Era mio figlio, recensione: Richard Gere è protagonista di una fangosa storia d’accettazione del lutto

Era mio figlio - Richard Gere
Era mio figlio - Richard Gere

La nostra recensione di Era mio figlio, family drama con protagonisti Richard Gere e Diane Kruger alle prese con un terribile lutto: tra realismo del dolore e sezioni oniriche un film che non riesce sempre a scavare in profondità, rimanendo un po’ fangoso e superficiale nel racconto

Un paio di anni fa The Son di Florian Zeller, oggi Era mio figlio di Savi Gabizon. Due film che esplorano un lutto profondissimo, pur con due angolazioni diverse, ma anche due film che condividano in gran parte pregi e soprattutto difetti. Qui sono Richard Gere e Diane Kruger a dover gestire gli strascichi della morte del figlio diciannovenne di lui, mentre lentamente affondano in una spirale di incomprensioni, silenzi, non detti e rimpianti. È una pellicola a due facce tanto interessante quando dipinge la personalità del figlio morto attraverso le testimonianze degli altri quanto poco incisivo quando affonda nelle radici del dolore dei suoi genitori.

Era mio figlio - Diane Kruger e Richard Gere
Era mio figlio – Diane Kruger e Richard Gere

La scoperta di un figlio

Daniel (Richard Gere) è un uomo d’affari di successo sulla sessantina. Vent’anni prima è stato fidanzato con Alice (Diane Kruger), una ragazza canadese che rimase incinta senza dirgli nulla. Un giorno di molti anni dopo Daniel scopre in modo tragico della sua paternità, quando Alice gli comunica che suo figlio è morto in un incidente stradale. Sconvolto dalla notizia, l’uomo vuole conoscere tutti i dettagli che riguardano suo figlio e la sua vita. Parlando con le persone che lo conoscevano scopre chi era e cerca di immaginare come sarebbe stato aver saputo della sua esistenza prima. L’occasione mancata di essere padre e vedere crescere suo figlio lo porteranno a riflettere sulla sua vita e sulle scelte del passato.

Era mio figlio - Larry Day e Richard Gere
Era mio figlio – Larry Day e Richard Gere

Il peso del dolore

C’è una geografia del lutto e del suo superamento che mappa i destini dei personaggi di Era mio figlio, a partire dal padre/non padre di un Richard Gere che qui recita un po’ troppo col pilota automatico inserito. Un percorso doloroso e lancinante che il regista Savi Gabizon inquadra nella dicotomia sogno/realtà, ma anche tramite le testimonianze e i racconti che i personaggi esterni condividono di Allen, il ragazzo morto, e che aiutano lo spettatore a tracciare una psicologia, un’umanità altrimenti impossibileìi da recuperare.

Non è però un film sul dolore quello di Gabizon, nel senso che questo sentimento fa da apripista ad un percorso di ritrovamento di sé e di rinascita da parte dei genitori di Allen che per questo sono costretti a superare il lutto attraverso il superamento delle proprie divergenze. Dicevamo però della dicotomia sogno/realtà ed è proprio questa perenne bipartizione a regalare due anime contrapposte e conflittuali a Era mio figlio, con alcune inquadrature e alcune sequenze che ricordano certi momenti di Amarcord ma che però faticano a trovare un senso nell’economia del racconto generale.

Eppure, sulla carta, la pellicola avrebbe avuto ben altre cartucce da sparare anche a livello tematico, ragionando sui rimpianti di una paternità mancata e di una vita diversa mancata, ma anche su quelli di un’esistenza vissuta per il successo e non per l’amore. Questo trauma irrisolto viene però affrontato con po’ troppa rapidità, quasi buttato via, perché non c’è abbastanza tempo o spazio per allargare lo sguardo, scavare più in profondità, disegnare le coordinate di un dolore impossibile da descrivere o da rappresentare.

Era mio figlio - Richard Gere e Suzanne Clemént
Era mio figlio – Richard Gere e Suzanne Clemént

Padri e figli

In un certo senso Era mio figlio sembra quasi una ghost story sul rapporto tra padri e figli, in cui i fantasmi rappresentano non lo spirito o l’anima dei morti bensì i rimpianti dei vivi. E però è proprio nella sua anima onirica e spirituale che la storia fatica ad ingranare e soprattutto a regalare dei momenti potenti, mentre invece il primo atto immerso nel cupo reale si fa testimonianza non retorica del dolore. Gabizon rimane a galla ma ha troppa paura di nuotare in acque profonde, rimane troppo sul sicuro e non emoziona più di tanto, non trova la chiave emotiva per lasciarci entrare.

Senza poi considerare l’enorme verbosità dei dialoghi e della scrittura in generale, a cui neanche attrici come Diane Kruger e Suzanne Clèment possono far fronte nonostnate ci mettano mestiere e una discreta intensità. Poi, certo, ci sono alcune sequenze o scene di bell’impatto: il litigio con la fidanzata di Allen, la sequenza del disegno della professoressa di francese, le scene di litigio tra Daniele e Allen e quella finale, così poetica e priva di retorica. Purtroppo però sarebbe stata necessaria maggior attenzione alla complessità, e magari anche qualche lacrima in meno.

TITOLO Era mio figlio
REGIA Savi Gabizon
ATTORI Richard Gere, Diane Kruger, Suzanne Clément, Marnie McPhail, Shauna Macdonald, Jessica Clement, Tomaso Sanelli, Gordon Fulton, Wayne Burns, Stuart Hughes, Christina Song, Kevin Hanchard
USCITA 18 luglio 2024
DISTRIBUZIONE Lucky Red

 

VOTO:

Due stelle e mezza

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