Empire of Light, recensione: l’amore per il cinema di Sam Mendes nell’Inghilterra degli anni ’80

Empire of Light - Colin Firth e Olivia Colman (foto Searchlight Pictures)
Empire of Light - Colin Firth e Olivia Colman (foto Searchlight Pictures)

La recensione di Empire of Light, il nuovo film del premio Oscar Sam Mendes con Olivia Colman, Toby Jones e Colin Firth: una storia di discriminazione e amore nell’Inghilterra degli anni ’80 che non trova il suo fuoco

Presentata fuori concorso al 40° Torino Film Festival, dopo il passaggio a Toronto, arriva nelle sale Empire of Light, l’ultima fatica del regista inglese Sam Mendes (American Beauty, Skyfall, 1917) con un cast di livello che comprende la protagonista Olivia Colman, Toby Jones, Colin Firth e il co-protagonista Michael Ward. Mendes porta in scena una storia ambientata nell’Inghilterra dei tumultuosi anni ’80 che intreccia amore, discriminazione e cinema ma non riesce a legare tutti gli elementi narrativi in una narrazione coerente e definita, nonostante il toccante omaggio alla settima arte.

Benvenuti all’Empire

Margate, una piccola città dell’Inghilterra meridionale, 1981. Hilary (Olivia Colman) è la vicedirettrice dell’Empire, un glorioso cinema affacciato sul litorale. Soffre da tempo di disturbo bipolare, vive da sola e ha rapporti occasionali con il viscido direttore del cinema, Donald (Colin Firth), il quale pur essendo sposato obbliga Hilary ad incontrarlo nel suo ufficio per fare sesso. Un giorno all’Empire viene assunto Stephen (Michael Ward), un ragazzo nero che ha appena lasciato il college perché indeciso su cosa fare della propria vita; nonostante l’atmosfera tesa, appesantita ulteriormente da un gruppo di razzisti naziskin che tormenta Stephen, Hilary si innamora perdutamente di lui e i due cominciano ad uscire assieme. Quando però la situazione psicologica di Hilary ricomincerà a peggiorare Stephen dovrà prendere una decisione importantissima per il proprio futuro e sarà attraverso l’aiuto degli altri dipendenti dell’Empire, e in particolare del proiezionista Norman (Toby Jones), che capirà come poter stare accanto a Hilary e ritrovare la propria strada.

Empire of Light - Michael Ward e Olivia Colman (foto Searchlight Pictures)
Empire of Light – Michael Ward e Olivia Colman (foto Searchlight Pictures)

Gli anni del conflitto

L’ambientazione temporale e spaziale di Empire of Light ricopre un’enorme importanza all’interno della narrazione perché in qualche modo contiene già all’interno di sé il tema dell’ultima opera di Sam Mendes. Si parla di discriminazione in Empire of Light, ma non soltanto attraverso la lente del razzismo o dell’intolleranza ma anche tramite la non accettazione di una malattia (in questo caso mentale) e di una condizione (in questo caso amorosa). Tutte le dinamiche e i conflitti del film hanno a che vedere con l’incapacità di gestire l’una o l’altra, e Mendes decide di spingere ulteriormente sul pedale del dramma intenso ficcando nel mucchio sprazzi di violenza sociale ed echi di un’oppressione che parte da molto più lontano nei palazzi thatcheriani. Sì, è l’Inghilterra dei primi anni ’80 quella in cui Mendes muove la sua macchina da presa ma non è l’Inghilterra della rutilante Londra. Un’Inghilterra umida, resa sporca dal mare e dalle correnti, degradata e degradante, dove i neri vengono picchiati in strada ma dove tutto deve essere assolutamente perfetto per la prima di Chariots of Fire.

Empire of Light - Toby Jones e Olivia Colman (foto Searchlight Pictures)
Empire of Light – Toby Jones e Olivia Colman (foto Searchlight Pictures)

Un film indeciso

La storia d’amore tra Hilary e Stephen diventa la miccia diegetica che dà il là a Empire of Light, ma per uno strano scherzo del destino (o del cinema) non gli permette mai di esplodere quanto e come avrebbe dovuto e potuto. Si ha la continua impressione che Mendes non sappia dove andare di preciso a parare perché il film continua ad attorcigliarsi su se stesso, e anche se il tema risulta essere piuttosto chiaro e la volontà del regista inglese di omaggiare il luogo simbolo della settima arte appare cristallina soprattutto in un paio di (bellissime) sequenze, Empire of Light rimane un film indeciso. Questo suo stato di empasse continua si riflette in gran parte anche sugli attori, i quali cercano disperatamente uno spiraglio emotivo attraverso cui far uscire i propri personaggi ma che rimangono incastrati in un ingranaggio che si rifiuta di girare. L’unica che riesce a sollevarsi da questo pantano è Olivia Colman (nominata ai Golden Globes), ma anche qui la sensazione è quella di un personaggio costruito in maniera chirurgica per spiccare a tutti i costi, e quindi privo di quella verità e di quell’autenticità indispensabili per farci empatizzare con la sua Hilary.

Empire of Light - Colin Firth e Michael Ward (foto Searchlight Pictures)
Empire of Light – Colin Firth e Michael Ward (foto Searchlight Pictures)

La magia del cinema

E allora cosa funziona di questo Empire of Light? Non molto purtroppo, tranne i (pochi) momenti in cui Mendes decide di abbracciare completamente l’arena del film, questo multisala dall’anima lussuosa e splendente ma anche decadente, per trascinarci in sala a goderci un po’ di quella magia che solo il grande schermo sa regalare. Ed è proprio l’Empire del titolo con le sue due anime, una alla luce del sole e l’altra nascosta, a rappresentare involontariamente (?) la metafora perfetta per raccontare l’ultima pellicola di Sam Mendes. Una pellicola che vive di una luce e di una fotografia bellissime, ad opera del sempre grandioso Roger Deakins (candidato agli Oscar), che restituiscono un po’ di corpo, colore e intensità alla piattezza della sceneggiatura di Mendes ma che sotto sotto nasconde un’impalcatura troppo debole e ancora molto da lavorare. E se nel bel Revolutionary Road Mendes era riuscito nel difficile compito di raccontare una storia d’amore per delineare un intero spaccato sociale e storico, qui manca un appiglio intellettuale ed emotivo. Manca la luce, quella che viene da dentro, manca la magia. Quella stessa magia che si riflette negli occhi di Hilary quando è in sala ed assiste alla proiezione di Being There. È lì che Mendes avrebbe dovuto cercarla, proprio lì.

Empire of Light. Regia di Sam Mendes con Olivia Colman, Michael Ward, Colin Firth, Toby Jones, Tom Brooke e Tanya Moodie, in uscita nelle sale il 2 marzo distribuito da Searchlight Pictures.

VOTO:

Due stelle e mezzo

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