La nostra recensione di Don’t Worry Darling di Olivia Wilde, un mistery non del tutto riuscito presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2022, con protagonisti Florence Pugh, Harry Styles e Chris Pine
È stato presentato Fuori Concorso alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia il nuovo film di Olivia Wilde, Don’t Worry Darling. Protagonisti di questo mistery ambientato in una apparentemente idilliaca comunità degli anni ’50 sono le star Harry Styles e Florence Pugh, in un prodotto che non convince del tutto, in particolare a livello di scrittura.
Il microcosmo idilliaco
Siamo in una zona desertica dell’America degli anni ’50 dove famiglie felici e produttive vivono la loro vita perfetta in un complesso residenziale di nuova costruzione, distaccati dal resto del mondo. In questo paradiso vivono tra gli altri Alice (Florence Pugh) e Jack (Harry Styles), una coppia raggiante e innamorata, perfettamente inglobata in quell’idillio che sembra essere la loro comunità. La vita è semplice: i mariti si recano ogni mattina nella sede del Victory Project, lavorando ad un segretissimo progetto ideato e diretto dall’enigmatico Frank (Chris Pine); le mogli, nel frattempo, trascorrono la loro giornata in attesa del ritorno dei propri uomini, tra faccende domestiche e vita mondana. Tutto sembra apparentemente perfetto fin quando Alice inizia a notare situazioni anomale che potrebbero rivelare una realtà ben diversa.
Il messaggio politico: il controllo
La forte componente politica e sociale del messaggio che Olivia Wilde (nella doppia veste di regista e interprete) vuole lasciare allo spettatore è sicuramente il motore reale del film. Alice finisce per incarnare alla perfezione il modello di donna forte e decisa che il cinema di oggi sta abbracciando con sempre più lucidità. La sua strenua ricerca della verità contro una società che la vuole immobile e arrendevole è un fulcro importante che traina l’intera seconda parte del film. La Wilde mostra un micromondo in cui paure e timori vengono esorcizzati attraverso il controllo, sia dei corpi che della vita dei suoi abitanti. L’ambiziosa tematica resta però non espressa con la forza che meritava a causa di forti problemi strutturali nella narrazione. Non tutti i colpi vanno a segno, anzi finiscono per diventare confusi e pasticciati in più di un’occasione, con una scrittura scialba e spesso frammentaria che non permette al film di decollare, lasciando un generale senso di insoddisfazione nello spettatore.
Un regia formale
Il senso estetico del film è però sicuramente uno dei suoi punti a favore. La messa in scena dell’isolato e moderno quartiere, con i suoi azzeccatissimi colori pastello, restituisce appieno il senso della vita alto borghese alla base della storia. Alcune trovate visive e una regia pulitissima ed attenta, rendono giustizia a ciò che viene narrato, anche se non sembra mai esserci davvero, da parte della regista, una spinta reale verso una visione totalmente autoriale. La Wilde, qui al suo secondo lungometraggio dopo il ben più riuscito La rivincita delle sfigate, non sembra avere il feeling necessario con un genere, quello del thriller, e ciò si evidenzia in particolare durante le scene d’azione.
Le stelle non brillano
Ad accompagnare i gravi problemi di scrittura del film sicuramente ci sono anche le non irresistibili performance dei protagonisti. Un Harry Styles spesso in affanno e un Chris Pine quasi arrendevole non entusiasmano il pubblico e appesantiscono ancor di più il film. Florence Pugh, oramai lanciatissima a Hollywood dopo le recenti performance nel delizioso Piccole donne di Greta Gerwig e nel Marvel Cinematic Universe nel quale interpreta la sorella di Black Widow, riesce invece a conferire alla combattiva Alice quel senso di angoscia e malessere che la porta ad essere la vera nota positiva del cast, anche se non sempre completamente a fuoco.
Le polemiche, dall’addio di Shia LaBeauf alle scene di sesso
Negli mesi che hanno preceduto il debutto alla Mostra, il film ha fatto parlare di sé più per le accese polemiche mediatiche che per i suoi meriti cinematografici. Dal presunto licenziamento del protagonista designato Shia LaBeauf (da lui raccontato come abbandono volontario), sostituito da Harry Styles, alle lamentele di Florence Pugh in merito all’eccessiva attenzione che sarebbe stata data alle scene di sesso, il clima sul set non sembra essere stato dei migliori. La stessa Pugh non ha partecipato alla conferenza stampa veneziana per poi presentarsi direttamente sul red carpet prima della proiezione ufficiale. Tutti i rumors sono stati prontamente ridimensionati nelle dichiarazioni ufficiali dei chiamati in causa, ma resta più di qualche dubbio.
Conclusione
In definitiva Don’t Worry Darling non ha l’appeal che avrebbe potuto avere, finendo per essere un film a tratti inconcludente. L’ambizione di parlare ad un pubblico moderno, con degli stilemi oramai utilizzati ripetutamente nel corso degli anni, non permette all’opera di essere davvero innovatrice quanto vorrebbe. Il film resta godibile, se lo si guarda senza troppe aspettative. Forse è stato questo il problema sin dall’inizio, le troppe aspettative. Cinematograficamente un’occasione sprecata.
Don’t Worry Darling. Regia di Olivia Wilde con Florence Pugh, Harry Styles, Chris Pine, Olivia Wilde, KiKi Layne, Gemma Chan, uscirà nelle sale il 22 Settembre 2022, distribuito da Warner Bros. Italia.
2 stelle e mezza