Diabolik sono io è il docufilm dedicato al Re del Terrore realizzato da Giancarlo Soldi in collaborazione con Mario Gomboli. Tra realtà e finzione, si ripercorre il mistero del primo disegnatore, Angelo Zarcone, scomparso nel nulla dopo aver consegnato le tavole del fumetto numero 1.
Un’ombra nera nella notte
Un uomo vaga per le strade di un’anonima metropoli senza ricordare né il proprio nome né le proprie origini. Strani pensieri lo perseguitano, mentre continua a disegnare degli occhi malvagi che sembrano far parte del suo passato. Poi trova un rifugio, una ragazza bionda comparsa dal nulla (Claudia Stecher) e piano piano ogni pezzo del puzzle va al proprio posto. Oppure no? Lo smemorato (interpretato da Luciano Scarpa) non è altri che Angelo Zarcone, primo disegnatore di Diabolik scomparso nel nulla dopo aver consegnato le tavole dell’albo numero 1. Il mistero di Zarcone – un fatto reale, visto che le sorelle Giussani lo hanno fatto cercare dal famoso investigatore Tom Ponzi nelle 1982 senza ottenere alcun riscontro – dà il via al docufilm che si muove costantemente tra vero e finzione. La domanda di fondo è legittima: se Zarcone avesse perso davvero la memoria e stesse cercando se stesso, chi troverebbe? Angelo Zarcone… o Diabolik? Questo lo spunto di Diabolik sono io, omaggio al Re del Terrore con la regia di Giancarlo Soldi e la sceneggiatura dello stesso Soldi in collaborazione con Mario Gomboli (vero erede di Angela e Luciana Giussani).
Critica a Diabolik sono io
Nell’immaginario collettivo Diabolik rappresenta un’ombra nera nella notte. I lettori più fedeli conoscono tuttavia una parte molto più intima di lui: l’amore per Eva, una profonda riconoscenza nei confronti di chi lo ha aiutato in passato, il rispetto assoluto per i bambini e una certa etica nel portare avanti i suoi piani criminosi. Il docufilm Diabolik sono io accarezza solo superficialmente queste tematiche. Per un lettore attento, i temi analizzati risulteranno solamente accennati: troppo poco per carpire qualcosa che già non si sappia di lui. Al contrario, chi non conosce questo storico personaggio creato nel lontano 1962 dalle sorelle Giussani, potrebbe apprezzarne il ritratto. Per loro questo omaggio a Diabolik potrà avere tutto un altro sapore e magari stuzzicare una certa curiosità. Probabilmente la sfida più ambiziosa per il docufilm era quella di trovare un punto d’incontro tra lettori storici e non: sfida non del tutto centrata, ma che non rende il docufilm meno piacevole da vedere. Anche perché comunque c’è modo di soddisfare qualche curiosità: basti pensare all’ispirazione alla star degli anni ’40 Robert Taylor per il volto di Diabolik e le testimonianze di alcuni esperti tra cui Carlo Lucarelli, Milo Manara, i Manetti bros., Giuseppe Palumbo e Tito Faraci.
Ginko: grande assente
Ginko rappresenta un grande assente nel docufilm dedicato al re del terrore. Se, come appena detto, le gesta e le caratteristiche del criminale vengono appena delineate, il suo rapporto con l’acerrimo nemico, l’ispettore Ginko, manca del tutto. Poco male, in un certo senso. Il vero protagonista resta Diabolik in senso stretto e un mistero – reale, che esula quindi dalle pagine del fumetto – che avvolge le sue origini. La scomparsa di Zarcone riesce a dare il via ad un excursus a 360 gradi sulla nascita di uno degli storici fumetti made in Italy. In questo caso le imprese e i personaggi che animano le tavole di Diabolik sembrano secondari rispetto ad altri aspetti che nel docufilm vengono trattati molto più attentamente: il modus operandi del criminale, cosa porta il lettore a tifare per un personaggio negativo o cos’abbia ispirato Angela e Luciana Giussani nel lontano 1962 (“Oggi le chiameremmo due imprenditrici visionarie”, ha detto Soldi). Il discorso sarebbe potuto essere molto più lungo e complesso ma la scelta di Soldi e Gomboli è stata quella di semplificare. Questo rende Diabolik sono io facilmente fruibile, immediato, scorrevole.
Immagini inedite delle sorelle Giussani
Soldi ha presentato con orgoglio alcuni video inseriti nel docufilm Diabolik sono io. Scovate negli archivi della Rai, quelle immagini del tutto inedite mostrano Angela e Luciana Giussani di fronte ad una tazza da the, rapite e quasi ‘innamorate’ del loro anti-eroe. Ammirevoli alcune tavole storiche, mostrate in favore di macchina per la gioia dei fan (che sarebbero disposti a fare carte false pur di visionarle di persona). L’immersione è totale e proprio per questo diventa affascinante. Ispirato anche il finale, nel quale Gomboli parla del mistero Zarconi attraverso le tavole stesse del fumetto. Il docufilm diventa interattivo proprio quando la realtà prende il posto della finzione. L’espediente narrativo è sicuramente apprezzabile e coinvolgente, capace di portare lo spettatore dritto al cuore del Re del Terrore.
Diabolik sono io esce nelle sale italiane solamente l’11, il 12 e il 13 marzo 2019 distribuito da Nexo Digital.