La nostra recensione di America Latina, criptico thriller psicologico di Fabio e Damiano D’Innocenzo, con Elio Germano e la sua angosciosa discesa nell’incubo, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2021
Folgorante, lancinante, concreto. Quello dei Fratelli D’Innocenzo è un cinema che disorienta, pone interrogativi senza risposta, destabilizza. Dopo l’esordio fulminante con La terra dell’abbastanza e il meritatissimo exploit internazionale di Favolacce, gli alfieri del nuovissimo cinema d’autore italiano presentano alla Mostra del Cinema di Venezia 2021 America Latina. Torna Elio Germano, protagonista anche del loro secondo film, e torna la loro estetica già riconoscibilissima in un criptico thriller psicologico che spiazza.
Sotto il velo dell’apparenza
Massimo Sisti (Elio Germano) è un dentista distinto e gentile. Abita a Latina, in una meravigliosa villa con la sua splendida famiglia, formata dalla moglie e dalle due figlie alle prese con i problemi dell’adolescenza. Ha un rapporto complicato con il padre, ma una vita tranquilla, in un crogiolo di soddisfazioni. Le sue certezze iniziano a sgretolarsi quando, sceso nella cantina della sua casa, scopre un segreto che metterà a dura prova la sua stabilità emotiva e psicologica.
Identità in frantumi
Massimo scende le scale per raggiungere il suo scantinato; i D’Innocenzo si immergono nella psiche in subbuglio di un uomo distrutto; Germano si sgretola davanti alla macchina da presa e mostra allo spettatore, con una naturalezza icastica, i frantumi di una mascolinità corrosa, di un’umanità inquinata. Il seminterrato diventa metafora dell’angolo più recondito della mente, dove si nascondono traumi rimossi e azioni mancate. Massimo vacilla, in bilico tra vuoti di memoria e un pavimento che gli crolla sotto i piedi. Un incubo esistenziale che prende forma attraverso le microespressioni e i gesti controllatissimi di Elio Germano.
Frammenti di un’estetica
È totalmente al servizio del suo strepitoso interprete la regia ingegnosa e visionaria dei D’Innocenzo, che avvolge ogni fotogramma di un’aura angosciante. La fotografia straniante, l’uso semantico dei colori (il rosso e il verde tra tutti) e la composizione maniacale, ma minimalista, dell’inquadratura contribuiscono a restituire il tormento esistenziale che attraversa la parabola spezzata del protagonista. Elemento fondamentale per la creazione dell’atmosfera allucinata è la colonna sonora, affidata al sound ancestrale della musica dei Verdena. Pennellate pastose e incisive perfettamente amalgamate in un’opera d’arte conturbante.
Un enigma senza soluzione
America, terra dei sogni e delle apparenze. Latina, terra della bonifica, della conquista antropica sulla natura. Un titolo multiforme, duale ed enigmatico per un film altrettanto indecifrabile. Apparenze che crollano e raziocinio umano che tracolla. Fantasmi tangibili e mostri inconsistenti. America Latina è un rompicapo che spaventa nella misura in cui non pretende di essere risolto. Un pezzo di cinema non intellettualistico, ma poeticamente cerebrale che gioca con i sensi e le percezioni di uno spettatore totalmente in balìa degli spasimi artistici di due autori sensazionali.
America Latina. Regia dei Fratelli D’Innocenzo. Con Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini e Massimo Wertmüller. Uscita al cinema 13 gennaio 2022, distribuito da Vision Distribution.
