quasi esistenziali e mettono in discussione le loro relazioni. “Diventeremmo amici, se ci conoscessimo oggi?”, “Mio marito farebbe una cosa del genere?”, si chiedono tra sé e sé i personaggi. Questo mentre all’esterno escono fuori dialoghi dettati dal quieto vivere e quindi volutamente superficiali.
A testa in giù (titolo originale: L’envers du décor) va in scena dal 13 novembre al 1º dicembre al Teatro Ambra Jovinelli.