Alla Mostra del Cinema di Venezia 2024 conferenza del film Iddu con i registi Antonio Piazza e Fabio Grassadonia e gli attori Toni Servillo, Elio Germano, Daniela Marra e Barbara Bobulova: ecco cos’hanno raccontato
Alla Mostra del Cinema di Venezia 2024 è stato presentato, in Concorso, il film Iddu diretto da Antonio Piazza e Fabio Grassadonia (qui la nostra recensione). Erano presenti, oltre ai registi, i produttori Paolo Del Brocco e Nicola Giuliano e gli interpreti, Toni Servillo, Daniela Marra, Elio Germano e Barbara Bobulova. Presente in sala anche il musicista Colapesce, che ha partecipato alla lavorazione. Il film sarà distribuito nelle sale da 01 Distribution a partire dal 10 ottobre.
Sulla base di quali materiali è stata scritta la sceneggiatura?
F.Grassadonia: «Lo studio è stato lungo e complicato. La figura di Messina Denaro è stata a lungo sottovalutata e i dati certi erano pochi. Abbiamo scavato, e ci siamo imbattuti in un carteggio con il sindaco di Castel Vetrano, organizzato dai servizi segreti. Queste lettere, una decina, sono molto interessanti, Messina Denaro si dilungava parecchio su se stesso, ed emergeva il suo ritratto psicologico e narcisista.
Ci abbiamo visto il seme per una possibile storia. Abbiamo poi raccolto alcuni fatti assurdi, ma realmente accaduti. Dopo l’arresto sono usciti più materiali e abbiamo interrogato le nostre informazioni con i nuovi dati e ci siamo resi conto di essere sulla strada giusta, quindi abbiamo proseguito».
Elio il personaggio di Messina Denaro resta molto misterioso, ti eri già fatto un’idea?
E.Germano: «Attraverso alcuni scritti e i processi, si descrive una persona soprattutto per i suoi atti. Il suo lato umano, e da dove attinge, esce fuori dai suoi “pizzini”. Il suo gusto di esibire e di dimostrarsi superiore agli altri, un diritto ad avere più diritti. Dopo le prime registrazioni della sua voce è uscito fuori qualcosa di ancora più inquietante, cioè che si trattava di un essere umano.
In ciascuno di noi si nasconde la possibilità di diventare un criminale del genere, basta sostituire determinati valori con altri. E dato che al giorno d’oggi alcuni valori della mafia, vengono spacciati per condivisibili, rendono questo personaggio più perturbante e umano. Questo fa la piccolezza di tutti i personaggi che gli ruotano attorno».
Toni ci racconti come il tuo personaggio, Catello, si interfaccia alle relazioni con gli altri personaggi del film?
T.Servillo: «Quando ho letto la sceneggiatura e il carteggio ho trovato tutto così inverosimile che si è spalancata una strada di verosimiglianza. Ho trovato molto appagante, da attore, interpretare un personaggio che deve recitare, è stato appassionante. Catello è un saltimbanco che utilizza gli strumenti da piccolo amministratore locale per rischiare e mettere apposto la sua situazione, patteggiando la cattura di Messina Denaro.
Lo fa attraverso questa maschera, appunto, da saltimbanco. Lui cambia in situazioni differenti, proprio come un attore. La cifra del mio personaggio è grottesca, che cerca di intensificare la realtà per darne un segno più spesso. Che dietro la facciata ridicola si colga il tragico. Spero che la domanda che sorga nello spettatore sia “Come è possibile che questo accada”?»
Si è detto molto del rapporto con le donne di Messina Denaro, vi interessava meno come tema?
A.Piazza: «Il suo rapporto con le donne fa di questo boss una figura peculiare. Siamo abituati all’immaginario dei boss sposati, casa e chiesa. Messina Denaro era noto per il suo libertinismo, nel film entra come tema di contrasto con suo padre. In questo contrasto abbiamo rintracciato un patriarcato patologico che non può che generare frutti malati. Sapevamo che era un personaggio ossessionato dal sesso, nel suo covo sono stati ritrovati libri particolari per un boss di mafia, a anche DVD come l’intera prima stagione di “Sex and the City”… (risate)».
B.Bobulova: «All’inizio ero un po’perplessa. Pensavo che interpretare una donna del sud, siciliana, potesse essere un limite per me. Ho fatto la proposta di lavorare su Lucia come un personaggio eclettico, che poteva essere fatto in moltissimi modi dato il suo mistero. Sul set si è rivelato tutto molto più semplice. C’è stata una grande preparazione con i dialect coach e sul set Lucia si è materializzata. Per me è stato bellissimo, ringrazio Fabio e Antonio per l’opportunità ed Elio con cui mi sono trovata in grande sintonia».
Daniela, ti sei documentata su Rita Mancuso e sul ruolo delle donne dell’epoca?
D.Marra: «Non abbiamo scelto un riferimento preciso, c’è stata l’ispirazione di un magistrato, ma relativa. Ho fatto un lavoro prima sulla sceneggiatura, volendo raccontare questo personaggio nei suoi codici di comportamento forti e determinati, necessari per sopravvivere nel suo mondo, e continuare nell’ossessione della cattura di “Iddu”. Lei scopre di essere una pedina di questo meccanismo che sfrutta la sua onestà e integrità. Lei è la parte più onesta e sana che viene repressa».
Cosa sperate possano lasciare al pubblico i personaggi di Catello e Messina Denaro, e cosa hanno invece lasciato a voi?
T.Servillo: «Noi cerchiamo di partorirli questi personaggi, poi se restano vivi nella memoria di chi li vede significa che hai fatto un buon lavoro. Se abortiscono hai fatto un brutto lavoro. Che rimanga in noi, è una cosa da cui fuggo, sta con me… dentro di me…No!. Se il lavoro mio, o di Elio, è riuscito a raccontare con efficacia questo fenomeno il nostro lavoro di interpreti ha funzionato… altrimenti no. A me interessa se a te è piaciuto, se non ti è piaciuto abbiamo sbagliato».
E.Germano: «Mi viene da aggiungere che era già tutto in scrittura. Abbiamo solo cercato di raccontare la piccolezza di due esseri umani che si sentono superiori agli altri, che fanno una gara di affabulazione reciproca. Ma di questa patologia soffrono tutti i personaggi del film, e anche noi Italiani. Sentiamo di avere il diritto di avere più diritto di altri. Come diceva Falcone “La mafia è un fatto di uomini”».