Eravamo bambini, recensione: Lapice, Richelmy, Guidone, Commare, in una storia di vite interrotte e vendetta

La nostra recensione di Eravamo bambini, revenge movie di Marco Martani con un cast di brillanti giovani attori come Alessio Lapice, Lorenzo Richelmy, Lucrezia Guidone e Giancarlo Commare, presentato alla Festa del Cinema nella sezione Alice nella Città

Liberamente tratto dal testo teatrale Zero di Massimiliano Bruno, che firma anche la sceneggiatura del film insieme al regista Marco Martani, Eravamo bambini racconta il ritorno a casa di quattro amici d’infanzia nella cittadina calabrese che li ha visti crescere. Le loro sono vite allo sbando, fatte di stati d’ansia, dipendenze, scatti d’ira incontrollabili, incapacità a costruire legami profondi. Un sorta di maledizione che li affligge tutti e che origina dall’estate di vent’anni prima, quando le loro vite furono sconvolte per sempre.

L’ora della vendetta

Una sera, Gianluca (Alessio Lapice), poliziotto dalla personalità borderline, invia un messaggio dai toni definitivi. Deciso a chiudere i conti con il passato, comunica ai suoi vecchi amici di infanzia che è giunto il momento di farsi giustizia. Margherita (Lucrezia Guidone), la sua vecchia fiamma, Andrea (Romano Reggiani), il fragile fratello minore di lei, e Walter (Lorenzo Richelmy), rapper dalla vita dissoluta, partono così alla volta del paese natale incerti sul da farsi.

Ad attenderli, l’unico di loro che non ha mai lasciato il Sud, soprannominato “Cacasotto” (Francesco Russo). Chi invece non è stato avvertito del loro arrivo è Peppino (Giancarlo Commare), il figlio dell’ambiguo e potentissimo politico Antonio Rizzo (Massimo Popolizio), che potrebbe far saltare i loro piani di vendetta.

Una maledetta estate

La rabbia che divora i protagonisti ha origine nell’estate di vent’anni prima. A interrompere la spensieratezza di quei giorni, passati tra partite di calcio e primi amori, un tragico fatto di sangue a cui i ragazzi assistono impotenti. Ora, poco più che trentenni e incapaci di dimenticare l’accaduto, vengono spinti da Gianluca a trovare il modo di ricomporre l’antica frattura attraverso una inevitabile vendetta. Nonostante tutti loro siano rimasti segnati in maniera profonda, con conseguenze indelebili sulla loro capacità di essere felici, i dubbi sulla possibilità di compiere un gesto estremo li dividono. Quando un altro duro colpo viene messo a segno dal responsabile delle loro sofferenze, la strada appare segnata.

Un noir tra giovinezza spezzata e vendetta

La tragica vicenda si compone attraverso un puzzle temporale che oscilla tra flashback e presente, incalzato da un sapiente montaggio. I protagonisti ricompongono i pezzi di una storia dai risvolti oscuri, trovando il coraggio di guardare finalmente in faccia l’orrore che ha spezzato le loro giovani vite. Alcuni passaggi della trama però non risultano del tutto convincenti, innescando delle micce narrative che restano sotto traccia senza esplodere. Queste defaillance non tolgono però pathos al crescendo drammatico, lasciando lo spettatore con il fiato sospeso fino a un finale imprevedibile.

Un cast con la meglio gioventù e un decano d’eccezione

Eravamo bambini si fregia di un cast di alto livello. I giovani attori protagonisti sanno dare spessore e credibilità ai loro personaggi, senza mai spingere oltre le loro interpretazioni, contribuendo alla buona riuscita di un dramma umano corale. D’altronde, vantano tutti un curriculum di tutto rispetto, tra fiction di successo, serie tv e film: da Alessio Lapice di Imma Tataranni al fu Marco Polo Lorenzo Richelmy, dalla nuova direttrice di Mare fuori Lucrezia Guidone al Jamie del musical Giancarlo Commare, da Romano Reggiani di Lamborghini a Francesco Russo di Call my Agent.

Al loro fianco, un altro volto storico di Mare fuori come Vincenzo Ferrera e soprattutto un cavallo di razza del calibro di Massimo Popolizio, perfetto nella parte di un arrogante politico meridionale, a cui aderisce con prevedibile ferocia senza lasciare spazio però a nessuna sfumatura.

Tre stelle