Baby Gang, recensione del crudo film sulla criminalità e il bullismo a Roma

Baby Gang - locandina

Baby Gang, di Stefano Calvagna racconta con sguardo introspettivo ed estremamente realistico una realtà fatta di bullismo, violenza, solitudine e criminalità, dove spesso si agisce senza pensare, finendo per perdersi.

Un fenomeno riconosciuto

Baby Gang di Stefano Calvagna è ambientato in una cupa e attuale Roma e segue le vicende di una Baby gang che vuole prendere il controllo del quartiere e fare soldi, intrecciandone le vite dei componenti con quelle dei coetanei che svolgono, invece, una vita da normali adolescenti. Ispirato a fatti relativi alla criminalità e alla prostituzione minorile, il film affronta un tema delicato andando a fondo nella psicologia e nelle storie dei ragazzi che vivono queste vicende. Al centro della storia c’è Giorgetto (Daniele Lelli), ragazzo violento, come i suoi amici, sempre pronto allo scontro e a spingersi oltre i limiti, che non accetta compromessi o mezze misure. Accanto a lui, come un fratello, c’è Marco (Raffaele Sola), forse dal temperamento più tranquillo, ma dedito alle risse e alle rapine, come il loro gruppo, di cui fanno parte anche Giulio (Gianluca Barone), Alessandro (Francesco Lisandrelli) e Luca (Gianmarco Malizia).

Una normalità particolare

Tutti attori non professionisti i ragazzi di questo film crudo e forte, Baby Gang, dove la violenza è all’ordine del giorno e sembra l’unico modo per risolvere le cose, ma anche per riempire il proprio tempo. Dalle risse gratuite, senza motivo, alla regolazione di conti, le mani di adolescenti sedicenni sono troppo spesso sporche di sangue. Ma comunque non è abbastanza. Ragazzi lasciati a se stessi, spinti dal desiderio di non dover chiedere niente a nessuno e di dover ricorrere a qualsiasi metodo per raggiungere ciò che vogliono. «Andiamo a riprenderci ciò che è nostro» ripetono spesso nel corso del film.

Baby Gang - protagonisti
I protagonisti del film, da destra Gianluca Barone, Raffaele Sola, Daniele Lelli, Francesco Lisandrelli e Gianmarco Malizia che si preparano ad una rissa

Quando non c’è spazio per altro

Tra battute rigorosamente in dialetto romano ed espressioni tipicamente giovanili, la storia alterna risse, pestaggi, spaccio, prostituzione e anche colpi di pistola. Stefano Calvagna non punta l’attenzioni solo sui questi giovani criminali, ma lascia trasparire, in modo sottile, che si tratta pur sempre di ragazzi, ribelli e da temere, ma ragazzi, appena sedicenni, senza una guida, che forse sperano di trovare negli scontri, nel denaro e nella droga ciò che realmente gli manca nella vita. I protagonisti del film, tutte ottime interpretazioni, non si fermano davanti a nulla, si spingono sempre oltre, rischiando, spesso, di non poter più tornare indietro.

Ottime scelte

Una tecnica insolita quella di Stefano Calvagna, ma sicuramente vincente: un film girato senza copione, con indicazioni date agli attori giorno per giorno e ricco di improvvisazioni, con una storia che prendeva vita e forma man mano che si girava e si stava sul set. Con una fotografia caratterizzata da colori freddi, scuri, con una prevalenza di un blu e un grigio spento che trasmettono e rendono ancora più cupa la storia. Il regista non lascia nulla a metà, dall’interiorità di questi ragazzi, alle reazioni esagerate, al ricordo lontano di quando erano sedicenni come tutti gli altri, con una vita davanti. Un messaggio forte e chiaro, che passa attraverso un racconto cruento e a tratti commovente, che spaventa e colpisce qualsiasi tipo di spettatore.

Baby Gang, diretto da Stefano Calvagna, con Daniele Lelli, Raffaele Sola, Gianmarco Malizia, Gianluca Barone, Francesco Lisandrelli, Andrea Autullo, Chiara De Angelis, Claudio Vanni, Domiziana Mocci, Giulio Sauro, Sabrina Sotiryiadi, Stefano Calvagna, esce al cinema mercoledì 17 luglio distribuito da Lake Film.

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