At Eternity’s gate di Julian Schnabel presentato in concorso a Venezia 75 non è solo un film sugli ultimi giorni di Vincent Van Gogh (interpretato da uno splendido Willem Dafoe) ma una riflessione sul senso più profondo dell’arte e della vita stessa.
L’arte viva di Vincent Van Gogh
Dopo il successo di Loving Vincent e del documentario Van Gogh. Tra il grano e il cielo tocca al regista e pittore newyorkese Julian Schnabel affrontare il genio di Vincent Van Gogh. Nel frattempo c’era stato anche il film evento di Pappi Corsicato L’arte viva di Julian Schnabel dedicato proprio al regista di Brooklyn, e il cerchio si chiude con At Eternity’s Gate, omaggio dell’artista Schnabel all’artista Van Gogh, dopo il film dedicato all’altro genio newyorkese Basquiat nel 1996 a cui aveva partecipato anche Dafoe (con David Bowie nel ruolo di Andy Warhol, tra gli altri). Questa non è una biografia, sono già stati fatti fin troppi film e documentari su Van Gogh, ma il lavoro di Schnabel ha un approccio più emozionale e sensoriale alla pittura del genio olandese, quasi materico, e ci mostra l’atto del dipingere nel suo svolgersi, i colori che si mischiano e si impastano sulla tela, l’arte viva di Van Gogh.
Il cast
Oltre a Willem Dafoe nel ruolo di Vincent Van Gogh troviamo Rupert Friend in quello del fratello Theo Van Gogh, Oscar Isaac nei panni dell’amico e collega Paul Gauguin, poi Mads Mikkelsen che è un prete che non capisce il valore dell’arte di Van Gogh e la considera “sgradevole” (come gran parte dei suoi contemporanei, sarà rivalutato solo dopo la sua morte). Mathieu Amalric è il Dottor Gachet, la bellissima Emmanuelle Seigner è Madame Ginoux (che sarà il soggetto di molti ritratti), Anne Consigny è l’insegnante, Amira Casar è Joanna Van Gogh (moglie di Theo), mentre Vladimir Consigny è il dottor Felix Rey e la figlia del regista Stella Schnabel è Gaby. C’è anche una ragazza che compare sulla strada all’inizio e alla fine del film interpretata da Lolita Chammah.
La genesi del film al Museo D’Orsay
Scritto da Schnabel con Jean-Claude Carrière e Louise Kugelberg (anche editrice con Schnabel) e prodotto da Jon Kilik, il film è nato al Museo d’Orsay di Parigi dove Julian Schnabel era andato con l’amico sceneggiatore Carrière a vedere una mostra dal titolo “Van Gogh/Artaud: l’uomo suicidato dalla società“. Il ritratto di Van Gogh che viene fuori dal film è il risultato della personale reazione di Schnabel alla visione dei suoi quadri, non di quello che è stato scritto su di lui. Dopo aver ammirato circa 30 opere tra cui “Ritratto dell’Artista”, “La sedia a dondolo di Gauguin”, “Il dottor Paul Gachet”, “Augustine Roulin” e “Paio di scarpe”, comincia a prendere forma l’idea di fare un film sulla vita di un pittore vista da un altro pittore. Quello che interessa a Schnabel e Carrière è far vedere come Van Gogh negli ultimi anni della sua vita fosse totalmente lucido e consapevole di stare facendo qualcosa di nuovo e di rivoluzionario per la storia dell’arte, che avrebbe lasciato il segno.
Van Gogh-Dafoe tra Gesù e Pasolini
L’interpretazione molto intensa di Willem Dafoe (che era stato sia Gesù in L’ultima tentazione di Cristo di Scorsese presentato proprio a Venezia nel 1988 che Pasolini nel discusso film omonimo di Abel Ferrara sempre in concorso alla Mostra nel 2014) conferisce ulteriore forza a questa visione ascetica e quasi profetica dell’artista olandese. Van Gogh vuole entrare in rapporto con l’eternità (da qui il titolo del film), andare oltre il pensiero comune, essere unico, entrare nella storia dalla porta principale. Viene quindi messo in discussione il luogo comune dell’artista pazzo e incosciente che non si rende conto dell’importanza di quello che sta facendo e che non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventato famoso. Il Vincent di Schnabel è un pazzo lucido, visionario, profetico: la sua morte violenta e improvvisa diventa un sacrificio per tentare di salvare l’umanità e redimerla, proprio come fecero Gesù e Pasolini, la cui opera è sopravvissuta alla morte.
La misteriosa morte di Van Gogh
I due punti controversi su cui si basa il film sono gli appunti di Van Gogh (non riconosciuti come attendibili dal museo di Amsterdam) e la morte del pittore, che secondo la versione comune si sarebbe suicidato. Schnabel cerca di contrastare questa tesi e di smentire la leggenda di un Van Gogh triste e cupo, sostenendo che stava lavorando fino alla fine dei suoi giorni a ritmi forsennati e che sarebbe stato ucciso da alcuni ragazzi che volevano rubargli i quadri e di cui non avrebbe fatto il nome neppure in punto di morte.
La musica del film
Supervisionata dallo stesso Schnabel, la musica del film è affidata alla musicista ucraina Tatiana Lisovskaja, che suona il violino ma qui ha scritto il tema di Van Gogh insieme a Paul Cantelon e Julian Schnabel e ha interpretato anche tutti gli altri brani al pianoforte.
Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità, di Julian Schnabel con Willem Dafoe, Oscar Isaac, Mads Mikkelsen, Rupert Friend, Emmanuelle Seigner è in uscita nelle sale il 3 gennaio 2019.
Julian Schnabel e Willem Dafoe alla conferenza stampa del film a Venezia.