Gio Evan debutta al Festival di Sanremo con Arnica e nell’incontro con la stampa ci ha raccontato come è nato il brano, il debito verso il mare e Max Pezzali, il suo rapporto con la religione e la montagna
Cantautore, scrittore, poeta: Gio Evan è un’artista a tutto tondo e debutta al Festival di Sanremo con Arnica, brano nato da un’incidente durante un’arrampicata e che è un pò come lui, fragile ma che punta all’eterno, come ci ha raccontato all’incontro con la stampa al quale abbiamo partecipato: «Le canzoni riesco a scriverle solo con la chitarra in mano. La scorsa primavera stavo facendo un’arrampicata e durante la scalata ho messo il dito medio in una presa: mi è venuto a mancare un appoggio sui piedi e l’incidente mi ha sbriciolato l’osso del medio, impedendomi di suonare. Ma avevo già in testa Arnica, me la stavo cantando addosso. Così ho preso una tastiera, ho chiesto a un amico di darmi in fretta lezioni di piano e dopo due mesi passati a suonare tutti i giorni per dieci ore ho finito il pezzo, il cui testo è stato scritto il giorno stesso dell’incidente. L’arnica è un fiore, prima di essere una medicina. Lo spunto per la canzone sta nel fatto che sia esile ma allo stesso tempo perenne, inoltre vive in montagna e come me è fragile ma ambisce all’eternità. Ha una metamorfosi. Per quanto mi riguarda sono medicine anche mangiare una mela o respirare un tramonto».
Giovanni parla poi della prima prova con l’orchestra e di come interpreterà la canzone sul palco dell’Ariston: «Teatralizzerò la mia canzone. Sarà tutto molto minimale, mi sono limitato a voler rifare tutto il brano con le mani, come se fosse una tela da dipingere: sono più appassionato di pittura, danza e teatro che di musica, quindi è stato naturale proiettare le mie passioni su quello che mi piace fare. La prima prova sul palco di Sanremo è stata commovente e meravigliosa, ho sentito settanta orchestrali al servizio di una canzone che ho scritto in montagna al punto che, una volta conclusa, mi sono sentito come in dovere di dire all’orchestra che mi dispiaceva che dovessero lavorare con me. Come recita il Vangelo: Padre, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato».
Un rapporto molto intenso con la religione, come si apprende dall’ultima citazione e Giovanni ci racconta di definirsi cristico e di fare ricorso al digiuno e alla meditazione: «Il filosofo Jung diceva: io non credo che dio esista, io so che dio esiste. Ho avuto la fortuna di avere dei dialoghi celesti, perché tendevo alla solitudine, al digiuno, all’isolamento e alla meditazione fin da piccolo e per me sono sempre state terapeutiche A Pietralunga dove ho vissuto per un periodo ci sono due ashram, le chiese induiste. Non sono cristiano ma cristico, cioè pratico tutto. In India ho trovato un Vangelo in italiano per terra, dopo aver fatto un mese di digiuno. Anche questi sono segnali importanti. Credo si debba unire la profondità del cielo alla giocosità della terra, motivo per cui sono un festaiolo e un ragazzo estremamente spericolato».
Durante la serata delle cover il cantautore pugliese canterà Gli anni degli 883 insieme ai finalisti di The Voice Senior: «L’ho scelta perché Max Pezzali per me è come un guru, le sue canzoni sono state cantate da me e non solo a squarciagola durante l’adolescenza, ci ha accompagnato alle prime sigarette e ai primi baci, fino alla regola dell’amico. Volevo fare una cover con persone non famose, anziane e non del mestiere, perché ho un buon rapporto con loro: io ho feeling con i bambini di 5-6 anni e con gli anziani. Non ho mai sentito nominare The Voice Senior: quando ho visto dei video su YouTube ho iniziato a piangere. Quindi li ho chiamati subito, hanno detto tutti sì, sono felicissimo: rispecchiano le mie aspettative, cantano benissimo, sono maestri, hanno una grande vita vissuta».
Il titolo dell’album è Mareducato e il nuovo libro di poesie Ci siamo fatti mare. Giovanni ci spiega che questo deriva dal voler ringraziare il mare, dove ha passato i mesi del lockdown in una casa sull’Adriatico: «Appartengo alla montagna e morirò in montagna, ma la pandemia l’ho passata al mare, dove ho scritto i miei nuovi lavori. E adesso che sono andato via ho voluto dirgli grazie. Ho scoperto la solitudine del mare d’inverno e ho capito che il mare di costringe a fare i conti con te stesso, impedendoti di scappare dalle tragedie interiori. La montagna ti insegna a fuggire mentre in mare non puoi nasconderti, mi sono piombati addosso tutti i conti che avevo in sospeso. Mi ha dato una nuova forma di educazione, per questo l’ho intitolato Mareducato».
Elisa Isoardi, conduttrice Rai, utilizzò un verso del cantautore per ufficializzare sui social la separazione con il segretario della Lega Matteo Salvini e questo fatto portò ulteriore notorietà a Gio, che racconta come giudicò quell’episodio: «Stavo facendo un percorso pieno di sold out, i miei libri erano già best seller quando è successa questa cosa con la Isoardi: quando un artista che viene da un percorso lungo, lontano dai social, dalla politica e dal sistema cose come questa danno un po’ fastidio. Non mi interessa la politica, mi ritengo un anarchico ordinato. Certo, avrei preferito essere citato da Dario Fo. Sono bombardato da persone che si lasciano e si fidanzano con le mie poesie, sono abituato a ficcarmi nelle storie d’amore, anche se sono molto meno fortunato con le mie».