La recensione de I tre moschettieri – D’Artagnan, prima parte di un dittico che trasporrà il romanzo di Dumas in forma molto più fedele con l’aiuto di un cast che vanta tra gli altri Eva Green, Vincent Cassel e Louis Garrel
DI trasposizioni più o meno riuscite e più meno fedeli del classico di Alexandre Dumas ne abbiamo viste tante al cinema, ultima è stata quella (italianissima) di Giovanni Veronesi. I tre moschettieri – D’Artagnan arriva quindi in sala con un budget faraonico per una produzione europea (oltre 70 milioni di euro divisi in due film), un peso sulle spalle non indifferente e un cast strepitoso che raccoglie il meglio del cinema francese e non solo vantando nomi come Eva Green, Vincent Cassel e Louis Garrel.
Uno per tutti…
Dopo essere stato dato per morto per aver cercato di salvare una ragazza da un rapimento, il giovane D’Artagnan (François Civil) arriva a Parigi in cerca degli aggressori. Una serie di circostanze lo pongono in conflitto con i tre Moschettieri del Re Athos (Vincent Cassel), Porthos (Pio Marmaï) e Aramis (Romain Duris), i quali lo sfidano a duello a distanza di una sola ora l’uno dall’altro. Nel frattempo, a palazzo, il re Luigi XIII (Louis Garrel) e la regina Anna (Vicky Krieps) devono difendersi da un grave scandalo che riguarda quest’ultima, e da un complotto messo in piedi dal perfido cardinale Richelieu (Éric Ruf). D’Artagnan, dopo essersi conquistato il rispetto e l’amicizia degli altri moschettieri ,si innamora di Constance (Lyna Khoudri), la confidente della Regina,ma questo amore lo metterà in serio pericolo guadagnandosi l’odio di colei che diventerà il suo peggior nemico: Milady (Eva Green).
A cavallo della modernità
Non si può certo affermare che I tre moschettieri – D’Artagnan si insinui nel solco dei cappa e spada tradizionali, e non perché di duelli a lame incrociate non ve ne siano, anzi. Piuttosto è lo spirito con il quale il film è stato ideato, scritto e girato ad avvicinarlo più dalle parti di un romanzo di le Carré che ad un blockbuster sul modello de I Pirati dei Caraibi. È un film, questo, che si prende sul serio in tutto e per tutto, già a partire da una scena d’apertura sotto la pioggia girata parzialmente in soggettiva in cui assistiamo ad un tentato omicidio, per poi rilanciare continuamente le proprie ambizioni grazie ad uno sfoggio di scenografie e costumi davvero notevole e soprattutto alla volontà di raccontare una storia dalle tante diramazioni, piena di intrighi e di personaggi più o meno fumosi. Martin Bourboulon decide di adottare uno sguardo classico e al tempo stesso moderno per adattare la prima metà del romanzo di Dumas, frullando assieme sia una ricostruzione storica piuttosto attenta e accurata e una regia che non cede mai a derive ultra-pop o ad ammiccamenti fini a se stessi che tanto per la maggiore vanno oggi, ma anche una parziale visione al mondo attuale e agli scontri di religione e civiltà che hanno insanguinato la Francia e l’Europa per secoli e che tutt’oggi continuano. Poi, certo, non è un film politico quello di Bourboulon, quanto piuttosto un divertissement intelligente che non dimentica mai di raccontare una storia avvincente, senza prendere in giro lo spettatore ma proponendosi con onestà e professionalità. Mica poco.
Dio benedica Eva Green
Uno dei punti di forza de I tre moschettieri – D’Artagnan sta sicuramente nella scelta del cast, che giustamente amalgama glorie del cinema francese (e non solo) con attori meno conosciuti al grande pubblico. Se Vincent Cassel ci regala un Athos perfettamente definito tra figura di mentore e uomo dilaniato dai propri sensi di colpa e la coppia reale formata da Louis Cassel e Vicky Krieps meriterebbe quantomeno uno spin-off per la chimica pazzesca che si è instaurata tra i due attori, a dominare ci pensa la sempre eterea e carismatica Eva Green. La sua Milady non appare molto (anche se il secondo film sarà dedicato alla sua figura), ma quando lo fa non può che lasciare il segno. È una donna spietata, calcolatrice e machiavellica ma anche sensuale e magnetica e – soprattutto – capace di renderci parte del dolore per una ferita che le è stata provocata in passato e che non è ancora guarita. È il suo personaggio quello che davvero manovra tutti gli altri, è la sua figura a stagliarsi sopra tutte le altre, infilandosi nell’oscurità delle notti di palazzo, ordendo intrighi e complotti, tradendo, mentendo e uccidendo se ce n’è motivo. Nell’attesa di sapere come hanno intenzione di rendere protagonista la sua Milady nella seconda parte del dittico, non possiamo che ammirare e celebrare la straordinaria forza espressiva e scenica di un’attrice che purtroppo non viene mai utilizzata a sufficienza.
Tutti per uno
I tre moschettieri – D’Artagnan si destreggia abilmente tra racconto d’avventura a tinte storiche, thriller politico con una punta di spy story e swashbuckling ma ha anche il merito di saper stemperare la tensione drammatica con delle punte d’ironia e dei dialoghi brillanti da commedia pura, senza rinunciare ad un paio di sequenze più propriamente action che regalano maggior dinamismo e cinematograficità al mix di Martin Bourboulon. Perché in fondo è di questo che si tratta, di una pellicola che rappresenta un cinema a 360 gradi, sufficientemente ambiziosa e ricca da lasciare un buon ricordo nella mente dello spettatore ma capace anche di scartare e deviare rispetto alla materia narrativa classica in un paio di occasioni. È un po’ la cartina di tornasole di un’industria che sa osare e sa sfruttare le risorse, le maestranze e le opere letterarie di cui dispone, cercando di coniugare classico e moderno, stile e concretezza in un grande calderone che guarda anche un po’ alle necessità di inclusione del contemporaneo senza farsi inghiottire troppo. Certo, rimane poco più che un divertissement ottimamente realizzato, ma sarebbe sbagliato sottovalutarne la forza e la prorompenza di idee e suggestioni. Al punto da farci chiedere cosa ci sia nel cinema appena al di là delle Alpi che solo faticosamente riusciamo a sfiorare.
I tre moschettieri – D’Artagnan. Regia di Martin Bourboulon con Vincent Cassel, François Civil, Pio Marmaï, Romain Duris, Louis Garrel, Vicky Krieps, Éric Ruf, Lyna Khoudri ed Eva Green, in uscita nelle sale il 6 aprile distribuito da Notorious Pictures.
Tre stelle e mezzo