La nostra recensione di Flaminia, l’esordio registico della stand-up comedian e attrice Michela Giraud che lo ha anche scritto e interpretato, con Rita Abela, Lucrezia Lante della Rovere e Antonello Fassari: un film che non va sul sicuro ma che avrebbe bisognato di più corrosività
Lo aveva già affermato in conferenza stampa Michela Giraud che Flaminia sarebbe stata un’opera prima un po’ diversa da quello che ci saremmo aspettati. Alcuni degli argomenti cari alla comica romana sono presenti, in primis la rappresentazione in chiave satirica di una certa alta borghesia romana altezzosa con le proprie idiosincrasie e manie ossessive, ma il fulcro emotivo e tematico del film sta tutto nel rapporto tra due sorelle, di cui una affetta da disturbi dello spettro autistico. Non è la prima volta che il cinema italiano parla di autismo, ma è la prima volta che tenta di farlo con i tempi e il tono di una commedia: il coraggio c’è, ma la corrosività lascia troppo presto spazio al sentimentalismo.
Due sorelle
Flaminia De Angelis (Michela Giraud) è tutto quello che una ragazza di Roma Nord dev’essere: sorridente, ossessionata dalla forma fisica e soprattutto ricca o meglio arricchita. Sotto la pressione di sua madre Francesca (Lucrezia Lante della Rovere) sta per sposare Alberto (Edoardo Purgatori), il figlio di un importante diplomatico, regalando all’intera famiglia la tanto agognata scalata sociale. Tutto è pronto per il grande evento quando nella vita patinata di Flaminia piomba Ludovica (Rita Abela), la sua sorellastra figlia di suo padre Guido Maria (Antonello Fassari), un uragano di complessità dal cuore ingestibile.
Trentenne nello spettro autistico, Ludovica irrompe nella vita di Flaminia con la forza di un terremoto, mettendo a nudo tutte le ipocrisie con cui Flaminia crede di convivere benissimo. Proprio quando la convivenza delle sorelle fa riaffiorare il sentimento di un rapporto dimenticato, un evento inaspettato mette di nuovo a repentaglio tutto, compreso il matrimonio.
Una storia vera
Non è da tutti voler esordire con una storia così intima e personale, specialmente quando quella storia si regge su un rapporto sì di grande amore tra due sorelle, ma anche di grande complessità, di paure e di incomprensioni, di frustrazioni e distacco emotivo. D’altronde quella dell’autismo è una condizione difficilissima da gestire, non solo dal punto di vista del racconto cinematografico, ma che proprio grazie a quest’ultimo può aprirsi al mondo in tutta la propria verità, senza abbellimenti, forzature o scappatoie. In Flaminia Michela Giraud ha voluto condensare non solo parte del rapporto con la propria sorella, ma anche tutto ciò che ruota attorno a questo rapporto a partire dall’arena di Roma Nord.
Perché quella di Flaminia è una realtà profondamente romana e romanocentrica, che dopo l’Enea di Pietro Castellitto e l’ultimo segmento di Romantiche di Pilar Fogliati prova a mosaicizzare l’imperante cafonaggine dei pariolini di Collina Fleming e dei circoli esclusivi della capitale, con un tocco di acidità iniziale che fa ben sperare. Impossibile infatti non pensare alla natura di stand-up comedian della comica romana che esce fuori tutta nel primo atto, non a caso il più divertente e spietato del film. Poi, ecco che avviene l’ingresso di Ludovica, la sorella piromane, che scuote il film e la vita di Flaminia portando il primo in una direzione per certi versi sorprendente, e la seconda sul viale di un racconto di formazione.
Però, a ben vedere, l’intento tematico di Flaminia è tutto concentrato nella relazione tra due donne insicure, piene di imperfezioni e fragilità costrette in un micro-mondo che fa finta di apprezzarle o che invece sbatte loro in faccia il suo disprezzo, e che devono trovare l’una nell’altra la forza di fuggire da quella tossicità. Ed è proprio in quel momento che Giraud non riesce a scardinare quei cliché che mette alla gogna, preferendo appoggiarsi ad un sentimentalismo un po’ confusionario e sbarazzino (la scena del mare, quella finale nella comunità di recupero) invece di recuperare la causticità e la sgradevolezza iniziali.
Una pellicola a troppe facce
Senza girarci troppo attorno è evidente come un’opera prima come Flaminia voglia essere troppe cose tutte assieme, alle volte perfino nello stesso momento. Ed è un peccato perché Giraud lavora sull’autoironia e sulla percezione della propria immagine pubblica (come quando si auto-dà della sfigata davanti ad un ragazzina che guarda un suo video), ma anche sul superamento di quella stessa immagine, visto che nel terzo atto mette quasi del tutto da parte la commedia. Ci sono persino un paio di riferimenti indiretti (o forse non voluti) a Rain Man, qualche sbalzo tonale e di ritmo di troppo e, soprattutto, la sensazione che la chiave giusta per raccontare questa storia forse era stata trovata ma è mancato il coraggio di aprire la porta.
Il risultato è una pellicola a tante facce che balza da un genere all’altro, e che sfrutta meno di quanto avrebbe dovuto la vena satirica di Michela Giraud e la sua stessa capacità di osservazione dal basso verso l’alto dell’arena di riferimento. Flaminia è sicuramente coraggiosa e ambiziosa, pure un po’ incosciente, e la sua onestà di sguardo e d’intenzione è insindacabile però pecca un po’ d’ingenuità, si fa tentare troppo dalle lusinghe del sentimentalismo e non trova una quadra tra gli argomenti che affronta, anche di un certo peso. Divertito ma non sempre divertente, commosso ma poco commovente, si avvertono l’urgenza e la vis comica ma si poteva fare qualcosa di più. Attendiamo l’opera seconda per capire.
TITOLO | Flaminia |
REGIA | Michela Giraud |
ATTORI | Michela Giraud, Rita Abela, Antonello Fassari, Lucrezia Lante della Rovere, Nina Soldano, Edoardo Purgatori, Catherine Bertoni de Laet, Ludovica Bizzaglia, Francesca Valtorta, Fabrizio Colica, Enzo Salvi, Saverio Raimondo, Stefano Rapone, Daniele Tinti, Giulio Forges Davanzati, Andrea Purgatori |
USCITA | 11 aprile 2024 |
DISTRIBUZIONE | Vision Distribution |
Due stelle e mezza
Flaminia interviste e recensione
Guarda le nostre video interviste al cast:
(guarda) Michela Giraud e Rita Abela
(guarda) Lucrezia Lante della Rovere
(guarda) Edoardo Purgatori
(guarda) Fabrizio Colica
(guarda) Ludovica Bizzaglia, Catherine Bertoni de Laet, Francesca Valtorta
(guarda) Video del photocall con il cast
(guarda) Video integrale incontro stampa con il cast
Leggi il testuale dell’incontro stampa con il cast
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