High & Low: John Galliano, recensione RoFF18 del documentario di Kevin Macdonald

La recensione di High & Low: John Galliano, documentario di Kevin Macdonald dedicato al celebre stilista John Galliano: dagli inizi difficili all’apoteosi in Dior, fino alla condanna per insulti antisemiti

John Galliano: ascesa e declino di una star

Lo stilista John Galliano ha lavorato per anni con le case Givenchy e Dior rivoluzionando il mondo della moda, ma nel 2011 ha visto la sua carriera fermarsi bruscamente dopo essere stato ripreso in un video mentre pronunciava insulti antisemiti e razzisti. Il film segue la sua caduta e la sua ripresa.

“Cercavo un modo per fare un film su cosa succede quando le persone famose ‘trasgrediscono’, per capire come affrontano questa esperienza e come cercano il perdono della società. Mi interessava realizzare un documentario su cosa avviene quando fai qualcosa di assolutamente inaccettabile”, ha affermato il regista Kevin Macdonald.

Materiali d’archivio, cartamodelli, interviste

High & Low: John Galliano, presentato alla 18ª Festa del Cinema di Roma, racconta il percorso artistico del celebre stilista inglese utilizzando materiali d’archivio, video, foto, cartamodelli e numerose interviste che coinvolgono amici e nemici dell’ex direttore artistico di Dior (che oggi ricopre lo stesso ruolo nella Maison Margiela). Una parabola intensa che farebbe concorrenza alle più ripide montagne russe, per quello che viene definito dagli esperti del settore “uno degli ultimi geni creativi moderni”.

Un lavoro del premio Oscar Kevin Macdonald

Ad occuparsene il brillante Kevin Macdonald, vincitore dell’Oscar con Un giorno a settembre dedicato all’attentato terroristico alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Il documentarista si dimostra abile nel mettere sul tavolo tutte le carte a disposizione. D’altronde il materiale d’archivio non manca, trattandosi di sfilate che hanno rivoluzionato il settore grazie alla loro estrema spettacolarizzazione. John Galliano ha portato in passerella la trasgressione della moda ma anche una notevole teatralità, realizzando show ultra-patinati che giovano alla resa del documentario a lui dedicato.

Imparzialità del racconto

Da apprezzare una certa imparzialità del racconto, che cerca di dare voce a tutte le campane. È così che alcune affermazioni di Galliano vanno in contrasto, solo per fare un esempio, con quelle di Sidney Toledano (CEO della maison Dior) o con quelle dell’uomo aggredito verbalmente da Galliano nel bistrot La Perle di Parigi. È evidente tuttavia che le parole di ciascuno di essi hanno un peso specifico diverso: Galliano è una star cui è stato concesso di sbagliare molto più che ad altri.

Il lato più vulnerabile dell’uomo

“Ho fatto una cosa disgustosa, una cosa ripugnante. È stato orribile. Ma non ero più io”, ha dichiarato il diretto interessato. High & Low: John Galliano mostra anche il lato più vulnerabile dell’uomo, costretto a disintossicarsi da alcol e medicinali che gli avevano creato dipendenza fino al punto di minarne la salute e soprattutto la padronanza di sé. Non manca una stoccata alla casa di moda Dior, rea di avergli chiesto troppo in virtù del profitto.

Brioso e cool, ma senza fare sconti

È evidente che Galliano abbia potuto contare sull’appoggio di tanti big della moda che lo hanno in qualche modo “sollevato” dai suoi peccati: da Anna Wintour ad André Leon Talley, da Noemi Campbell a Kate Moss. A colpire maggiormente da un punto di vista umano, però, da una parte è l’autentico affetto nutrito nei confronti dell’amico e braccio destro Steven Robinson – morto a 38 anni – e l’amore del compagno Alexis Roche.

L’uomo, che interviene in prima persona nel documentario, non l’ha mai abbandonato e mostra che oltre alla star capricciosa ed esibizionista, probabilmente, c’è sempre stato (anche) altro. Tutto e il contrario di tutto nel lavoro di Kevin Macdonald, brioso e cool come solo la moda può essere, ma che non fa sconti a nessuno. Nemmeno a John Galliano.