Da Venezia 81 la nostra recensione di Disclaimer, la nuova serie originale Apple di Alfonso Cuarón con Cate Blanchett e Sasha Baron Cohen: la linea di confine tra verità e manipolazione viene appena tracciata in questo racconto teso e oscuro, in cui nessuno vince davvero
La prima serie originale di Venezia 81 imposta già un’asticella piuttosto alta: Disclaimer, scritta e diretta da Alfonso Cuarón basandosi sull’omonimo romanzo di Renée Knight e interpretata tra gli altri da Cate Blanchett, Sasha Baron Cohen, Kevin Kline e Lesley Manville, è infatti spietata, cupa e a suo modo brutale nel tracciare un confine labilissimo tra verità e manipolazione. Un po’ thriller psicologico, un po’ crime mystery, un po’ family drama, la nuova creatura del regista messicano premio Oscar gioca con le linee temporali e gli archi narrativi per annebbiare lo spettatore, portando la dicotomia del tema allo stremo fino all’episodio finale rivelatorio (ma forse non del tutto).
Un libro pericoloso
Catherine Ravenscroft (Cate Blanchett) è una giornalista acclamata che ha costruito la sua reputazione rivelando i misfatti e le trasgressioni degli altri. Pochi giorni dopo la vittoria di un importante premio riceve nel proprio ufficio un libro, in cui l’autore racconta per filo e per segno un evento terribile del passato di Catherine da cui la donna non si è mai davvero ripresa, e gli oscuri segreti da esso generati. Catherine dovrà fare tutto ciò che serve per scoprire l’identità del misterioso autore, prima che i suoi demoni la raggiungano mettendo in pericolo il matrimonio con Robert (Sasha Baron Cohen) e incrinando ulteriormente il già fragile rapporto con suo figlio Nick (Kodi Smit-McPhee)
Chi ha paura della verità?
La settima arte è sempre stata in qualche modo ossessionata dal rapporto tra verità e manipolazione, tra ciò che è reale e ciò che viene artefatto per sembrarlo. D’altronde è nella stessa natura del cinema chiedersi fino a che punto ci si possa e debba spingere per raccontare una storia, quali sono i limiti morali ed etici alla base di una narrazione che può essere tagliata, rimontata ad hoc, manipolata infinite volte e poi ricostruita. Ora, dato che siamo nell’era della grande televisione e che il piccolo schermo osa anche più del suo fratello maggiore, era normale aspettarsi che qualcuno avrebbe colto la palla al balzo per costruire questa matrioska fatta di mezze verità, mezze bugie e mezzi segreti.
Intendiamoci, Disclaimer non è di certo il primo prodotto televisivo a farsi carico di una simile dicotomia, però rappresenta uno dei (pochi) tentativi felici di far convivere le tante diverse anime del proprio mondo narrativo facendo sì che tutto risulti organico, che tutto acquisti senso drammaturgico e che sia ovviamente appassionante. La parabola di Catherine e del suo “persecutore” dal passato si nutre quindi di una tendenza all’accumulo, perfino al parossismo, perché in questa storia nulla quadra davvero e per scandagliare i fondali di una verità fangosa e sfuggente è necessaria – ancora una volta – una manipolazione: temporale, spaziale, psicologica, antropologica perfino.
Catherine è una grande giornalista, moglie perfetta e madre imperfetta, ma ha un segreto così oscuro da averla allontanata dal proprio figlio, anche se quest’ultimo afferma più volte di non ricordare nulla. E però l’operazione di Cuarón non ha la multifocalità di un Rashomon, sicché la verità passa sempre e comunque per il punto di vista della sua protagonista e della sua nemesi, un signore di nome Stephen che vorrebbe rovinarle la vita proprio come Catherine avrebbe rovinato la sua. Ed è questo rimbalzo continuo tra carnefice e vittima (nonché il classico rovesciamento di prospettiva finale) a rappresentare l’elemento di maggior interesse di Disclaimer, nonché il suo punto di forza.
Il prezzo di tutto
Dove soprattutto però Cuarón non sbaglia sta nel non farsi prendere dal manicheismo psicologico, in cui la rappresentazione del mostro e la sua punizione passano per un unico binario, un’unica possibile rappresentazione monodimensionale e quindi poco interessante. Catherine, Stephen e in generale tutti gli altri personaggi (incluso il Robert di uno strabiliante Sasha Baron Cohen) sono esseri umani reali, non archetipi, quindi sono sfaccettati e costantemente sballottati tra luce e oscurità, tra vendetta e giustizia. E poi sono tutti genitori o figli, quindi ci sono anche la genitorialità e il suo fallimento a rimpolpare la già importante posta in gioco rendendo ogni mossa foriera di vita o morte.
Perché il prezzo da pagare per dire o nascondere la verità, per avallare o impedire la manipolazione della realtà in Disclaimer è altissimo: se nel caso di Catherine ci sono un matrimonio, una carriera e una reputazione da salvare (così come per Robert), Stephen deve salvaguardare la cosa più preziosa che ha, forse l’unica, e cioè il ricordo dell’eroico figlio Jonathan. Ecco, Catherine e Stephen rappresentano i due punti opposti di una corda tesissima, pronta a spezzarsi da un momento all’altro portando con sé tutto ciò che è stato costruito in una vita intera. Cuarón allora quasi sembra divertirsi a tenere sempre in tensione quella corda, portandola quasi al punto di rottura e con essa la tensione insopportabile per ciò che è inevitabile accada.
Disclaimer trascina con sé lo spettatore in una spirale incontrollata (almeno fino al pre-finale) di bugie, non detti, tradimenti e omissioni grazie alla prova maiuscola di tutti gli attori – va citata anche la meravigliosa e dolente Lesley Manville – e alla mano saldissima del premio Oscar messicano. Cuarón compone, strappa, ricuce e poi trasforma i tasselli di un puzzle in cui non è tanto importante cosa sia successo davvero su quella spiaggia italiana, bensì piuttosto il motivo per cui i fatti per vent’anni sono stati taciuti per poi diseppellire una storia fragilissima e volubile, come la sabbia. Lo scrisse anche Hermann Hesse, una volta: la verità la si vive.
TITOLO | Disclaimer |
REGIA | Alfonso Cuarón |
ATTORI | Cate Blanchett, Lesley Manville, Sacha Baron Cohen, Kevin Kline, Kodi Smit-McPhee, Louis Partridge, Indira Varma, Jung Ho-yeon, Gemma Jones, Leila George D’Onofrio |
USCITA | dall’11 ottobre |
DISTRIBUZIONE | Apple TV |
Quattro stelle