La nostra recensione di Adesso vinco io, il docufilm sulla vita e la carriera di Marcello Lippi diretto da Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei presentato allo scorso Torino Film Fest: un’opera corretta e rispettosa, forse troppo, che non rivela molto più di ciò che promette
Non è la prima volta che un grande protagonista della nostra serie A riceve l’onore di un docufilm dedicato alle proprie vicende sportive e private, ma nel caso di Marcello Lippi l’attesa era parecchio alta perché qui stiamo parlando del grande trascinatore del Mondiale 2006, un Caronte che ha trainato la nazionale italiana dal pantano di Calciopoli fino al trionfo indimenticabile di Berlino. In Adesso vinco io (qui la conferenza) assistiamo ad un Lippi più intimo, che si apre e quasi sembra smuoversi un po’ di più mentre racconta la sua infanzia a Viareggio, l’incontro e il matrimonio con la moglie Simonetta, i figli. Peccato che i due registi Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei non vadano però così in profondità.
M come Marcello
Chi è davvero Marcello Lippi, l’uomo dietro al sigaro, capace di portare l’Italia a vincere il Campionato del Mondo di Calcio nel 2006, il simbolo della Juventus più vincente di sempre? Un giocatore di Serie A che passa la sua carriera a diventare capitano e bandiera di una squadra che non alzerà neanche un trofeo, cova il desiderio di rivincita, di affermazione prepotente di sé, una nemesi dei valori fin lì propugnati, diventando da allenatore una straordinaria e inarrestabile macchina da guerra, capace di riempire la bacheca personale di ogni successo possibile, in Europa come in Asia, anche alla guida di squadre che tutti davano per perdenti, esempio perfino per maestri del calcio come Sir Alex Ferguson.
Tanta, troppa correttezza
C’era così bisogno di un documentario su Marcello Lippi? La domanda è provocatoria, ma per due ragioni. La prima è che notoriamente Lippi è sempre stato un uomo lontano dagli scandali, dalla cronaca sportiva, dai chiacchiericci, un grande professionista dentro e fuori dal campo poco avvezzo alle polemiche e quindi poco incline a creare quel genere di conflitto che, in un’opera comunque drammaturgica come un docufilm, un po’ serve. La seconda ragione sta proprio nella carriera di Lippi, un vincente che qualche volta ha anche perso ma anche un allenatore estremamente metodico, solido, dal calcio estremamente quadrato ed efficace e quindi (forse) meno poetico di altri.
Adesso vinco io si propone quindi di rispondere affermativamente a questa domanda, e lo fa nel modo più classico e semplice possibile: andando a ritroso nella vita privata del mister d’Italia, il condottiero di Germania 2006. Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei costruiscono allora una parabola fatta di trionfi e qualche inevitabile caduta, anche ben montata e ben strutturata dal punto di vista della sceneggiatura perché assomiglia molto al più classico del viaggio dell’eroe. Funziona più o meno tutto in Adesso vinco io, e forse è questo il problema. Perché il Marcello Lippi che ne viene fuori non sembra assumere tratti diversi o inediti tali da giustificarne un racconto in questa forma.
Dove sono le ombre?
È un’opera di luci questa, che fa un po’ il verso a tanti docufilm dal taglio fin troppo agiografico usciti in questi anni. Ora, data la vita morigerata di Lippi e il suo carattere schivo, non pensavamo certo a chissà quali rivelazioni, però l’impressione è che Adesso vinco io svicoli fin troppo velocemente sulle storture lungo la strada (vedere la vicenda Calciopoli, che in questo caso non viene mai neanche citata apertamente per nome). C’è un momento in cui s’intravedeva la possibilità di entrare davvero in una situazione scomoda, ed è la vicenda legata ad Agentopoli in cui venne imputato il figlio Davide Lippi (poi assolto), proprio alla vigilia di quel mondiale.
È un momento in cui il conflitto potrebbe crescere, in cui è possibile intravedere davvero la sconfitta non solo sportiva, il Lippi costretto ad andare avanti fra due fuochi; peccato che duri giusto il tempo di due inquadrature perché Adesso vinco io non sembra essere solo il titolo, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti. Alla fine cosa ci rimane davvero, di Marcello Lippi? Che ha sempre amato il calcio e il mare, affermazione non così sconvolgente per uno nato e cresciuto a Viareggio, che era un padre spesso lontano ma comunque sempre presente e affettuoso, che ama fare e ricevere scherzi. Sappiamo che con qualcuno litigava spesso (Vieri) ma che poi, alla fine, faceva pace con tutti (mancano però le testimonianze di Baggio e Panucci).
Mancano le ombre, manca la volontà e forse il coraggio di lavorare davvero sul non detto, su quello che non viene mostrato, sulle fragilità, i difetti, gli spigoli dell’uomo prima ancora che dell’allenatore. Perché non basta mostrare le finali di Champions perse se non si raccontano fino in fondo anche le sconfitte della vita, i fallimenti, i tunnel neri e non quelli degli spogliatoi che escono fuori alla luce del campo. Qui le cose sono due: o Marcello Lippi non si è sbottonato più di tanto oppure tutti questi tunnel neri non ci sono mai stati. La risposta probabilmente non la conosceremo mai, ma allora torniamo alla domanda iniziale: c’era così bisogno di un documentario su Marcello Lippi?
Adesso vinco io non riesce a sciogliere questo dubbio.
TITOLO | Adesso vinco io |
REGIA | Herbert Simone Paragnani, Paolo Geremei |
ATTORI | Francesco Totti, Marco Materazzi, Christian Vieri, Alessandro Del Piero, Paolo Montero, Gianluigi Buffon, Fabio Cannavaro, Giorgio Chiellini, Zinedine Zidane, Gianluca Vialli, Marcello Lippi |
USCITA | 26, 27, 28 febbraio 2024 |
DISTRIBUZIONE | Lucky Red |
Due stelle e mezza