Cattiva coscienza, recensione: Scianna, Gioli, Scicchitano in un triangolo amoroso in bilico tra giusto e sbagliato

Cattiva coscienza - Francesco Scianna e Matilde Gioli (foto Vision Distribution)
Cattiva coscienza - Francesco Scianna e Matilde Gioli (foto Vision Distribution)

La nostra recensione di Cattiva coscienza, commedia romantica di Davide Minnella con Francesco Scianna, Matilde Gioli, Filippo ScicchitanoCaterina Guzzanti: in amore vince chi ha coscienza (ma non troppa)

Cosa c’è di meglio di un bell’esamino di coscienza tra un bagno e l’altro, per di più nella stagione degli amori passeggeri e fedifraghi? Arriva perciò al cinema Cattiva coscienza, già presentato in anteprima al Taormina Film Festival e in conferenza a Roma, diretto da Davide Minnella e interpretato da Francesco Scianna, Matilde Gioli, Filippo ScicchitanoCaterina Guzzanti e Drusilla Foer.

Sfuggito al controllo

Filippo (Filippo Scicchitano) è un uomo generoso, fedele alla sua fidanzata e che ha un impiego di successo come avvocato. Ma è davvero possibile che una persona sia così perfetta? Sì, se la tua coscienza si chiama Otto (Francesco Scianna), è la migliore coscienza d’Italia ed è in grado di controllare ogni tuo movimento, nonché ogni tua scelta. Otto, come tutte le altre coscienze, vive in un mondo parallelo al nostro, nel Mondo Altro. Se le cose nella nostra dimensione non vanno bene, di conseguenza neppure nel Mondo Altro la situazione è positiva. Un giorno, però, Otto si distrae sul suo posto di lavoro perché impegnato a elargire consigli ad un’altra coscienza; basta questo lieve ritardo per far sì che Filippo in una manciata di minuti rovini tutto il suo duro lavoro, mettendo a soqquadro la sua vita. Quel giorno infatti è la vigilia del suo matrimonio ma l’uomo si innamora di un’altra donna, Valentina (Matilde Gioli), perdendo completamente la testa per lei.

Cattiva coscienza - Filippo Scicchitano (foto Vision Distribution)
Cattiva coscienza – Filippo Scicchitano (foto Vision Distribution)

Ma non ce l’avete una coscienza?

No, non è una domanda verso voi che leggete ma una battuta che Otto, la coscienza di Filippo, pronuncia ad un certo punto del film mentre è nel mondo reale, il nostro mondo. Si guarda intorno Otto e vede persone menefreghiste che non si curano degli altri, dell’ambiente, delle regole, persone che agiscono per puro interesse personale, per avidità o per egoismo. È un’immagine interessante, con una sua forza drammatica per certi versi, ma è anche il momento in cui lascia intravedere ciò che Cattiva coscienza sarebbe potuto essere se avesse scelto una strada diversa da quella della commedia romantica. Perché questo è un progetto che una volta tanto parte da un concept molto solido e interessante (sebbene non originalissimo, soprattutto a livello di immaginario) e che ha comunque il merito di indagare un tema non banale come quello della coscienza e delle sue implicazioni etiche e morali; il punto debole dell’operazione allora, se così vogliamo definirlo, sta nel modo in cui il tema viene sviluppato e sviscerato perché legato soltanto all’esperienza amorosa dell’agire umano, e non a tutta una serie di comportamenti a dir poco disdicevoli che la nostra commedia in passato ha esplorato. Certo, è una scelta che dona una certa freschezza ad onor del vero, ma allo stesso tempo depotenzia un po’ troppo tutti i conflitti e lascia non del tutto soddisfatti.

Cattiva coscienza - Caterina Guzzanti (foto Vision Distribution)
Cattiva coscienza – Caterina Guzzanti (foto Vision Distribution)

La cosa giusta

Cosa vuol dire fare la cosa giusta? E soprattutto se fosse la nostra felicità il prezzo della nostra coscienza ripulita, saremmo disposti a pagarlo? L’arco narrativo e trasformativo del protagonista Filippo è un po’ tutto racchiuso in queste due domande, domande che nel corso di Cattiva coscienza tornano spesso a tormentare anche tutti gli altri personaggi, inclusi quelli che vivono il Mondo Altro. Il film di Minnella procede quindi spedito attraverso un racconto che ha forti elementi di realismo magico e che, attraverso il continuo cambio di prospettiva tra i due mondi, riesce a bilanciare discretamente coerenza interna e una certa dose di sospensione dell’incredulità. In un certo senso però quello che abitano i personaggi di entrambi i mondi è una realtà grigia, cupissima, fatta di regole, di imposizioni sociali, di aspettative che raramente possono essere soddisfatte, di frustrazioni da cui nasce l’errore, l’imperfezione, la voce sbagliata dell’incoscienza. In bilico perennemente tra giusto e sbagliato Filippo, Valentina, Otto, Dodici e tutti i personaggi scelgono o fanno scegliere, sbagliano o fanno sbagliare ma non sono mai completamente liberi del proprio destino finché non realizzano quanto sia importante il fallimento, l’inciampo, la strada senza uscita che ti porta a ritornare sui tuoi passi, e quindi a dare loro maggior valore.

Cattiva coscienza - Matilde Gioli (foto Vision Distribution)
Cattiva coscienza – Matilde Gioli (foto Vision Distribution)

Errare humanum est

Senza ripeterci possiamo dire che Cattiva coscienza ha il merito di costruire un universo con una sua solidità e una sua coerenza, anche se derivativo in certi aspetti e dal messaggio finale non proprio rivoluzionario. Il merito principale, oltre che alla sceneggiatura competente di Stefano Sardo, Giordana Mari e Teresa Gelli, va agli attori e alle attrici protagonisti, a cominciare da un Francesco Scianna perfetto nel rappresentare il cambiamento di Otto e la sua presa (appunto) di coscienza. Se Filippo Scicchitano e Matilde Gioli dimostrano di avere una buona chimica, la Dodici di Caterina Guzzanti si distingue per una dolorosa indolenza, ma solo apparente, che in realtà nasconde l’impossibilità di poter davvero aiutare la persona a cui è stata assegnata senza ledere la sua libertà. Alla fine questa terza regia di Davide Minnella si muove piuttosto fluidamente tra le asettiche e chirurgiche stanze di controllo del Mondo Altro, tanto ordinate ed efficienti quanto prive di cromaticità emozionale, e il nostro mondo incasinato in cui sono i sentimenti a farla da padrone, più che la razionalità o la coscienza. Nel panorama italiano della commedia romantica Cattiva coscienza rappresenta quindi un primo passo verso un cinema che sfugge alla gravitas dell’impegno fine a sé stesso, ma che non rinuncia a voler parlare del mondo reale come tanta commedia all’italiana ha fatto negli anni ’60 e ’70; qui forse c’è ancora un po’ troppo saccarosio, ma se al prossimo giro decidessimo di prendere il toro per le corna, senza per forza parlare di corna, allora sarebbe un ulteriore passo in avanti.

Cattiva coscienza. Regia di Davide Minnella con Francesco Scianna, Caterina Guzzanti, Matilde Gioli, Filippo Scicchitano, Beatrice Grannò e Drusilla Foer, in uscita domani 19 luglio al cinema distribuito da Vision Distribution.

VOTO:

Tre stelle

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome