Chernobyl, ideata da Craig Mazin, racconta il disastro nucleare avvenuto nel 1986. Rappresenta un quadro completo e agghiacciante: le cause, gli effetti, i superstiti e le vittime, esplorando una delle tragedie più devastanti della Storia.
26 aprile 1986, ore 1:23
La miniserie Chernobyl, creata da Craig Mazin e diretta da Johan Renck, si concentra sulla portata devastante del disastro di Chernobyl che si verificò nell’Ucraina sovietica il 26 aprile 1986. Al centro della vicenda, tra i personaggi principali ci sono Valerij Alekseevič Legasov (Jared Harris) il vicedirettore dell’istituto dell’energia atomica Kurchatov e parte integrante della squadra che cercò di spegnere l’incendio ed evacuare le zone limitrofe alla centrale nucleare; Boris Shcherbina (Stellan Skarsgård), vicepresidente del consiglio dei ministeri e capo dell’ufficio per il combustibile e l’energia che viene assegnato dal Cremlino a guidare la commissione governativa a Chernobyl dopo il disastro; Ulana Khomyuk (Emily Watson), una scienziata dell’istituto per l’energia nucleare dell’Accademia di scienze della Bielorussia che diventa membro della squadra e investiga sulle cause e sui presunti colpevoli della tragedia; Anatolij Djatlov (Paul Ritter), assistente capo ingegnere della centrale elettrica nucleare di Chernobyl. Attorno a loro ruotano le storie di tutti coloro che hanno cercato di porre rimedio al disastro, che hanno perso la vita per salvare migliaia di persone e anche di coloro che, addirittura, hanno fatto di tutto per tenere nascosto l’accaduto.
Un ottimo inizio
Agghiacciante e cruda, carica di tensione e suspence, Chernobyl è una delle serie migliori del 2019. Parte dall’istante, cioè dal traumatico attimo che ha dato il via a tutto, inizia con un pilot davvero sorprendente che lascia gli spettatori con il fiato sospeso dal primo all’ultimo minuto. Il disastro di Chernobyl è noto e conosciuto, quindi il pubblico si ritroverà in ogni secondo a sapere cosa succederà a tutte quelle persone che, ignare, vivevano la loro vita senza avere idea della quantità di radiazioni a cui erano sottoposte. Scene che riempiono la prima puntata della miniserie. Momenti, apparentemente, di vita quotidiana che trasmettono drammaticità e ansia.
Una struttura vincente
Con un flashforward che dà una struttura ciclica al racconto e un voice over straordinario ed emozionante, dato da una sceneggiatura davvero ben scritta, Chernobyl parte con una perfezione ed un’attenzione ai dettagli che mantiene per quattro episodi, perdendosi leggermente nel finale. Riuscendo a non puntare eccessivamente su immagini cruente e crude, dando comunque uno sguardo agli effetti devastanti del disastro, trasmette la tragicità e la sofferenza attraverso scene dove un’espressione, una battuta di dialogo, una sequenza di montaggio, preannuncia ciò che sta per accadere. O ciò che succederà negli anni a venire.
Particolarità
L’originalità di Chernobyl sta proprio in questa scelta di cosa rappresentare e di come farlo. Craig Mazin punta molto sulla disinformazione, sul tenere nascosta una vicenda che è costata la vita a migliaia di persone, su errori umani, colpe addossate a chi non ne aveva e una serie di eventi che hanno causato una tragedia che non potrà mai essere dimenticata. Cosa c’è dietro il disastro? Perché è accaduto? Ma soprattutto, quanto l’Unione Sovietica può essere considerata l’unica responsabile? Entrando nella mentalità e anche nell’animo di una Nazione che ora non c’è più, il creatore della serie si addentra maggiormente nelle ragioni e nelle cause, piuttosto che su effetti e conseguenze.
Uno sguardo introspettivo
La caratterizzazione dei personaggi è un altro degli elementi vincenti della serie. Primo fra tutti Legasov, un’irriconoscibile Jared Harris che si ritrova a dover prendere decisioni e a fare scelte per cui il senso di colpa non lo abbandonerà mai. Presentato inizialmente come uno scienziato in bilico tra il dire la verità e il salvare se stesso, il suo è un percorso di riscatto e di presa di coscienza. Accanto a lui, il tormentato Scherbina, che appare come un uomo tutto d’un pezzo abituato alla freddezza e al cinismo della sua posizione che si ritrova a dover fare i conti con qualcosa che non avrebbe mai immaginato. Perché una cosa che accomuna tutti i personaggi è l’inconsapevolezza di ciò che era successo e di quello che aveva provocato. Dai protagonisti ai personaggi secondari, la profondità e lo spessore che viene dato a ognuno di loro, trasmette in maniera impeccabile ciò che chi ha vissuto la vicenda, deve aver provato in quegli anni.
Una tecnica straordinaria
Coinvolgente e carica di suspence, con un crescendo di tensione, un ritmo che non scade mai e un montaggio dinamico. Una fotografia caratterizzata da tinte scure, cupe, illuminate da esplosioni e radiazioni fatte di scintille che riempiono il cielo in quella notte del 1986. Chernobyl cattura il pubblico, con puntate che informano, sconvolgono e fanno riflettere. Con un finale che forse dà troppe colpe, e che lo fa in maniera esplicita. Una serie con una sceneggiatura eccezionale e una regia attenta ai particolari, che segue le regole della tragedia e del dramma, arricchendola con tecniche come il rallenty e il montaggio alternato. Chiudendosi con le parole di Legasov, la riflessione a cui Chernobyl vuole portare è proprio “qual’è il costo delle menzogne?“. E la serie lo rappresenta perfettamente, lasciando spazio alla disperazione, al cinismo, all’umanità, al coraggio e, soprattutto, alla responsabilità delle proprie azioni.
Chernobyl, scritta da Craig Mazin e diretta da Johan Renck, con Jared Harris, Stellan Skarsgård, Emily Watson, Paur Ritter è stata distribuita in Italia da Sky a partire dal 10 giugno 2019 ed è prodotta dalla HBO.