Favolacce, premiato a Berlino per la Miglior sceneggiatura, è un film che innova il cinema italiano: con una cura ammirevole per ogni personaggio ma anche una loro profonda condanna, la pellicola dei fratelli D’Innocenzo è destinata a far parlare di sé.
Un diario scritto con inchiostro verde
Nella periferia meridionale di Roma vivono alcune famiglie che conducono una vita apparentemente normale. Le giornate passano monotone tra scuola, lavoro, piscine gonfiabili in giardino, feste di compleanno e mercatini rionali. Bruno (Elio Germano) e Dalila (Barbara Chichiarelli) sono sposati e hanno due bambini (Tommaso Di Cola e Giulietta Rebeggiani), i quali collezionano voti altissimi a scuola sebbene nella vita siano tutt’altro che felici. Amelio (Gabriel Montesi) vive in un camper con il figlio Geremia (Justin Korovkin), immaginando sempre di sapere cosa sia meglio per lui. Vilma (Ileana D’Ambra) è appena maggiorenne ma già aspetta un bambino dal suo fidanzato. Il professor Bernardini (Lino Musella), tutt’altro che integrato con i colleghi, impartisce strane lezioni agli alunni scatenando in loro drammatiche reazioni.
Nuovo ritratto della periferia romana
Dopo aver raccontato un tipo di periferia romana – fatta di malavita organizzata e poveri diavoli – ne La terra dell’abbastanza, i fratelli D’Innocenzo raccontano un altro tipo di sobborgo. Favolacce si presenta come una favola nera, tant’è che si sceglie una voce narrante esterna (quella di Max Tortora) come espediente narrativo. Nell’incipit viene spiegato che è stato trovato un diario, così quanto segue “è ispirato a una storia vera, la storia vera è ispirata a una storia falsa e la storia falsa non è molto ispirata”. Il diario in questione è scritto con una penna verde e si interrompe bruscamente, tutti dettagli che alla fine del film saranno ben chiari allo spettatore. A chi appartengono quei racconti? Perché si interrompono all’improvviso? Quale triste verità nascondono? Le risposte non sono destinate a piacere e ancor meno a compiacere, ma raccontano qualcosa di completamente diverso da quanto proposto dall’attuale panorama cinematografico italiano.
Impossibile non credere ai personaggi
Sicuramente Favolacce non è per tutti, eppure è un film che merita di essere visto perché ha dalla sua la capacità di generare una riflessione, nel bene o nel male. Ma non solo. Certamente va esaltata la cura per i dettagli che Damiano e Fabio D’Innocenzo sono riusciti a mettere in ogni aspetto, con particolar riguardo per la regia e per i personaggi. Ogni inquadratura ha un senso, racconta qualcosa, vuole mostrare di più. Allo stesso modo, i personaggi – dagli adulti ai bambini – posseggono al loro interno una ricchezza e uno spessore che non passano inosservati. La loro credibilità è evidente e rende ancora più difficile digerire le scelte operate da una sceneggiatura innovativa ma difficile da abbracciare fino in fondo. Proprio quella sceneggiatura premiata a Berlino con l’Orso d’argento e che fa emergere due elementi su tutti: l’incomunicabilità e la sofferenza.
La capacità di innovare
Il pubblico italiano non è abituato a film come Favolacce, sia per l’estetica che per i suoi messaggi provocatori. Per le nuove generazioni sembra impossibile crescere senza ereditare il malessere e il disagio covato dai genitori. Allo stesso modo è difficile non provare rabbia nei loro confronti e nei confronti della vita, delle condizioni in cui vivono, dei rapporti che riescono (o, piuttosto, non riescono) a costruire. La storia narrata da Favolacce non si vergogna di guardare in faccia gli impulsi più bassi dei suoi protagonisti, nonostante possano indignare. Sembra di ritrovare persino alcune delle caratteristiche che hanno reso grande il neorealismo cinematografico italiano, sebbene rivisto e attualizzato. Il tutto ovviamente poggia sulle validissime interpretazioni del cast: se Elio Germano è una conferma, Ileana D’Ambra è una piacevole sorpresa. La sua Vilma è più che mai intrappolata tra infanzia ed età adulta, tra rassegnazione e desiderio di ripartire. Nemmeno a lei verrà però offerta una via d’uscita, scatenando un grido di rabbia che potrà non piacere ma che certamente non potrà lasciare indifferenti.
Favolacce è disponibile direttamente on demand dall’11 maggio distribuito da Vision Distribution.