Twice Upon A Time ha segnato la fine di un’era. Tra una nuova (ultima?) avventura con il Primo Dottore e l’addio al Dodicesimo, lo speciale di Natale di Doctor Who ci ha visti quest’anno riscoprire il senso più profondo di questo show: il valore del cambiamento e l’importanza del ricordo.
Doctor Who e la fine di un’era
Per noi whovian lo speciale di Natale è una sorta di rito di passaggio, un momento unico e magico che sappiamo ci porterà a chiudere un ciclo e questo inevitabilmente significherà lasciarci qualcuno alle spalle, ma solo per guardare avanti, per guardare al nuovo anno e a nuove incredibili avventure nel tempo e nello spazio. Quest’anno il ciclo che si è chiuso non è stato una semplice piccola frattura che apre a nuovi inizi, ma la fine di un’era. Una cesura forte in Doctor Who, uno degli show televisivi più longevi di sempre, con 709 episodi in tutto e 1500 anni (si fa per dire) di incredibili avventure. Perché stavolta non abbiamo detto semplicemente addio ad un Dottore o ad un companion, ma abbiamo aperto la porta ad un futuro che segnerà le sorti della serie, un futuro all girl, come si augurava solo qualche episodio fa Capaldi: eccola, la prima rigenerazione femminile del Signore del Tempo!
Il valore del cambiamento
Ci sarà tempo per parlare della nuova rigenerazione e di Jodie Whittaker. Noi ora ce ne prendiamo un po’ invece per omaggiare il Dottore in uscita e ripercorrere tutte le emozioni di questi meravigliosi cinque anni assieme a Peter Capaldi. Come per ogni Dottore, ci abbiamo messo un po’ ad amarlo, ma l’abbiamo fatto, come sempre. E come sempre, l’abbiamo amato così tanto fino a crederlo insostituibile, di nuovo. E invece no. Ci scordiamo sempre, anche noi fan più accaniti, che la chiave di volta di Doctor Who è proprio questa: il cambiamento. Si cambia per continuare a vivere, per andare avanti, conservando in noi ogni cosa che siamo stati, insieme al seme di quel che potremo un giorno essere e saremo. In fondo, non lo facciamo tutti? Non siamo ogni giorno versioni differenti di noi stessi, pur rimando sempre noi?
Lasciar andare il passato
Il rinnovamento continuo è la struttura portante dell’Universo e dell’esperienza umana. Non ci si può cristallizzare, che sia uno stato emotivo, un luogo o un punto nel tempo. Quando ci fermiamo la magia che ci appartiene si interrompe, la perdiamo. Ci ripieghiamo su noi stessi, induriamo il cuore e i sensi e smettiamo di credere nelle favole e nei miracoli, nella possibilità che tutto – tutto – possa accadere, se solo siamo in grado di guardare oltre e di inseguire il cambiamento che desideriamo. Ma dobbiamo cambiare noi stessi, innanzitutto. E cambiare costa fatica, dolore e impegno. A volte sembra un vuoto a perdere, un processo insensato. Ma è proprio questo che ci insegna Doctor Who: bisogna lasciar andare il passato per poter guardare al futuro. Questo non significa fare tabula rasa, né perdere noi stessi, perché tutto quel che siamo stati, tutti i nostri ricordi e le persone che, nel bene e nel male, hanno fatto parte di essi restano e ci rendono quello che siamo. Sempre.
Non siamo che ricordi
In Twice Upon A Time il senso del ricordo è al centro dell’episodio. Ci sono i ricordi del Dottore, vasti e tormentati come una Galassia in implosione. Ci sono i ricordi dell’intera umanità, destinata in un futuro a divenire testimonianza di se stessa. Ci sono i ricordi terribili di un generale della Prima Guerra Mondiale (Mark Gatiss) che via via sbiadiscono mentre l’uomo inizia ad aggrapparsi all’inaspettata speranza di poter sopravvivere al momento che pensava avrebbe decretato la sua morte. Ci sono i ricordi che si materializzano, nei corpi evanescenti di Bill (Pearl Mackie) e Clara (Jenna-Louise Coleman), la Ragazza Impossibile, tornata per un ultimo saluto e per rammentare al Dottore che vale la pena andare avanti, fosse anche solo per crearsi nuovi momenti da ricordare, un giorno. I ricordi ci rendono ciò che siamo. Ognuno di noi non è che un fascio di memorie intrappolate in un corpo di carne. Senza di essi, cosa saremmo? Chi? E finché ci sono, ci siamo anche noi.
Il Dottore con se stesso: 1500 anni di avventure
Che Universo sarebbe senza il Dottore? L’incontro tra il Dodicesimo (Peter Capaldi) ed il Primo (interpretato ancora da David Bradley) pone questo quesito ai fan dello show. I due uomini, entrambi in una versione attempata di se stessi, si trovano ad uno stallo della loro esistenza. L’uno ha già visto e fatto di tutto, ha affrontato guerre terribili, ha fatto saltare in aria interi Pianeti, ha provato amore e rancore, perdono e compassione, e ora, in procinto di rigenerarsi, si rifiuta di farlo per avere un po’ di riposo; l’altro si trova invece all’inizio, deve ancora vivere tutto e dar vita ai ricordi che già sono realtà, e si rifiuta di rigenerarsi perché ha paura del futuro che l’attende. Cosa accadrebbe se la scelta fosse questa, se a vincere fosse la paura? Dove finirebbero tutte quelle avventure, cosa ne sarebbe delle vite e dei mondi salvati? Cosa ne sarebbe di quei 1500 anni di viaggi nello spazio-tempo? Tutto sparirebbe, niente sarebbe stato. E noi non avremmo mai conosciuto i tanti volti del Signore del Tempo ed i suoi due immensi cuori.
La Tregua di Natale
E alla fine eccolo, il miracolo. Perché lo sappiamo: a Natale con il Dottore accadono le magie e per un momento, solo uno, possiamo tornare ad avere fede nell’umanità e in noi stessi. E così siamo catapultati nel bel mezzo della Grande Guerra, nell’esatto momento in cui due uomini di schieramenti diversi si stanno puntando una pistola, aspettando l’istante in cui uno dei due premerà il grilletto. Ma è un giorno speciale, anche tra le trincee: siamo nel 1914 e sta avvenendo, sotto i nostri occhi, il miracolo della Tregua di Natale, fatto storico realmente accaduto. E così, ancora una volta, Doctor Who riesce a restituirci il significato più profondo di questa festa, in una maniera vera e commovente. La bontà e la vita trionfano ancora, anche se solo per un istante, un piccolo istante in tutto lo spazio ed il tempo, eppure così importante.
La gentilezza salverà il mondo
«Oh, there it is. The silly old universe. The more I save it, the more it needs saving», afferma il Dottore subito dopo, tornato nel suo Tardis. Ha capito che il mondo non può andare avanti senza di lui. Ha capito che avere paura non ha senso e che il riposo non si addice ad un eroe. E, poco prima di lasciarci e lasciarsi andare, il Dodicesimo Dottore dice addio a se stesso in un discorso che rappresenta un omaggio e un ricordo di tutto quello che è stato: un momento di emozione unica per ogni fan di Doctor Who. Ed ecco che in poche frasi ci ricordiamo del perché continuiamo, da più di 50 anni, a credere nell’assurda storia di un uomo un po’ folle che un giorno decide di rubare una cabina blu ed iniziare il suo viaggio nello spazio e nel tempo. Ci ricordiamo che crudeltà e codardia non servono a nulla, che l’odio è stupido e l’amore sempre saggio. Che i bambini sono esseri speciali e spesso ce ne dimentichiamo. Che dobbiamo semplicemente ridere forte, correre veloce ed essere gentili. E tutto andrà bene.
Addio, Dodicesimo!
Dire addio al Dottore è sempre difficile, non siamo mai pronti davvero per questo. Ma alla fine lo facciamo sempre e continuiamo ad amare alla follia quello che viene dopo, e quello dopo ancora, e così via. Perché tanto lo sappiamo: è sempre lui. Lo stesso di 709 puntate e 1500 anni fa. Lo stesso che ci ha insegnato a credere nelle favole, sconfiggere i mostri, essere gentili e mai codardi. Lo stesso che ci ha catapultati nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale o nello spazio più profondo a guardare un Sole che muore. Il nostro eroe stropicciato, un uomo pazzo in una cabina blu, che odia le pere ma ama i bastoncini di pesce con la crema. È la fine di un’era…ne inizia un’altra. E chissà dove finiremo stavolta, in quali punti dello spazio-tempo. Grazie Capaldi, sei stato un Dottore meraviglioso.
Ecco. Adesso siamo pronti anche noi a lasciarti andare.
Doctor Who è una serie tv britannica prodotta dalla BBC a partire dal 1963 e rappresenta uno degli show più longevi della storia della televisione. Con Twice Upon A Time, lo speciale di Natale di quest’anno, siamo alla Dodicesima stagione a partire dalla nuova serie, iniziata nel 2005, e alla Tredicesima reincarnazione del celebre viaggiatore nel tempo. Lo speciale segna anche l’addio allo show di Steven Moffat, sceneggiatore di Doctor Who a partire dalla quinta stagione.