Bussano alla porta, recensione: M. Night Shyamalan torna con una storia di sacrificio e responsabilità morale

Bussano alla porta - Ben Aldridge, Kirsten Cui e Jonathan Groff (foto Universal Pictures)
Bussano alla porta - Ben Aldridge, Kirsten Cui e Jonathan Groff (foto Universal Pictures)

La recensione di Bussano alla porta, il nuovo thriller di M. Night Shyamalan in arrivo domani nelle sale: sareste disposti a sacrificare un membro della vostra famiglia per evitare che si verifichi (forse) l’Apocalisse?

A due anni dalla spiaggia assassina di Old torna al cinema il maestro del thriller M. Night Shyamalan (Il sesto senso, Unbreakable, The Village) con Bussano alla porta, un thriller home invasion dalla posta in gioco elevatissima: la salvezza del genere umano. Adattando per lo schermo il romanzo di Paul G.Tremblay The cabin at the end of the world, Shyamalan gira un film tesissimo, carnale e paranoico che però forse gioca un po’ troppo sul sicuro.

Una gita di famiglia

Eric (Jonathan Groff) e Andrew (Ben Aldridge) sono una coppia di professionisti della classe media che sta insieme da molti anni e che ha deciso di adottare la piccola Wen (Kristen Cui) dalla Cina. Sono da poco arrivati nella loro confortevole baita di campagna, quando ricevono la visita inaspettata di quattro sconosciuti: Redmond (Rupert Grint), Adriane (Abby Quinn), Sabrina (Nikki Amuka-Bird) e Leonard (Dave Bautista). I quattro, che si definiscono persone del tutto normali, fanno irruzione nella baita prendendo in ostaggio l’intera famiglia per uno scopo e uno scopo soltanto: prevenire la venuta di un’imminente Apocalisse. Per scongiurarla e per far sì che l’umanità possa salvarsi uno tra Eric, Andrew e Wen dovrà necessariamente morire, e ad ucciderlo o ucciderla potranno essere soltanto gli altri due. Prima che il tempo scada Eric e Andrew saranno costretti a compiere una scelta terribile, sempre che queste persone dicano la verità.

Bussano alla porta - Kirsten Cui (foto Universal Pictures)
Bussano alla porta – Kirsten Cui (foto Universal Pictures)

Il problema morale

È uno dei topoi morali più antichi del mondo, quello di dover scegliere tra male personale e male collettivo. Condannarne uno per salvarne cento, o in questo caso sette miliardi, ma quell’uno potrebbe rappresentare l’unica persona della tua vita davvero importante da salvare. In più qui si aggiunge un altro tassello fondamentale: questi quattro sconosciuti stanno davvero dicendo la verità, o sono semplicemente pazzi? Sono questi i due filoni narrativi su cui Shyamalan lavora, filoni che confluiscono nel tema del film che è quello della percezione. Cos’è moralmente ed eticamente giusto / cos’è sbagliato? Cos’è reale / cosa non lo è? A Shyamalan non interessa dare una risposta precisa alla prima domanda (mentre ovviamente la seconda avrà una sua risoluzione), quanto piuttosto indagare sui meccanismi che portano i suoi personaggi e quindi lo spettatore ad indagare sulla propria moralità e sui suoi stessi principi. Tutti i personaggi di Bussano alla porta devono fare i conti con le conseguenze di una scelta, decidendo se agire per spirito di sacrificio o di autoconservazione. Perché questa è anche una pellicola sul potere. Il potere di decidere per sé e per gli altri, di scegliere la vita o la morte, il singolo o la moltitudine, una verità dolorosa o una confortevole bugia.

Bussano alla porta - Jonathan Groff e Dave Bautista (foto Universal Pictures)
Bussano alla porta – Jonathan Groff e Dave Bautista (foto Universal Pictures)

Tempus fugit

Nonostante però le tante (forse troppe) questioni che Shyamalan mette sul piatto dei circa 90 minuti di Bussano alla porta, il suo nuovo lavoro è un thriller duro e puro e il regista di Filadelfia conosce fin troppo bene i meccanismi del genere. Un posto sperduto, in questo caso una tranquilla baita persa nei boschi, l’invasione che arriva dall’esterno di un nemico che vuole spezzare l’ordine prestabilito, una minaccia ulteriore ancora più drammatica ma fumosa perché troppo irreale per essere concepita, la possibilità concreta che non vi sia un’ancora di salvezza. Shyamalan non ci va neanche troppo di fino, alza l’asticella della violenza (ma non troppo) e lavora sul tempo, implacabile e inarrestabile. Tutto in Bussano alla porta rimanda al tempo, anche i flashback che ci mostrano alcuni istanti della storia di Eric e Andrew e i motivi che li hanno spinti ad adottare Wen. È il tempo la vera arma dei personaggi di questo film, ma è un’arma a doppio taglio che può significare salvezza o morte perché non ne hanno a sufficienza. E allora ogni sguardo lanciato verso la televisione che trasmette immagini di devastazione, ogni ticchettio dell’orologio che scandisce il conto alla rovescia e ogni singolo raggio di sole che cede il posto alla notte diventano molto più spaventosi di qualsiasi mostro Shyamalan ci abbia mai mostrato, o no.

Bussano alla porta - Dave Bautista, Abby Quinn e Nikki Amuka-Bird (foto Universal Pictures)
Bussano alla porta – Dave Bautista, Abby Quinn e Nikki Amuka-Bird (foto Universal Pictures)

Sette persone normali

Come forse mai prima d’ora nella sua carriera, in Bussano alla porta Shyamalan compie un vero e proprio lavoro di indagine maniacale sui suoi personaggi. Attraverso i loro volti, le loro paure e le loro insicurezze, i loro tic ce li dipinge come persone comuni, uomini e donne del tutto ordinari che devono affrontare e comprendere qualcosa di straordinario. In particolare è attraverso il Leonard e l’Andrew di Dave Bautista e Ben Aldridge che Shyamalan decide di mostrarci i due volti opposti di questa umanità. Posto che ormai l’ex wrestler stia diventando sempre più bravo e credibile nel dare intensità e profondità ai suoi personaggi più lacerati e conflittuali, Aldridge è altrettanto bravo nel canalizzare la disperazione e l’incredulità di Andrew di fronte al dramma che la sua famiglia sta affrontando ma anche la sua risolutezza nel voler reagire per proteggere il suo compagno e sua figlia. In fondo, come già scritto all’inizio di questa recensione, è una scelta terribile che deve essere compiuta ma non c’è nessuna garanzia che queste persone dicano la verità. Ci si può fidare di loro conoscendo il prezzo da pagare? E saremmo disposti, noi tutto, a pagarlo qualsiasi esso sia?

Bussano alla porta è un thriller dalle atmosfere paranoiche e dalle influenze quasi hitchcockiane che ragiona su come la nostra percezione del mondo, degli altri e delle cose che vediamo o che ci vengono raccontate determini la nostra stessa realtà e la traiettoria delle nostre scelte. Ma è anche un film che parla del tempo, della natura della fede e dei legami indissolubili che ci uniscono agli altri in questa fitta ragnatela in cui siamo tutti imprigionati. Perché le nostre decisioni sono connesse a quelle di tutti gli altri, le nostre vite ci appartengono in misura di quanto appartengano agli altri ed è anche agli altri che dobbiamo in parte la nostra felicità. Ed è nostra responsabilità tenerne conto, sempre.

Bussano alla porta. Regia di M. Night Shyamalan con Ben Aldridge, Jonathan Groff, Dave Bautista, Rupert Grint, Abby Quinn, Nikki Amuka-Bird e Kristen Cui, in uscita nelle sale domani 2 febbraio 2023 distribuito da Universal Pictures Italia.

VOTO:

Tre stelle e mezzo

La cabina alla fine del mondo 

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