Eterno Visionario, recensione RoFF19: il Luigi Pirandello di Placido, tra teatro e amore perduto

Eterno Visionario - Fabrizio Bentivoglio (foto di F. Di Benedetto)
Eterno Visionario - Fabrizio Bentivoglio (foto di F. Di Benedetto)

Dalla Festa del Cinema di Roma la nostra recensione di Eterno Visionario, il nuovo film di Michele Placido che racconta gli ultimi anni di Luigi Pirandello tra pubblico e privato: Fabrizio Bentivoglio è una maschera di dolore e rimpianto in un’elegia dell’arte che rifugge l’agiografia

Prima Caravaggio, ora Pirandello secondo Michele Placido. Al RoFF19 è arrivato Eterno Visionario, un semi-biopic dedicato alla figura umana, intellettuale e artistica del grande scrittore e autore teatrale siciliano, premio Nobel per la letteratura nel 1934. Fabrizio Bentivoglio evita il mimetismo totale, rinunciando anche quasi sempre alla parlata siciliana, e ci regala invece una personalità frammentaria e complessa, tra pulsione irrefrenabile per il teatro e rimpianto per la vita, tra genio artistico e mediocrità umana.

Eterno Visionario - Fabrizio Bentivoglio e Valeria Bruni Tedeschi (foto di F. Di Benedetto)
Eterno Visionario – Fabrizio Bentivoglio e Valeria Bruni Tedeschi (foto di F. Di Benedetto)

Luigi, Pirandello

1934. In treno verso Stoccolma, dove riceverà il premio Nobel per la letteratura, Luigi Pirandello (Fabrizio Bentivoglio) rivive il fascino e la magia dei personaggi che hanno popolato la sua vita e ispirato la sua arte. Davanti al suo sguardo passano i fantasmi di un’intera esistenza: la follia della moglie Antonietta (Valeria Bruni Tedeschi), incapace di comprendere e accettare la scelta di vita di un artista predestinato, il burrascoso legame con i figli, schiacciati dal genio paterno e per questo incapaci di volare con le proprie ali. E poi lo scandalo del suo teatro, sovversivo e troppo moderno per il perbenismo borghese e infine il sogno di un amore assoluto per Marta Abba (Federica Luna Vincenti), la giovane attrice eletta a sua musa ispiratrice in un’inestricabile compenetrazione fra arte e vita.

Eterno Visionario - Fabrizio Bentivoglio (foto di F. Di Benedetto)
Eterno Visionario – Fabrizio Bentivoglio (foto di F. Di Benedetto)

La vita, il teatro, l’arte

C’è un famoso esergo felliniano per cui l’unico vero realista sarebbe il visionario. Chi sa guardare al di fuori della realtà è capace di percepirla per ciò che è davvero, di scorgerne le caratteristiche e le contraddizioni, il senso nella follia solo apparente. Nel 1936, alla morte di Pirandello, Fellini era ancora un adolescente riminese innamorato del cinema e delle sue possibilità ma non è difficile vedere come tutta la sua poetica sia stata enormemente debitrice del teatro e dei mondi pirandelliani. Eterno Visionario, titolo docet, rappresenta il tentativo di Michele Placido di decodificare un meccanismo inaccessibile, se non forse soltanto con l’immaginazione, attraverso gli strumenti del racconto semi-biografico.

Si parte dal teatro e si finisce lì, anche se nel finale si scorge il set del cinematografo che nei primi anni ’30 stava cominciando a conoscere gloria e onori. Perché in fondo la vita di Pirandello si nutriva di quel palco di legno, di quegli attori a cui era affidato il compito di dare verità, peso e forma alla parola scritta, del suo essere un demiurgo del potere salvifico dell’immaginazione e del racconto. Un amore profondissimo che come spesso accade è diventato quasi un’ossessione, una missione di vita che fagocita anche la famiglia: la moglie Antonietta, resa schiava dal dolore e dalla pazzia, i tre figli Stefano, Fausto e Lietta. E poi la figura ammaliatrice e inafferrabile di Marta Abba, attrice di grande talento e sua Musa.

La vicinanza totale di Placido al proscenio diventa evidente nel finale, durante il discorso di ringraziamento di Pirandello per il Nobel appena vinto, quando la sala dell’Accademia di Svezia diventa un palcoscenico con un occhio di bue che illumina l’artista. Tutto è teatro, tutto diventa rappresentazione, tutto viene messo in scena e raccontato come fosse una commedia o una tragedia: l’arte e la sua follia creativa, le storture della vita, la tragica ironia di un uomo incapace di lasciare andare la propria umanità se non attraverso le proprie opere, l’amore impossibile per Marta e quello mai sbocciato per la moglie, la propria incapacità di padre, il rapporto controverso con il regime fascista.

Eterno Visionario - Michelangelo Placido, Aurora Giovinazzo e Giancarlo Commare
Eterno Visionario – Michelangelo Placido, Aurora Giovinazzo e Giancarlo Commare

I demoni di Pirandello

Il merito maggiore di Placido, che pure tende un po’ a “sbrodolare” soprattutto nel primo atto (cinematografico, ça va sans dire), è quello di tenersi ben alla larga dall’agiografia, dalla celebrazione luculliana e dal semplice omaggio privo di forza drammaturgica. Eterno Visionario prova invece a danzare coi demoni di Pirandello, con i suoi fallimenti e le sue debolezze, restituendoci un ritratto sincero e privo di alcuna redenzione, ingabbiato dalle falde del tempo del racconto che copre soltanto gli ultimi diciotto anni di vita e continuamente in bilico tra estasi artistica e dolore reale.

Anni però di grandissimo fermento artistico e umano, gli anni dei Sei personaggi in cerca d’autore (fischiato e incompreso dal pubblico reazionario e bigotto dell’epoca), di Come tu mi vuoi, del Così è (se vi pare). Ma soprattutto gli anni delle maggiori ascese e delle cadute più rovinose, tutte perfettamente impresse sul volto di un bravissimo Fabrizio Bentivoglio a cui fa il paio un’altrettanto brava Federica Luna Vincenti nei panni di Marta Abba. Scheggia impazzita, attrice di enorme talento, Musa come dicevamo e forse davvero amore proibito e impossibile che Placido saggiamente decide di sfumare, giocando col sottotesto e il non detto, gli sguardi d’intesa, la tensione sessuale sottolineata.

E poi, quando tutto è stato detto, fatto e scritto arriva l’ultima scena, funerea e inevitabile. Quella in cui Pirandello si spoglia di tutto, del proprio talento, della propria arte, del proprio nome persino per andare incontro al mistero più grande. Tornando umile, povero tra i poveri, alla sua amata e perduta terra natia, ammantato già di grandezza ma anche ben consapevole della propria miseria umana. Il Maestro è nudo, evviva il Maestro.

TITOLO Eterno Visionario
REGIA Michele Placido
ATTORI Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Federica Luna Vincenti, Edoardo Purgatori, Giancarlo Commare, Aurora Giovinazzo, Michelangelo Placido, Michele Placido, Lorenzo Gioielli, Mino Manni
USCITA 7 novembre 2024
DISTRIBUZIONE 01 Distribution

 

VOTO:

Tre stelle e mezza

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome