La recensione de I fratelli De Filippo, col quale Sergio Rubini racconta ed omaggia Peppino, Titina ed Eduardo: un memorandum con un cast ricchissimo, ma che in alcuni passaggi dovrebbe prendersi meno sul serio
“Zio” Eduardo Scarpetta
È l’inizio del Novecento e i tre fratelli Peppino (Domenico Pinelli), Titina (Anna Ferraioli Ravel) ed Eduardo (Mario Autore), vivono con la bella e giovane madre, Luisa De Filippo (Susy Del Giudice). In famiglia un padre non c’è, o meglio si nasconde nei panni dello “zio” Eduardo Scarpetta (Giancarlo Giannini). Lui, il più famoso, ricco e acclamato attore e drammaturgo del suo tempo, ha deciso di non riconoscere i tre figli naturali ma li ha introdotti sin da bambini nel mondo del teatro. Alla morte del grande attore, i figli legittimi si spartiscono la sua eredità, mentre a Titina, Eduardo e Peppino non spetta nulla. Ai tre giovani, però, “zio” Scarpetta ha trasmesso un dono speciale, ovvero quel grande talento che li porterà a realizzare un ambizioso sogno: la formazione di un trio, per una ferita familiare che si trasforma in arte.
Al servizio della storia
Sergio Rubini (qui la nostra video intervista al regista) dirige un ricchissimo cast tutto italiano in cui si alternano giovani promesse come Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel e Mario Autore e veterani di lusso quali Giancarlo Giannini, Marisa Laurito, Vincenzo Salemme, Maurizio Casagrande e Biagio Izzo. La sua macchina da presa tende a sparire, mettendosi completamente al servizio della storia. In questo, alcuni passaggi peccano di eccessiva enfasi – soprattutto nei confronti di Napoli e della “napoletanità” in generale – e minano il realismo delle scene. Un difetto che si intravede solo a tratti, mentre la tendenza generale è quella di valorizzare al massimo una fetta importante della storia del teatro italiano.
Tra cinema e televisione
Il paragone con Qui rido io di Mario Martone – con Tony Servillo nel ruolo di Eduardo Scarpetta – sembra fin troppo facile. In realtà le differenze tra le due pellicole sono più numerose di quanto si possa credere. In primis vengono raccontati due periodi diversi da due diversi punti di vista. In secondo luogo, è il mezzo di destinazione a cambiare. I fratelli De Filippo è stato pensato per essere fruito sia nelle sale cinematografiche che in televisione (la Rai lo ha programmato per il 29 dicembre). Il suo essere “ibrido” dilata i tempi – la durata complessiva è di 142 minuti – e permette un focus approfondito sui tre protagonisti, per un risultato finale che appare buono nonostante qualche difetto.
La storia di un riscatto
La via scelta dalla sceneggiatura è quella del flashback. Si parte infatti dalla realizzazione del sogno dei tre protagonisti, ovvero la formazione di una compagnia tutta loro: si tratta del Teatro Umoristico “I De Filippo”, pronta il 25 dicembre a mettere in scena il celebre Natale in Casa Cupiello. Il resto è appunto un lungo percorso a ritroso nel tempo, che racconta una vicenda familiare (compresi i contrasti tra Eduardo e Peppino) ma anche la storia di un riscatto. Esclusi dalla vita e dall’eredità di Scarpetta, quei tre fratelli sapranno realizzare qualcosa di altrettanto grande rimasto, non a caso, nella memoria collettiva e ancora oggi ricordato con infinita ammirazione.
I fratelli De Filippo, presentato in concorso alla 16ª Festa del Cinema di Roma, è arrivato nelle sale cinematografiche il 13, 14 e 15 dicembre 2021 e poi sugli schermi Rai il 29 dicembre distribuito da 01 Distribution.