Akes ci racconta il disco Anima digitale: «In questa società sono l’eroe solitario»

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Akes ci racconta il nuovo disco Anima digitale, un concept album in cui la fantascienza la fa da padrona con mondi distopici che ispirano molte riflessioni sulla società odierna

Ciao e benvenuto! Sono molti i produttori coinvolti e l’obiettivo, riuscito, è quello di creare un mix di sonorità diverse. La loro selezione su cosa si è basata?

Sicuramente i produttori hanno un’abilità in comune che è quella di saper lavorare con i suoni elettronici. Tutti hanno dato la loro interpretazione della cyber wave che ho voluto costruire, Cirielli è partito dai suoni che usa nei DJ set, stessa cosa per Erika Greys nel genere psy trance e Dr. Wesh dalle sue librerie di suoni electro raccolti negli anni.

Dal rap all’elettronica, raccontaci di più di quest’evoluzione da parte tua

Questa è una vera e propria transizione, il mio genere preferito è il new metal che mixa elettronica, rock e anche rap. Prima ho affrontato tutti questi generi separatamente, ora ad esempio nella traccia Shuttle c’è un accenno di mix, che è quello che vorrei portare nei prossimi progetti. Ho sempre basato la mia particolarità sulla dimensione elettronica, perché le parole fluiscono meglio e anche le mie sensazioni sono più coerenti con il mood oscuro.

L’utilizzo del digitale è funzionale anche alle tematiche del disco ma quali pensi siano i vantaggi di questo tipo di approccio in studio?
Più che vantaggi ci sono complicazioni, quindi è importante mantenere equilibrio fra i suoni e non creare troppo rumore con layer inutili. L’approccio del processo creativo dipende sempre dalle mie idee, spesso parto da una melodia e un bpm preciso quindi sotto ci va creato un tappeto. Altre volte si parte da un concetto e si crea prima l’atmosfera e poi le mie parole sotto.

Passando ai testi invece emerge una forte critica nei confronti della società contemporanea. Il ruolo dell’artista come si inserisce in questa?
Partiamo dal presupposto che l’artista deve essere sé stesso. Se fossi ben inserito nella società non farei questi testi, il mio ruolo è quello dell’eroe solitario, che combatte la sua battaglia contro tutti e tutto. Magari un giorno, quando questa guerra sarà vinta il mio ruolo cambierà. Per adesso seguo la mia corrente anticonformista e faccio fluire le emozioni di rabbia e voglia di riscatto che provo.

Gli scenari apocalittici che descrivi riflettono anche i cambiamenti climatici con i conseguenti rischi?

Sicuramente i cambiamenti climatici sono un bell’argomento, ma ancora non l’ho mai trattato. Gli scenari che descrivo sono quelli che vedo attorno, il grigiore del sistema Impreziosito di led e luci colorate per distoglierci dalla verità, che siamo tutti degli schiavi.

La fantascienza quanto ha ispirato questo tuo nuovo progetto?
Abbastanza, i film sci-fi mi fanno impazzire e spesso li guardo per entrare meglio nel mood in cui mi sento. Mi fa sentire meno solo poter condividere la mia visione del mondo con i registi, che anch’essi sono degli ottimi narratori della realtà. La filtrano come la vedono.

Dagli abiti alla grafica fino ai video, tutto è studiato nei minimi dettagli. Quanto pensi sia importante l’estetica oltre al contenuto?

Immagine e contenuto sono strettamente collegati dall’alba dei tempi. Se avessimo visto gli uomini dell’epoca preistorica vestiti con delle giacche moderne e senza barba probabilmente non li avremmo definiti selvaggi. Purtroppo negli anni a mie spese ho capito che l’immagine deve essere uguale a ciò che dentro senti. Io sono un metallaro fissato con la fantascienza. Di conseguenza, eccomi qui, tatuato incazzato e vestito minimal futuristico. Vengo anche da un istituto grafico, quindi spesso e volentieri sono il direttore artistico degli artwork e dei videoclip.

Il video di Anima digitale rende omaggio a Matrix. Ci racconti un aneddoto relativo alle riprese?

Sono stato solo con le mutande indosso, a dicembre, dentro una cantina con 1 grado di temperatura. È stato divertente farmi applicare il trucco prostetico, mentre il team montava la scenografia e poi inserirmi nella vasca con l’acqua calda del tubo del giardino di sopra. Sembra tutto homemade, ma, la bellezza sta proprio nel rendere possibile l’impossibile. Trasformare un trapano antico in un apparecchio futuristico dove sono stato attaccato con dei tubi. Ho provato cosa significa scollegarsi dal sistema. Adesso non mi resta che sconvolgerlo.

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