Hanno ucciso l’Uomo Ragno, recensione primi due episodi: la nascita degli 883 e il mito degli anni ’90 raccontati con brio

Hanno ucciso l'Uomo Ragno - Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli
Hanno ucciso l'Uomo Ragno - Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli

La nostra recensione dei primi due episodi di Hanno ucciso l’Uomo Ragno, attesissima serie di Sydney Sibilia su nascita e ascesa degli 883, con Elia Nuzzolo nei panni di Max Pezzali e Matteo Oscar Giuggioli in quelli di Mauro Repetto: la provincia, gli anni ’90, il sogno

In Mixed by Erry c’erano Napoli e gli anni ’80, in Hanno ucciso l’Uomo Ragno ci sono Pavia e gli anni ’90. In mezzo, come comun denominatore, ci sono la musica e la voglia di affermazione e riscatto, il senso d’inappartenenza e quell’America simbolica che è rappresentata da Milano. Soprattutto il trait d’union è Sydney Sibilia, il cantore di un nuovo cinema di genere che si rifà ad un preciso immaginario, l’uomo giusto per portare in scena la storia della nascita e dell’ascesa del duo più iconico della musica leggera italiana: gli 883. A prestare il volto a Max Pezzali e Mauro Repetto i talentuosi Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, mentre sceneggiatura e atmosfera nineties fanno il resto.

Hanno ucciso l'uomo ragno - Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli
Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli

Due discoteche e centosei farmacie

Pavia, fine anni Ottanta. Max (Elia Nuzzolo) ama i fumetti e la musica americana. È un anticonformista in una città dove non c’è nulla a cui ribellarsi. Dopo aver trascurato il liceo per seguire nuove amicizie e serate punk, arriva inevitabilmente la bocciatura ma questo fallimento si rivela in realtà una nuova, fatale opportunità: nel liceo dove si trasferisce ha un nuovo compagno di banco, Mauro (Matteo Oscar Giuggioli). La musica rende Max e Mauro inseparabili e, grazie alla forza trascinante di Mauro, Max abbraccia il suo talento e insieme a lui compone le prime canzoni che verranno prodotte da Claudio Cecchetto (Roberto Zibetti). Ma quando il successo li travolgerà riusciranno a rimanere uniti?

Guarda la nostra video intervista a Sibilia, Nuzzolo e Giuggioli

Hanno ucciso l'uomo ragno - Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli
Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli

Il racconto della provincia

Non si può non associare Max Pezzali e gli 883 al racconto della provincia pavese, della vita lenta in un grande paese in cui le discoteche sono solo due e le farmacie centosei, dello scazzo e della noia che nei lunghi pomeriggi invernali (o estivi) li portavano a immaginare la vita in un’America che era a una cinquantina di chilometri di distanza (Milano) o all’America vera. Quella delle Harley tanto amate da Max, delle strade infinite, dei sogni impossibili che diventavano realtà. In Hanno ucciso l’Uomo Ragno (la serie Tv, non la canzone) noia e sogni corrono sullo stesso binario, in cui è la prima ad alimentare i secondi, a sconfiggere il fantasma dell’appiattimento e la tentazione della mediocrità.

Eppure il racconto comincia indietro nel tempo guardando al passato, anziché al futuro, perché ci porta nell’Austria di fine ottocento dove un bambino, appena bocciato in matematica, viene costretto dai genitori al trasferimento – indovinate un po’? – a Pavia. Non sveleremo qui l’identità del bambino, anche se ad un certo punto è possibile arrivarci, perché trattasi di una buona idea che lega il suo destino a quello di Max e Mauro: dei visionari irrequieti, a cui manca solo lo stimolo giusto per far esplodere la propria genialità, il proprio talento grezzo. L’importante è iniziare a vedere la realtà con occhi diversi, con meno disincanto e un po’ più di cinismo ma senza abbandonare mai del tutto il sogno e l’incanto stesso.

Max e Mauro diventano perciò le due metà di una mela perfetta: il primo creativo, il secondo propositivo, talento e visionarietà che si intrecciano in un racconto di formazione europeo che abbraccia la parabola americano del loser che ce la fa, dello sfigato (ma solo all’apparenza) destinato a conquistare il mondo. Per farlo è imperativo riconsiderare il decennio forse più impattante del secolo scorso, quegli anni ’90 che hanno fatto da ponte tra analogico e digitale consegnandoci un mondo più connesso e forse anche più frammentato e solo. In Hanno ucciso l’Uomo Ragno quel decennio torna a splendere, a brillare di luce propria e a vivere pulsante, nel suo apparente immobilismo e nelle sue contraddizioni infinite.

Hanno ucciso l'uomo ragno - Elia Nuzzolo
Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Elia Nuzzolo

Il sogno e il grande incubo

Ed è su questo terreno fertilissimo e aperto a infinite possibilità che lo script di Hanno ucciso l’Uomo Ragno (un plauso a Francesco Agostini, Chiara Laudani, Giorgio Nerone e allo stesso Sydney Sibilia) interseca gli archi narrativi e tematici di due adolescenti quasi alla soglia dell’età adulta che immaginano cosa ci sia, oltre quella soglia. La precisione di scrittura è meticolosa, la restituzione di quell’immaginario filtrato attraverso la lente della provincia è puntuale, i riferimenti chiarissimi; certo, alle volte si esagera con la voce fuoricampo e un paio di passaggi appaiono affrettati e meno chiari, però Hanno ucciso l’Uomo Ragno ha il merito di non lisciare mai il pelo dei propri protagonisti e di non scadere mai nell’agiografia.

Ne è una dimostrazione la volontà di non usare mai canzoni degli 883 nella colonna sonora (tranne che per la sigla), o di evitare riferimenti al gruppo fuori dal tempo e dallo spazio della narrazione che ne spezzino l’andamento diegetico. E se i bravissimi Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli sembrano richiamare con grande precisione la spontanea ingenuità di Max Pezzali e l’ambizione di Mauro Repetto, il merito è anche dello stesso Sibilia che sa come valorizzarli attraverso la pulizia dei dialoghi, la parlata realistica, le differenze di caratterizzazione, il conflitto che rimane latente ma presente.

Quello di Hanno ucciso l’Uomo Ragno è un universo narrativo a metà tra sguardo nostalgico e sguardo volto al presente, in cui la celebrazione degli anni ’90 si accavalla al racconto di un sogno e di una speranza che lambisce il nostro presente per superarlo perché gli 883 rimangono ancora perfettamente contemporanei nei testi e nei suoni, per quanto possano sembrare un po’ ingenui. È però un’ingenuità voluta e sincera, come le canzoni di Max e Mauro, come l’amore che si ha per l’irraggiungibile Silvia e la delusione che si prova quando scopriamo che la regina del celebrità è umana e imperfetta come noi, e come noi deve sopravvivere ad una vita di responsabilità e fallimenti. Che bello però saperli cantare.

TITOLO Hanno ucciso l’Uomo Ragno
REGIA Sydney Sibilia, Alice Filippi, Francesco Ebbasta
ATTORI Elia Nuzzolo, Matteo Oscar Giuggioli, Ludovica Barbarito, Davide Calgaro, Alberto Astorri, Roberta Rovelli, Edoardo Ferrario, Roberto Zibetti
USCITA dall’11 ottobre 2024
DISTRIBUZIONE Sky

 

VOTO:

Tre stelle e mezza

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