Forever Young, recensione: Valeria Bruni Tedeschi dirige una storia semi-autobiografica

Forever Young - Nadia Tereszkiewicz e Sofiane Bennacer (foto Lucky Red)
Forever Young - Nadia Tereszkiewicz e Sofiane Bennacer (foto Lucky Red)

La recensione di Forever Young, il nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi: un gruppo di giovani aspiranti attori si destreggia tra amori, dolore, arte e lo spettro dell’Aids per salire alla ribalta nella Nanterre degli anni Ottanta

Arriva nelle sale Forever Young (Les Amandiers), il nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi, dopo essere stato presentato in concorso al Festival di Cannes ed essere passato alla 17ª Festa del Cinema di Roma come film di chiusura: un’opera semi-autobiografica ed estremamente sincera che parla di legami affettivi, di amore e di speranze per il futuro di un gruppo di giovani aspiranti attori che vengono ammessi nella prestigiosa scuola di teatro Les Amandiers, diretta da Patrice Chéreau e Pierre Romans.

Saranno famosi (?)

Nanterre, 1986. Stella (Nadia Tereszkiewicz), Adèle (Clara Bretheau), Etienne (Sofiane Bennacer), Victor (Vassili Schneider), Frank (Noham Edje) e i loro compagni sono aspiranti attori affamati di vita e di arte, nel pieno della propria giovinezza. Entrati nella prestigiosa scuola teatrale Les Amandiers creata da Patrice Chéreau (Louis Garrel) e Pierre Romans (Micha Lescot) sentono di avere il mondo nelle mani e, una volta lanciati a piena velocità nelle proprie passioni, vivranno insieme l’entusiasmo, le delusioni, gli amori, ma anche la tragedia dell’Aids che in quel momento sta decimando letteralmente un’intera generazione. Tra Parigi e New York dovranno trovare la propria voce sia come artisti che, soprattutto, come esseri umani mentre il mondo intorno a loro cambia e si trasforma ad una velocità che non riescono ancora a sostenere.

Forever Young - Louis Garrel e Nadia Tereszkiewicz (foto Lucky Red)
Forever Young – Louis Garrel e Nadia Tereszkiewicz (foto Lucky Red)

La vita che imita l’arte

Avere vent’anni, una testa piena di sogni, voler dimostrare il proprio talento, la propria fame, la propria volontà di capovolgere il mondo: i ventenni di Forever Young non sono affatto diversi dai ventenni di oggi e devono affrontare le stesse dinamiche, in un mondo che però è profondamente diverso da quello odierno. Si amano, si lasciano, combattono per i propri sogni e devono sgomitare per farsi notare da Patrice e Pierre, anche concedendosi o rifiutando del tutto la propria moralità se necessario. Ma è su quel palcoscenico che danno il meglio di sé, in quella costante ricerca di un’energia vitale che possa nutrire la loro anima e la loro arte. Valeria Bruni Tedeschi ha in questo senso diretto un film vivo, vivissimo, un film che pulsa e palpita insieme a quei giovani cuori non ancora toccati dalla morte e dalla tragedia. Un film dichiaratamente autobiografico (o almeno in parte) in cui la regista e attrice torinese di nascita e parigina d’adozione può finalmente raccontare senza filtri le contraddizioni, le gioie e i dolori della propria giovinezza ma anche il perduto idillio del tempo; quella nostalgia falsa e subdola che ci fa ricordare cose che speravamo di dimenticare, ma che ci permette anche di cristallizzare intatti nel tempo i momenti più belli di una parte fondamentale delle nostre vite.

Forever Young - Micha Lescot (foto Lucky Red)
Forever Young – Micha Lescot (foto Lucky Red)

Eros e thanatos

C’è il sesso in Forever Young,ci sono la passione e l’amore raccontati nelle loro forme più intime e strazianti, ma c’è anche l’ombra mai completamente svanita neanche oggi dell’Aids. Un’epidemia devastante che ha mietuto tante, troppe giovane vite e che soprattutto ha cambiato totalmente il modo in cui un certo tipo di società si è approcciata al sesso e all’amore. Il merito di Valeria Bruni Tedeschi qui è quello di lasciare l’epidemia non in secondo piano, ma su un piano laterale che tocca direttamente o indirettamente i protagonisti. Una lotta continua tra eros e thanatos, tra paura e desiderio di morte che tendono a sovrastarsi a vicenda macchiando indelebilmente anche il percorso artistico, enon solo quello di vita, di Stella, Etienne, Adèle, Victor e di tutti gli altri. Un percorso fatto di tutto ciò che l’arte, e di conseguenza la vita, hanno in serbo per noi e a cui è impossibile sfuggire: quando le luci del palcoscenico si spengono e il sipario cala rimane la nostra performance, solo quella. E se gli applausi arriveranno, allora tanto meglio.

Forever Young - Clara Bretheau (foto Lucky Red)
Forever Young – Clara Bretheau (foto Lucky Red)

Sangue, sudore, lacrime

Valeria Bruni Tedeschi ha realizzato un film brutalmente onesto e privo di orpelli, un’opera che la protagonista Nadia Tereszkiewicz si carica sulle spalle nonostante un cast di contorno tutt’altro che insignificante. Nella sua forza titanica e in quella della sua Stella si racconta una voglia di vita che buca lo schermo e ne esce letteralmente fuori, quasi come un’inondazione, mentre Forever Young esplora con fare documentaristico i rapporti tra questi personaggi ancora privi di una bussola; rimanendo attaccata ai volti e ai corpi la pellicola scandaglia chirurgicamente tutti i suoi personaggi, li fa uscire fuori con impeto e generosità e li fotografa per quello che sono: degli splendidi “reietti” pieni di sogni e di speranze, ma anche pieni di paure e disperazione. Ma se in Shakespeare la vita non è altro che un racconto pieno di furore e strepiti che non ha alcun significato, qui il senso sta proprio in quello strepitio, in quel furore, in quella rabbia. In quel gigantesco ” ci siamo anche noi”, voluto, cercato, urlato.

Forever Young. Regia di Valeria Bruni Tedeschi con Nadia Tereszkiewicz, Sofiane Bennacer, Louis Garrel, Micha Lescot e Clara Bretheau, uscito nelle sale cinematografiche il 1 dicembre distribuito da Lucky Red.

VOTO:

Tre stelle e mezza

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