La recensione di Cult Killer, crime thriller psicologico apparentemente efferato che sfrutta il nome di Antonio Banderas ma fallisce ogni prova a causa di una scrittura fin troppo superficiale
Cult Killer prova ad essere un thriller dalle diverse anime: investigativo, psicologico, sanguinolento. Prova, ma senza riuscirci. Il film diretto da Jon Keeyes, in anteprima italiana al Filming Italy Sardegna Festival, sfrutta infatti il nome di Antonio Banderas (la cui presenza è davvero marginale) per attrarre il pubblico, salvo poi deluderlo a causa di una sceneggiatura che non riesce ad approfondire nessuno dei temi trattati.
Vittime o carnefici?
Quando il rinomato investigatore privato Mikeal Tallini (Antonio Banderas) viene ucciso in modo efferato, la sua allieva Cassie Holt (Alice Eve) prende in carico il caso, collaborando con il sergente della polizia locale Rory McMahon (Paul Reid). Man mano che l’indagine porta a galla la verità, lei è costretta a un’alleanza pericolosa con l’assassino (Shelley Hennig) per scoprire i loschi segreti che la città nasconde e portare giustizia alle sue vittime.
Un crime thriller ambizioso ma superficiale
Jon Keeyes dirige Cult Killer, scritto da Charles Burnley, ma purtroppo il sodalizio non dà buoni frutti. In effetti il crime thriller con Antonio Banderas e Alice Eve non ha molto da offrire al pubblico. La scena si apre in un tipico pub irlandese, location che permette l’incontro tra l’investigatore privato Mikeal Tallini e l’affascinante alcolizzata Cassie Holt. Il rapporto di amicizia e rispetto che nasce tra i due è probabilmente l’aspetto più riuscito del film, nonché l’unico che venga davvero approfondito.
Troppo poco per un crime thriller che prova a mischiare diverse anime: dal giallo investigativo al dramma psicologico, passando per il sanguinolento e toccando persino temi spinosi quali gli abusi sui minori o la corruzione della polizia.
Cassie, con e contro Jamie
Il nome di Antonio Banderas è poco più di uno specchietto per le allodole: l’attore infatti esce di scena dopo pochi minuti, salvo fare capolino come mentore nei ricordi della vera protagonista Cassie Holt / Alice Eve. Quest’ultima riesce a reggere la scena in modo egregio, contrapponendosi alla sua nemesi Jamie Douglas (interpretata da Shelley Henning).
Entrambe condividono un passato fatto di abusi e violenze, ma hanno deciso di reagire in modo opposto: la prima ha giurato di non essere più una vittima e si è schierata dalla parte della giustizia, la seconda ha scelto di diventare un mostro. È chiaro che già qui gli spunti non mancherebbero, eppure la trama sembra avere la memoria corta e passa sopra a tutto in maniera fin troppo superficiale.
Dublino, nebulosa e cupa
La piccola e perversa setta costituita dagli Evans e dalla loro “playhouse” potrebbe fornire ulteriore materiale, ma ancora una volta la trama si sgretola progressivamente senza lasciare granché allo spettatore. Stesso discorso per le scenografie: la bellezza dei paesaggi dublinesi, con le sue atmosfere cupe e nebulose, non riesce a caratterizzare un’opera che potrebbe essere ambientata in qualsiasi città del mondo.
Un vero peccato, perché le premesse iniziali lasciavano ben sperare. Ma tra una forzatura e una dimenticanza, il pasticcio si compie e giunge ad un finale – ambientato in un cimitero e, più precisamente, su una bara – che non può certo compensare tutte le occasione perse fino a quel momento.
TITOLO | Cult Killer |
REGIA | Jon Keeyes |
ATTORI | Antonio Banderas, Alice Eve, Shelley Henning, Paul Reid, Kim DeLonghi, Olwen Fouéré, Nick Dunning, Sophie Amber, Matthew Tompkins, John Wollman, Kwaku Fortune, Ciaran McGlynn |
USCITA | 11 luglio 2024 |
DISTRIBUZIONE | Notorious Pictures |
2 stelle e mezza