Berlinguer – La grande ambizione, recensione RoFF19: Elio Germano dà vita all’indimenticato segretario del PCI

Berlinguer - La grande ambizione - Elio Germano (photo ® Vivo film, Jolefilm, Tarantula, Agitprop)
Berlinguer - La grande ambizione - Elio Germano (photo ® Vivo film, Jolefilm, Tarantula, Agitprop)

Dalla Festa del Cinema di Roma la nostra recensione di Berlinguer – La grande ambizione, film di apertura di Andrea Segre con Elio Germano: un biopic che restituisce la figura politica e umana dell’indimenticato segretario del PCI, ma a cui sembra mancare qualcosa

L’onore e l’onere di aprire la 19ª Festa del Cinema di Roma quest’anno va a Berlinguer – La grande ambizione, attesissimo biopic di Andrea Segre dedicato alla figura dell’indimenticato e amatissimo segretario del PCI, al quale ha prestato il volto, le movenze e l’inflessione sarda Elio Germano. Un film che non si allontana affatto dalla tradizione, piuttosto centrato nella scrittura e nelle interpretazioni principali (oltre a Germano menzione per Elena Radonicich e Roberto Citran) e capace di restituire in gran parte lo spessore politico e umano di Enrico Berlinguer, al quale però sembra mancare l’afflato drammaturgico decisivo che possa abbracciare l’universale storico, e non solo il particolare.

Berlinguer - La grande ambizione - Roberto Citran (photo ® Massimo Calabria)
Berlinguer – La grande ambizione – Roberto Citran (photo ® Massimo Calabria)

Da Sofia a Via Caetani

Dal tentato assassinio a Sofia nel 1973 fino all’omicidio di Aldo Moro (Roberto Citran) nel 1978, in 5 anni la vita di Enrico Berlinguer (Elio Germano) cambia totalmente mentre il paese stesso viene stravolto dalla furia degli anni di piombo. A farne le spese, oltre al segretario del PCI stesso, ci sono la moglie Letizia (Elena Radonicich) e i suoi amati figli, ma Enrico sa che il futuro dell’Italia e del partito comunista sono appesi ad un filo e che la lotta è appena cominciata.

Berlinguer - La grande ambizione - Elena Radonicich ed Elio Germano (photo ® Vivo film, Jolefilm, Tarantula, Agitprop)
Berlinguer – La grande ambizione – Elena Radonicich ed Elio Germano (photo ® Vivo film, Jolefilm, Tarantula, Agitprop)

L’uomo, il politico

Si apre con una citazione di Gramsci Berlinguer – La grande ambizione, in cui il grande filosofo e politologo italiano differenzia la piccola ambizione (che è personale, quindi legata all’avidità e all’affarismo) dalla grande ambizione (che invece è legata alla comunità e al benessere collettivo). Una differenza che sembra calzare a pennello e raccontare con grande chiarezza la parabola umana e politica dell’amatissimo segretario del PCI, morto improvvisamente a soli 62 anni durante un comizio dopo essere sopravvissuto ad un attentato e varie minacce. Perché uno come Enrico Berlinguer era piuttosto scomodo alla classe dirigente dell’epoca, ancora non travolta dagli scandali dei decenni successivi ma già previdente nel temere un cambiamento.

Forse è anche per questo che, nonostante il taglio piuttosto tradizionale con cui Segre modella il suo biopic, si avverte sempre e comunque una tensione palpabile e sotterranea che pervade le strade sconquassate dalle manifestazioni e dagli attentati, gli appartamenti in cui vengono nascoste le cimici, persino i palazzi del potere. Il racconto biografico, pur se fortemente selettivo in quanto l’arco diegetico è di 5 anni, si mescola perciò al thriller in certi precisi e più riusciti segmenti, per poi tornare ad un romanticismo di fondo espresso dai momenti di raccoglimento familiare, dal rapporto di Berlinguer con l’amata moglie Letizia e con i figli, ai quali non riesce sempre a dimostrare l’enorme amore che prova.

La sfera privata e quella pubblica quindi si accavallano e si miscelano, ma la questione morale rimane salda e centrale in ogni secondo, le convinzioni restano granitiche, il tono sommesso e mai prevaricatore, specchio dell’intenzione precisa da parte di Segre e del suo co-sceneggiatore Marco Pettenello di non scavalcare la memoria storica, bensì di riportare la figura berlingueriana al presente facendolo quasi dialogare con l’oggi, con la politica attuale, con la crisi di valori e di coscienza del presente stesso.

Berlinguer - La grande ambizione - Elio Germano (photo ® Vivo film, Jolefilm, Tarantula, Agitprop)

Berlinguer – La grande ambizione – Elio Germano (photo ® Vivo film, Jolefilm, Tarantula, Agitprop)

Un biopic solido

Di fatto Berlinguer – La grande ambizione rimane un biopic solido e ben concepito e strutturato, ma quello che sembra mancare è un po’ il guizzo inaspettato, oltre che l’opportunità di abbracciare l’universale storico a dispetto del solo particolare dettato appunto dalla forma del racconto biografico. L’Italia che viene rappresentata è in fondo un paese sull’orlo di un conflitto interno ed esterno potentissimo, sospesa tra la necessità di un rinnovamento e il sempre presente richiamo reazionario ad un ritorno a ciò che c’era prima (non a caso il film si apre con il referendum sul divorzio del 1974, osteggiato da Fanfani).

Eppure il film è scritto in maniera competente e diligente, ben recitato (Roberto Citran in particolare è un ottimo Aldo Moro, dolente e inscalfibile assieme) e con una messa in scena di buona fattura, ma la sensazione è che si potesse fare ancora qualcosa in più di fronte ad una figura così ingombrante, ancora così ammirata e amata della nostra politica (e non solo). Certo, Segre si tiene lontano dall’agiografia e dalla becera retorica, accoglie l’umanità del suo protagonista e restituisce un Berlinguer libero dal giogo del populismo e della superficialità. Forse, per il momento, può bastare così.

TITOLO Berlinguer – La grande ambizione
REGIA Andrea Segre
ATTORI Elio Germano, Paolo Pierobon, Roberto Citran, Fabrizia Sacchi, Elena Radonicich, Paolo Calabresi, Giorgio Tirabassi, Andrea Pennacchi, Stefano Abbati, Pierluigi Corallo, Francesco Acquaroli
USCITA 31 ottobre 2024
DISTRIBUZIONE Lucky Red

 

VOTO:

Tre stelle e mezza

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