Dora e la città perduta è un action movie che trae origine dal noto cartoon senza riuscire ad eguagliarne lo spirito: storia e personaggi sono deludenti, appena credibili.
A Parapata alla ricerca di mamma e papà
Dora (interpretata da Isabela Moner) è cresciuta con due genitori (Eva Longoria e Michael Peña) sempre in giro per il mondo nell’intento di ‘scoprire’ e non di ‘cercare’. Il loro interesse per l’esplorazione è di carattere puramente scientifico, mai avido. Quando però la coppia scompare nella foresta amazzonica, allora lei è costretta a lasciare la sua vita da adolescente un po’ stralunata per partire alla volta del Brasile con una missione importantissima: ritrovarli nella selvaggia Parapata e, ovviamente, riportarli a casa sani e salvi. Ad aiutare Dora in quest’avventura ci saranno suo cugino Diego (Jeffrey Wahlberg), la sua amica Sammy (Madeleine Madden) e un’abilissima scimmietta di nome Boots.
Una giovane protagonista piena di brio
Partendo dai lati positivi, bisogna riconoscere una certa frizzantezza alla giovane protagonista di Dora e la città perduta. Isabela Moner, secondo quanto da lei affermato in una featurette dedicata al cast, è sempre stata fan del personaggio interpretato sul grande schermo. Tale attaccamento in un certo senso si vede, tant’è che la sua performance fa trasparire un brio e una vivacità capaci di dare un pizzico di pepe ad alcune scene. La Moner tuttavia non può fare tutto da sola e certamente non basta a risollevare le sorti di un progetto che avrebbe dovuto poggiarsi su basi molto più solide. Gli esperti Eva Longoria e Michael Peña sono relegati ad un ruolo poco più grande di una comparsata e non hanno tempo – né modo – di lasciare il segno.
Un progetto difettoso
Il cartone animato Dora l’esploratrice è stato apprezzato dai bambini e dai ragazzi di intere generazioni nonostante la semplicità e la linearità delle sue avventure. Purtroppo la trasposizione cinematografica del personaggio non riesce ad aggiungere nulla a quella semplicità. Al contrario, riesce a toccare una certa banalità sia nella trama che nei suoi protagonisti, appena credibili e ben lontani dall’essere convincenti. Non è chiaro se l’intento fosse quello di colpire la platea più giovane di oggi o quella di far rivivere la magia di Dora ai ‘fan’ di ieri. L’incertezza, tuttavia, rende il film poco adatto sia agli uni che agli altri. Le canzoni e alcune battute, inoltre, rendono l’atmosfera ridicola e a tratti sgradevole: insomma, impossibile far davvero quadrare i conti.
La sceneggiatura non fa centro
Ovviamente nell’approcciarsi ad una pellicola di questo tipo non ci si può aspettare una profondità di contenuti e di intrighi paragonabili ad un thriller o ad una spy-story. Semmai, dovrebbe trionfare un’allegria e una spensieratezza capaci di allietare il pubblico per l’intera durata del film. Pur considerando questo punto di partenza, Dora e la città perduta non riesce davvero a risultare convincente. La regia di James Bobin – già visto dietro la macchina da presa de I Muppets, i Muppets 2 e Alice attraverso lo specchio – complice ovviamente la sceneggiatura di Nicholas Stoller (in collaborazione con Matthew Robinson), non fa centro e condanna il lungometraggio ad un risultato davvero poco soddisfacente.
Dora e la città perduta arriva nelle sale italiane il 26 settembre 2019 distribuito da 20th Century Fox Italia.