Achille Lauro ospite a Domenica in – Speciale Sanremo spiega la sua canzone e l’idea dei travestimenti. Le sue parole e il dibattito con i giornalisti.
Achille Lauro ospite a Domenica in – Speciale Sanremo spiega la sua canzone e l’idea dei travestimenti. La sua Me ne frego è un inno alla libertà: «Concepisco la musica come una rappresentazione teatrale, un susseguirsi di stati d’animo. Ho presentato un inno alla libertà e i personaggi da cui mi sono travestito rappresentano questo concetto: un santo che si è spogliato di ricchezze, un artista che ha fatto della libertà il cardine della sua espressione, una marchese che è stata una delle principali mecenati del ‘900 e una regina che si è rifiutata di abdicare ed è morta per il suo popolo. Sono fiero di aver portato ciò su un palco così istituzionale. Volevo che la canzone avesse un momento introspettivo, uno di stupore e uno punk. La mia carriera non è mai stata etichettabile, ho sempre voluto mischiare generi ed inventare qualcosa di nuovo e diverso.»
Si è aperto poi il dibattito con i giornalisti ospiti del programma. Selvaggia Lucarelli ha dichiarato: «Vince il Festival un ragazzo gentilissimo, vestito da parrocchia ma con una bellissima canzone. Il tuo pezzo era un passo indietro rispetto a quello dello scorso anno, non è che ci siamo concentrati troppo sul tuo look e sull’aspetto spettacolare della tua performance?» Achille ha risposto: «Lo scorso anno avevo scritto anche C’est la vie ma non l’ho proposta al Festival perché non volevo vincerlo». Inoltre è stato chiesto all’artista romano se questa partecipazione ha fatto ricredere la famiglia Tenco che tanto aveva criticato la sua presenza all’ultimo Premio dedicato al compianto Luigi e lui ha risposto: « Come può la famiglia di un incompreso parlare di come un ragazzo possa salire su un palco, non lo accetto che lo faccia.»
Sul suo profilo Instagram, dopo l’esibizione da Mara Venier ha oi pubblicato un post con il seguente testo: « Miei cari, vorrei ringraziarvi per l’attenzione e la cura che ci avete dedicato a questo nostro folle progetto Sanremese. Non trovo miglior modo oggi per farlo se non affidando al mio racconto personale quello che avete ascoltato e quello a cui avete assistito. Continuerò sempre a rendervi partecipi della mia creatività e del mio percorso perché voi ne fate parte. Un anno fa ho iniziato ad immaginare la mia musica in modo diverso: volevo creare una performance artistica che suscitasse emozioni forti, intense e contrastanti, qualcosa che in pochi minuti fosse in una continua evoluzione visiva ed emotiva. Una piece teatrale lunga 4 minuti. La mia speranza è che potesse scuotere gli animi degli insicuri e le certezze di chi è fermo sulle sue certezze, perché è sempre fuori dalla propria “zona di comfort” il posto in cui accadono i miracoli. La condizione essenziale per essere umani è essere liberi.»