La nostra recensione di Acid, teso e cattivo survival thriller ecologista con protagonista Guillaume Canet: la Francia continua ad esplorare i territori della distopia, ma questa volta la realtà raccontata non è così lontana dalla nostra e la tensione si accumula inesorabile
Dopo The Animal Kingdom la Francia torna alla distopia con Acid, un eco-thriller che richiama il racconto di sopravvivenza à la McCarthy dove però l’Apocalisse non è già avvenuta bensì è ancora in atto. Alla regia per la sua opera seconda (dopo l’interessante esordio de Lo sciame) il francese Just Philippot, il quale si immerge – non solo metaforicamente – in una storia di piogge acide e famiglie disfunzionali in fuga verso un’insperata salvezza, mentre attorno a loro la Francia e il mondo si sciolgono. Guillaume Canet guida il comparto attoriale di questo film tesissimo e piuttosto spietato, che ha il difetto di perdere sostanza nel terzo atto dopo un inizio molto promettente.
Cade la pioggia
Durante un’ondata di caldo, strane nuvole iniziano a riversare pioggia composta da acido solforico puro, seminando devastazione e panico in tutta la Francia. In un mondo in bilico, una ragazza di nome Selma (Patience Munchenbach) e i suoi genitori divorziati Michael (Guillaume Canet) ed Elise (Lætitia Dosch) devono unire le forze per affrontare e cercare di sfuggire a questa catastrofe climatica.
Sopravvivere alla natura
C’è un curioso rovesciamento di prospettiva, quasi un cortocircuito, tra quest’opera seconda del francese Just Philippot e il Siccità di Virzì uscito un paio di anni fa. Entrambi thriller ambientati sullo sfondo dei grandi cambiamenti climatici, in entrambi si parte da un caldo asfissiante che anela la pioggia ma è proprio quest’ultimo elemento a rappresentare un distacco netto; per Virzì la pioggia rappresentava la salvezza, quasi una sorta di redenzione dell’umanità di fronte alle proprio colpe che venivano letteralmente lavate via. Qui, invece, la pioggia uccide.
È una differenza rilevante e non solo per la diversa posta in gioco che porta con sé. La scena iniziale di Acid, infatti, non ha apparentemente nulla a che vedere col resto del film, ma ad un’analisi più accurata ci dice moltissimo della Francia e del mondo in cui Philippot fa muovere i propri protagonisti. Innanzitutto c’è la rabbia sociale, che nel film esplode ed implode allo stesso momento; esplode all’inizio, quando Michal picchia il suo capo dopo che una sua collega si ferisce sul posto di lavoro e poi in seguito, quando le piogge si abbattono mortifere cancellando letteralmente tutto, sciogliendolo sotto la propria incessante furia.
E però è una rabbia che implode nel momento in cui c’è l’affermazione dell’impotenza umana di fronte alla Natura, nel lento avvicinarsi di una consapevolezza che già era insita in noi ma che quelle piogge di acido solforico hanno contribuito a far riaffiorare: è tutta colpa nostra. E poi c’è ovviamente la questione familiare, che si esprime nel tentativo di due genitori ai ferri corti di proteggere la propria figlia davanti all’Apocalisse climatica, pur essendo ai ferri corti per dei pregressi che vengono solo accennati. Acid quindi si muove tra queste due anime, unendole nel disaster movie più puro che però non fa tanto il verso ad un Emmerich qualsiasi.
Un thriller di discreta fattura
Nella sua ora e mezza (o poco più) di durata, l’opera seconda di Just Philippot è costruita con un certo rigore e un certo gusto per la mesa in scena, tiene bene la tensione nella prima oretta e regala anche un ottimo momento di cinema dal sapore spielberghiano (l’intera sequenza della fuga sul ponte arrugginito). Il problema però nasce proprio quando il film dovrebbe tirare le somme, perché il regista francese dà l’impressione di non sapere esattamente dove voglia portare la narrazione. Si rifugia quindi in una casa, introduce due nuovi personaggi ed elabora gli avvenimenti precedenti con troppa fretta, senza dare molto tempo alla narrazione per respirare.
Acid rimane perciò sui suoi personaggi, resta sul particolare senza mai affrontare l’universale e porta a casa un film che con un po’ di coraggio in più avrebbe potuto essere molto più corrosivo, in tutti i sensi. Va dato atto però a quella francese di essere un’industria che prova a dialogare con la contemporaneità, senza per questo doversi rifugiare nell’autorialità più pura e nel simbolismo a tutti i costi, e riuscendo in alcuni casi a convertire uno sguardo spietato e disilluso in un racconto in grado di afferrare lo zeitgeist. Magari offrendo pure un discreto intrattenimento, che non è poco.
TITOLO | Acid |
REGIA | Just Philippot |
ATTORI | Guillaume Canet, Lætitia Dosch, Patience Munchenbach, Marie Jung, Martin Verset, Suliane Brahim |
USCITA | 4 luglio 2024 |
DISTRIBUZIONE | Notorious Pictures |
Tre stelle