La nostra recensione di Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna, divertente comedy drama diretto da Greg Berlanti con Scarlett Johansson, Channing Tatum, Woody Harrelson e Chris Evans: tra Nora Ephron e space opera, tra amore e female empowerment
Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna non ha molto a che vedere con l’omonimo celebre brano di Sinatra, ma potrebbe. Diretto dal Greg Berlanti di Love, Simon e guidato dai pesi massimi Scarlett Johansson e Channing Tatum, assieme a nomi come Woody Harrelson e Chris Evans, questo curioso ibrido di rom-com, screwball comedy e space opera punta tutto sulla discreta chimica tra i suoi protagonisti e su un copione più frizzante e in palla di quanto ci saremmo aspettati, mascherando così l’inconsistenza dei suoi momenti ammantati di epica e racconto storico. Il divertimento non mancherà.
Una missione spaziale
Assunta per rilanciare l’immagine pubblica della NASA, Kelly Jones (Scarlett Johansson), ragazza prodigio del marketing, si scontrerà con Cole Davis (Channing Tatum), direttore del programma di lancio, creando scompiglio nel suo già difficile compito. Quando la Casa Bianca ritiene che la missione sia troppo importante per fallire, Kelly Jones viene incaricata di inscenare un finto sbarco sulla Luna come piano di riserva. A quel punto il conto alla rovescia inizia davvero.
Sulle orme di Nora
Se ci si aspetta di trovarsi davanti ad un’operazione à la Ron Howard si potrebbe rimanere delusi da Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna, nonostante la presenza registica di Greg Berlanti, il connubio Johansson-Tatum e il titolo stesso fossero degli indicatori di partenza già piuttosto precisi del tipo di prodotto in atto. A dir la verità il regista americano prova a lavorare sul registro del racconto epico a tinte storiche, specialmente nel terzo atto, ma appare palese come sia solo un tentativo di provare a regalare una (peraltro non necessaria) autorevolezza ad un film che fa del suo fulcro tutt’altro.
Il tutt’altro è ben rappresentato dalla Kelly di una Scarlett Johansson spumeggiante e in parte, una femminista ente-litteram che si muove prima nella Manhattan della pubblicità anni ’60 in una scena che sembra strappata dal mondo di Mad Men, e poi alla Nasa. Si può solo immaginare come, in un ambiente fortemente maschilista simile, una donna del temperamento e dell’indipendenza di Kelly venisse vista e infatti il primo conflitto è esattamente quello che vi aspettereste. È però la sceneggiatura a scardinare le resistenze dell’arena grazie alla verve appassionata di questa pubblicitaria dal passato oscuro, che nell’agenzia troverà anche un amico/nemico nell’ingegnere Cole a capo del programma di lancio.
La dinamica che si instaura tra i due abbraccia il romanticismo di Nora Ephron tramite la velocità dei dialoghi, un po’ di sana corrosività e un po’ di cinismo che però non mascherano i buoni sentimenti di fondo, il messaggio femminista e “inspirational” e la risoluzione tematica sull’importanza della verità, sempre e comunque. Perché un po’ tutto il film si muove sul filo tra verità e finzione, su ciò che la comunicazione può filtrare e quindi trasformare per veicolare un messaggio non autentico. Le fake news ante-litteram (che prendono in giro ed espongono anche la mania del complottismo) diventano quindi materia diegetica di una screwball comedy che le tratta sì con superficialità, ma anche con annessa leggerezza.
Chimica, astronomia e il resto
È comunque un bene che fra Johansson e Tatum sia scattata una chimica tutto sommato discreta, nonostante il personaggio della prima sia decisamente più memorabile, costruito e riuscito del secondo. Una pecca di sceneggiatura colmata in parte dalla dialettica dei corpi e degli sguardi, pieni di desiderio ma mai troppo sessualizzati e dal divertimento che traspare dalle interpretazioni di entrambi, mai eccessivamente né seriose né frivole. Il film regge sulla distanza, nonostante una durata un filo eccessiva e un certo autocompiacimento, proprio perché riesce a bilanciare la propria anima di commedia romantica (senza dubbio primeggiante) con un riverbero storiografico di fondo che ci parla di un sogno americano ormai svanito.
Forse è proprio l’aspetto legato all’American Dream l’aspetto più interessante di Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna, perché è nelle sue pieghe recondite che l’opera terza di Berlanti traccia un curioso parallelismo tra l’America dei Sixties e quella contemporanea con uno sguardo nostalgico verso il passato e un po’ disincantato verso il presente. Un po’ come una sorta di effetto placebo mista a macchina nel tempo, una screwball comedy che idealizza un momento storico glorioso per il mondo, cristallizzandolo in un tempo in cui le donne (e non solo) non avevano una voce ed è quindi il cinema a dovergliela fornire.
TITOLO | Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna |
REGIA | Greg Berlanti |
ATTORI | Scarlett Johansson, Channing Tatum, Woody Harrelson, Chris Evans, Jim Rash, Ray Romano, Peter Jacobson, Joe Chrest, Anna Garcia, Colin Woodell, Jessie Mueller, Noah Robbins, Nick Dillenburg |
USCITA | 11 luglio 2024 |
DISTRIBUZIONE | Eagle Pictures |
Tre stelle e mezza