Le dichiarazioni in conferenza stampa di Gabriele Corsi, Mara Maionchi e i vertici della Rai a pochi giorni dall’inizio dell’Eurovision Song Contest 2023 di Liverpool, con il video saluto di Marco Mengoni che rappresenterà l’Italia
Dopo il successo della passata edizione a Torino targata Rai (con le due semifinali che hanno superato i 27 punti di share con oltre 5 milioni di telespettatori, cresciuti a 6 milioni 600 pari al 41,9 di share nella finale) torna l’attesissimo appuntamento con Eurovision Song Contest, l’evento non sportivo più visto al mondo, che per la 67° edizione nel 2023 si sposta nella Liverpool Arena.
In apertura di conferenza stampa spazio a Mara Maionchi e Gabriele Corsi che commenteranno la finale prevista per sabato 13 maggio in diretta su Rai 1. L’ex giudice di X Factor dichiara: «Mi sento come un bambino che entra nel salotto buono. Sono terrorizzata, ma cercherò di essere educata e di comportarmi bene. Sono molto preoccupata, ma mi auguro di dare dei giudizi intelligenti oltre a fare sorridere. Succedo a Malgioglio in questo compito, lo conosco da tanti anni, felice della carriera che ha fatto». Su Marco Mengoni, che ha visto nascere proprio nel talent show che all’epoca era trasmesso su Rai2 dice: «Ho assistito alla nascita artistica di Marco ad X Factor, era eccezionale, si adattava a tutte le proposte di Morgan, ora è anche migliorato. Mi emoziona che ora sia un artista europeo. Non ho sentito tutte le canzoni, ma bisogna valutare anche l’artista e la sua tensione durante il passaggio televisivo, non tanto le prove».
Interviene poi il membro de Il Trio Medusa, ormai storica voce della manifestazione per l’Italia: «A Mara non daremo un copione, lasceremo spazio al suo estro. È difficile spiegare l’Eurovision: con Cristiano Malgioglio la vittoria dei Maneskin fu un’esperienza unica. Spenderemo un sacco di soldi in gadget, poi Mara è anche appassionata di Reali e attende l’incoronazione di Re Carlo».
Marco Mengoni in un video saluto dice di aspettare Mara e Gabriele e di avere già pronta la bandiera. Fasulo premette che non saranno fatte anticipazioni sulla sua performance mentre spiega che Mahmood, ospite della finale, si esibirà sulle note di Imagine, brano scelto dalla direzione organizzativa dell’Eurovision.
Se l’Italia vincesse, Fasulo afferma: «Il famoso domandone! È fantascientifico parlare adesso di quale città potrebbe ospitare la kermesse, ma dovesse accadere suppongo che dovremmo intraprendere la stessa procedura dell’anno scorso». In chiusura un passo indietro allo scorso anno, riguardo alle lamentele di Blanco che criticò le mancate richieste fatte alla Rai e sempre Fasulo risponde: «Mahmood e Blanco erano già dentro i loro impegni, noi abbiamo dovuto tenere conto delle esigenze di tutti quanti. Credo sia stato fatto un buon lavoro, arrivare sesti su ventisei non è affatto male, ma partecipare ti arricchisce a prescindere dal risultato».
La presidente Rai Marinella Soldi dichiara: «Con la sua vitalità, con la sua capacità di attrazione, l’Eurovision Song Contest è un evento mediatico sensazionale che unisce e rende protagonisti i servizi pubblici europei per tutte le generazioni. Come Sanremo, a cui è collegato. Eurovision è una festa della canzone, che vive in tutte le sue sfaccettature valori importanti, come l’amicizia tra i popoli, l’apertura alle altre culture, l’inclusione e la diversità, il rifiuto della violenza: nella scorsa edizione, a Torino, grazie al voto popolare, ha vinto l’Ucraina. È stata una scelta nel nome della musica, ma anche nel nome della pace. Eurovision è un imponente sforzo produttivo e un banco di prova. Rai lascia il testimone a BBC: saremo a Liverpool perché Kiev è ancora sotto le bombe, speravamo non fosse così. E resta anche quest’anno un evento primario per la Rai, con spazi dedicati e appositamente pensati su tutte le piattaforme – radio, tv digitale. La finale del 13 maggio, in prima serata su Rai 1, vuole rappresentare in concreto un momento di spettacolo universalmente accessibile: sarà sottotitolata, audio-descritta e raccontata anche con la lingua dei segni».
