La nostra recensione di C’era una volta il crimine, la sgangherata commedia di Max Bruno, terzo atto della saga iniziata con Non ci resta che il crimine, con Marco Giallini, Gian Marco Tognazzi e la new entry Giampaolo Morelli
C’era una volta il crimine è il terzo capitolo della trilogia firmata da Massimiliano Bruno iniziata con Non ci resta che il crimine e proseguita con Ritorno al crimine. Nel primo film il quartetto formato da Moreno (Marco Giallini), Giuseppe (Gianmarco Tognazzi), Sebastiano (Alessandro Gassmann) e Gianfranco (Massimiliano Bruno) viene trasportato attraverso un portale spaziotemporale nella Roma della Banda della Magliana alla vigilia dei Mondiali dell’82. Con l’intento di arricchirsi scommettendo sui risultati delle partite che Gianfranco conosce a memoria, il gruppo si ritrova con la Banda capitanata da Renatino (Edoardo Leo) alle calcagna.
Di nuovo nel presente, nel secondo film il gruppo si reca dall’ex compagna di Renatino, l’ormai anziana Sabrina (Loretta Goggi), custode dei soldi delle vincite. La Banda al completo però li segue con l’intento di impossessarsi del loro denaro guadagnato con le scommesse. Quando poi un boss della malavita rapisce Lorella (Giulia Bevilacqua) e spara a Gianfranco, l’improbabile gruppo si allea con Renatino e i suoi per riportarlo in vita, impedendo la nascita del suo assassino, e salvare la ragazza.
1943: Allarme a Chambord
Dopo aver affrontato la Banda della Magliana nel primo film e poi la mafia in salsa Gomorra nel sequel, Moreno e Giuseppe (orfani di Sebastiano che è detenuto in carcere) decidono di rubare la Gioconda. Con il supporto tecnologico e logistico del redivivo Gianfranco e di Lorella nel presente e con al fianco Claudio (Giampaolo Morelli), un irascibile professore di storia che conosce a menadito le vicende del XX secolo, i due tornano nuovamente indietro nel tempo.
È il 1943 e il capolavoro di Leonardo Da Vinci è custodito nel castello di Chambord in Francia insieme ad altre opere d’arte per sottrarle alle grinfie dei nazisti. Compiuto il furto, che viene mostrato durante i titoli di testa del film tramite delle tavole a mo’ di fumetto, i tre scappano e si rifugiano a casa di Adele (Carolina Crescentini), la giovane nonna di Moreno, dove quest’ultimo incontra sua madre Monica da bambina.
Non ci resta che ridere
Mentre la storia procede su due binari, quello presente e quello passato, i personaggi si ritrovano, loro malgrado, protagonisti di alcuni importanti avvenimenti storici. L’aspetto fantascientifico era e rimane anche in questo terzo capitolo un mero pretesto narrativo, così come le scene d’azione non svolgono altro che una funzione di raccordo, cosa che le rendeva godibili anche se molto carenti. È infatti quando l’azione prende il sopravvento e diventa centrale che mostra tutti i difetti di una messa in scena deludente e alla ricerca di una spettacolarità del tutto assente.
Incontri ravvicinati di tanti tipi
Nel corso del loro viaggio lungo la Penisola per tornare nel presente, il gruppo si imbatte in varie figure storiche del nostro Paese. Tra queste Sandro Pertini, interpretato da Rolando Ravello, impegnato nelle attività antifasciste. Ma non solo, con uno spudorato rimando al colonnello Kurtz di Apocalypse Now interpretato da Marlon Brando, si assiste anche all’entrata in scena di un Benito Mussolini (Duccio Camerini) particolarmente fuori forma, che sfata uno dopo l’altro tutti i miti più comuni legati al suo periodo di governo, dai treni in orario alla bonifica delle paludi.
C’è Storia e storia
Negli ultimi anni la rivisitazione, o anche lo stravolgimento, di avvenimenti storici nel cinema ha avuto risultati straordinari, primo fra tutti Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Se in quel caso però la Storia con la s maiuscola veniva manipolata a favore della storia con la s minuscola del film, in C’era una volta il crimine, così come nell’intera trilogia, la seconda è al servizio della prima. I protagonisti prendono parte alla Storia ma non la modificano. Sono degli spettri che attraversano spazio e tempo lasciando tracce che riemergono solo sui forum online o su siti di complottisti, in un periodo storico nel quale tutto è messo in discussione, anche e soprattutto l’evidenza.
C’era una volta il crimine stenta e zoppica su più fronti, anche senza tenere in considerazione l’aspetto fantascientifico e d’azione, marginali per un film che si propone di essere un ritorno alla Commedia all’Italiana. Gli omaggi e i riferimenti diventano eccessivo citazionismo, così come gli intenti dissacranti, per quanto essenziali, non convincono fino in fondo. Infine, per quanto poi le interpretazioni degli attori siano buone, non riescono da sole a reggere una storia frammentata che non coinvolge lo spettatore e che a tratti risulta fin troppo eccessiva.
C’era una volta il crimine. Regia di Massimiliano Bruno. Con Marco Giallini, Gian Marco Tognazzi, Massimiliano Bruno, Giulia Bevilacqua, Ilenia Pastorelli, Edoardo Leo, Carolina Crescentini e Giampaolo Morelli. Al cinema dal 10 marzo, distribuito da 01 Distribution.
2 stelle e mezza