La recensione di Avatar – La via dell’acqua: James Cameron supera se stesso e dà vita ad un kolossal immersivo, dall’estetica impeccabile, profondamente commovente
Dieci anni dopo
Sono passati più di dieci anni dagli eventi narrati da Avatar e la famiglia Sully – formata da Jake, Neytiri e dai loro quattro figli – si gode la vita nella foresta di Pandora. Peccato però che la loro felicità sia destinata a crollare da un momento all’altro. Il passato torna a minacciare Jake, che è così costretto a lasciare la sua casa per cercare rifugio nel reef. Il popolo del mare è disposto ad aiutarlo, ma il pericolo li segue. I Sully dovranno così trovare nuovi equilibri, tenersi al sicuro a vicenda e combattere battaglie impegnative. Tutto pur di salvare la famiglia, perché, come dirà Jake Sully più di una volta, è questo che deve fare un padre.
Verso nuovi record
James Cameron dirige (e produce, insieme a Jon Landau) un kolossal che lascia a bocca aperta sotto diversi aspetti. Forse tutti, visto che è difficile trovare difetti in Avatar – La via dell’acqua, capace persino di superare il suo predecessore da record. Record cui questa pellicola punta ad avvicinarsi il più possibile: il film esce a tappeto in 1262 copie, un numero imponente che appunto si prepara al record di maggior incasso dal pre-pandemia. La durata (ben 192 minuti) non deve spaventare: ne vale sicuramente la pena.
Un’esperienza immersiva e totalizzante
Impossibile staccare gli occhi dallo schermo, a prescindere che sia 2D o 3D (di livello, per buona grazia delle nuove tecnologie). L’estetica sopraffina di Avatar – La via dell’acqua permette allo spettatore di immergersi nei fondali da sogno del reef, che ricordano la più imponente e incontaminata barriera corallina. Lì, tra creature marine dai colori sgargianti e acque cristalline, si entra in contatto con la propria componente più spirituale: l’acqua connette tutte le cose, ogni creatura ne fa parte prima di nascere e anche dopo la morte. Il respiro più potente è proprio quello che nasce nel grembo della Terra. Concetti ai limiti dello zen, che il film non si limita a rendere credibili ma riesce persino a trasmettere in modo tangibile.
Eywa e spiritualità
Il film abbraccia così la tematica ecologista e la eleva a priorità assoluta. Il legame con la Madre Terra – l’Eywa – non potrebbe essere più forte e diventa parte integrante della storia. È lei ad accompagnare la crescita dei figli di Sully, in un coming of age che appare familiare nonostante ci si trovi in un mondo alieno. Ma Cameron non si ferma qui e va ancora più a fondo, raccontando una vicenda che parla di ecologia, spiritualità e famiglia ma anche di amicizia, diversità, maternità e paternità, onore e vendetta. Il tutto con le eleganti musiche di Simon Franglen, che raccoglie con coraggio l’eredità di di James Horner e confeziona una colonna sonora in perfetta sintonia con le immagini.
La magia del cinema
Il progetto di realizzare una serie di film su Avatar e sul mondo di Pandora (si parla di un terzo, di un quarto e di un quinto film, previsti rispettivamente per il 2024, 2026 e 2028) aveva fatto storcere il naso ai fan. Il progetto di Cameron non poteva essere più ambizioso e proprio per questo – complice anche la pandemia – gli slittamenti si susseguiti uno dopo l’altro. Ora che l’atteso sequel ha visto la luce è possibile tirare un sospiro di sollievo: Avatar – La via dell’acqua non solo è all’altezza delle aspettative ma riesce persino a superarle. Un film imperdibile, un vero capolavoro che mette a tacere chi parla di mero business e che ricorda quanto può essere avvolgente la magia del cinema.
Avatar – La via dell’acqua, distribuito da 20th Century Studios, arriva nelle sale italiane il 14 dicembre 2022. Diretto da James Cameron, il cast è formato da Zoe Saldana, Sam Worthington, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Cliff Curtis, Joel David Moore, CCH Pounder, Edie Falco, Jemaine Clement e Kate Winslet.