Quentin Tarantino è tornato a Cannes 25 anni dopo la Palma d’Oro a Pulp Fiction con C’era una volta… a Hollywood, il suo film più personale e romantico di sempre, e forse anche il più imperfetto
Il ritorno di Quentin Tarantino a Cannes
Venticinque anni. Tanti ne sono passati dalla Palma d’Oro a Pulp Fiction al ritorno in pompa magna a Cannes di Quentin Tarantino con il suo ultimo e attesissimo C’era una volta… a Hollywood. Nel frattempo l’ex enfant terrible di Hollywood ha avuto il tempo prima di imporre uno stile che ha segnato in maniera indelebile tutta la seconda metà degli anni 90 – non si contano, in quel periodo, i film etichettati come “tarantiniani”, spesso sulla sola scorta di una rappresentazione oltremodo parossistica della violenza – e poi di riscrivere dall’interno i generi sui quali quello stesso stile poggiava le fondamenta, con capolavori di impensabile generosità come il dittico di Kill Bill o il magnifico Django Unchained.
Uno dei fatti di cronaca nera americana più sconvolgenti dell’ultimo mezzo secolo
Fino a questo C’era una volta… a Hollywood, sorta di opus magnum che, già nel titolo, sembra ambire a uno status di film in qualche modo “definitivo”. D’altronde, se si dovesse credere al desiderio – rimarcato dallo stesso Tarantino in più di un’intervista – di fermarsi a dieci film, con questo ci troveremmo di fronte al penultimo capitolo di una delle filmografie più rivoluzionarie e fulminanti che sia dato ricordare nell’intera Storia del Cinema. Motivo per il quale quasi non ci si stupì quando, ormai quasi due anni fa, iniziò a trapelare la notizia che il successore di The Hateful Eight avrebbe potuto ruotare attorno a uno dei fatti di cronaca nera americana più sconvolgenti dell’ultimo mezzo secolo, ovvero l’omicidio dell’allora signora Polanski Sharon Tate per mano della famigerata Family di Charles Manson.
Tutto e il contrario di tutto
Ma da Quentin Tarantino è sempre lecito aspettarsi tutto e il contrario di tutto, così C’era una volta… a Hollywood, oltre a cambiare il corso della Storia – operazione non nuova per l’autore di Bastardi senza gloria – decide di approcciarla nel modo più laterale possibile, focalizzando l’attenzione su due personaggi immaginari che abitano semplicemente nella casa affianco a quella nella quale il 9 agosto del 1969 si sarebbe consumato il massacro. L’attore di western in declino Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) e il suo stuntman e factotum Cliff Booth (Brad Pitt) rappresentano quindi due osservatori (fino a un certo punto neanche troppo) partecipanti di un evento tristemente noto e cartina di tornasole di un mondo che, dopo le promesse non mantenute dal ’68, iniziava a cambiare, macchiandosi inesorabilmente di sangue.
Il lato oscuro del Paese delle Meraviglie
Ecco allora che C’era una volta… a Hollywood, più che una storia, racconta un mondo e, nello specifico, il lato più oscuro del Paese delle Meraviglie. Lo fa pedinando questi due loser lungo il viale del tramonto di un’intera epoca, con un romanticismo che lo spettatore meno attento non avrebbe mai attribuito allo sguardo di Tarantino. Perché qui, prima ancora di reinventare la Storia, l’autore riflette sulle proprie passioni con una partecipazione che lo spinge a spogliarsi della maggior parte dei “trucchi” che hanno reso unico e immediatamente riconoscibile il suo stile. È evidente nel modo in cui rinuncia alla natura più apparentemente stralunata e sopra le righe dei dialoghi per inseguire un’idea di malinconia neanche troppo sottile che, a conti fatti, costituisce la vera impalcatura semantica dell’opera.
C’era una volta a… Hollywood è l’8 1/2 di Quentin Tarantino?
Se si volesse individuare il film di Tarantino idealmente più vicino a questo C’era una volta… a Hollywood, si dovrebbe tornare indietro fino al 1998 e a quel Jackie Brown che, con un coraggio notevole per un autore che, all’epoca, era ancora ben lungi dall’essere considerato un classico, negava allo spettatore – anche se solo a una prima e più superficiale lettura – tutti gli elementi di interesse del precedente Pulp Fiction. Solo che Jackie Brown una storia la raccontava, e – trattandosi di Elmore Leonard – che storia! Arrivato a questo punto, invece, Tarantino vuole raccontare LA storia. Il risultato è – per quanto il parallelo tra due autori considerati agli antipodi come lui e Federico Fellini possa risultare ardito – qualcosa di incredibilmente simile al suo 8 1/2, laddove il girovagare senza meta di Rick Dalton finisce per somigliare a quello del regista in crisi Guido Anselmi/Marcello Mastroianni.
Luci ed ombre
E, proprio come 8 1/2, anche C’era una volta… a Hollywood vive di ellissi narrative e di continui scarti di senso prima ancora che temporali. Solo che Fellini maneggiava questi elementi con una maestria che – spiace dirlo – non è proprio il pane quotidiano del buon vecchio Quentin. Che riempie la prima parte di quello che poteva essere il suo capolavoro definitivo di tanta di quella roba da farlo sembrare, a tratti, una versione ancora da limare al montaggio, finendo con il chiedere forse troppo anche allo spettatore più affezionato, che un po’ arranca prima di arrivare a un finale che invece rientra in maniera perfetta – anche troppo – su binari più evidentemente tarantiniani. C’è, d’altro canto, tanto di quel Cinema in questo film da costruirci sopra almeno dieci (grandi) film. Oltre alla migliore performance di Leonardo DiCaprio dopo The Wolf of Wall Street e a una Margot Robbie / Sharon Tate che brilla di luce propria.
In sintesi
L’impressione è quindi quella di un gesto d’amore verso il Cinema che, al netto dei suoi indiscutibili meriti, poteva essere molto di più di quanto alla fine non sia. Un po’ come se lo stesso Tarantino, resosi conto di essere arrivato al suo nono film, avesse voluto rendere meno perfetto quello che poteva essere il suo capolavoro in vista del decimo.
C’era una volta… a Hollywood.Regia di Quentin Tarantino, con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Al Pacino, Timothy Olyphant, Emile Hirsch, Zoe Bell, Dakota Fanning, Kurt Russell, Damian Lewis, Michael Madsen, Luke Perry, Julia Butters, Clifton Collins Jr., Scoot McNairy, Nicholas Hammond, Maurice Compte, Damon Herriman, Lew Temple, Margaret Qualley, Spencer Garrett, Austin Butler, Mike Moh, Rafal Zawierucha, Lena Dunham sarà in sala da mercoledì 18 settembre, distribuito da Warner Bros Italia.
3 stelle e mezza