Il colore viola, recensione: il romanzo di Alice Walker si fa musical spettacolare ma non potente

Il colore viola - Fantasia Barrino
Il colore viola - Fantasia Barrino

La nostra recensione de Il colore viola, una nuova rilettura del romanzo premio Pulitzer di Alice Walker in versione musical con Taraji P. Henson e Danielle Brooks: una trasposizione più spettacolare e pop che guadagna in appeal ma perde in potenza drammaturgica

Sono passati quasi 40anni dalla versione spielberghiana de Il colore viola con una splendida Whoopi Goldberg e una sorprendente Oprah Winfrey, e ne sono passati più di 40 dall’uscita del libro di Alice Walker premiato con un Pulitzer. È perciò tempo, almeno per Hollywood, di riappropriarsi di questa storia e di questi personaggi prendendo spunto dall’omonimo musical andato in scena per più stagioni a Broadway, con un certo successo. Trainata da un cast in parte che comprende nomi quali Taraji P. Henson, la vincitrice dell’Oscar per la miglior canzone H.E.R., Halle Bailey e la nominata all’Oscar Danielle Brooks, questa nuova versione baratta la potenza drammaturgica con quella visiva, forse perdendoci.

Il colore viola - Taraji P. Henson
Il colore viola – Taraji P. Henson

Due sorelle contro il mondo

Le due sorelle adolescenti afroamericane Cellie (Fantasia Barrino / Phylicia Mpasi) e Nettie (Ciara / Halle Bailey) sono costantemente vittime degli abusi del padre alcolizzato Alfonso (Deon Cole), almeno finché Celie non è costretta a sposare il violento Mister (Colman Domingo) e Nettie viene esiliata. Lontane le due perdono ogni contatto, finché la vita di Celie non cambia dopo l’incontro con la volitiva e indipendente Sofia (Danielle Brooks), anch’ella sposata con un uomo inetto di nome Harpo (Corey Hawkins) che finirà per lasciare, e soprattutto con la cantante jazz Shug Avery (Taraji P. Henson), la quale mostrerà a Cellie il suo vero valore convincendola a cercare Nettie per cambiare vita.

Il colore viola - Fantasia Barrino e Taraji P. Henson
Il colore viola – Fantasia Barrino e Taraji P. Henson

Il musical come liberazione

Non c’è dubbio che, oggi come oggi, quella del musical sia un’arma più accattivante e forse perfino più “facile” per aiutare il pubblico generalista a digerire certi argomenti o certi temi, come in questo caso l’emancipazione femminile, il razzismo storico ma ancora latente o la violenza domestica. Però, come tutte le armi, bisogna saperle maneggiare con una certa cura, saperle disinnescare, sapere quando e come sparare per far sì che possano centrare il bersaglio con precisione e potenza. Perdonerete la metafora oplologica, ma il fatto è che Il colore viola è un musical costruiti con tutti i carismi e i crismi per compiacere una certa fetta di pubblico senza disturbarlo più di tanto.

Affidandosi ad una confezione un po’ patinata sia nella fotografia che nelle scelte di montaggio, alla bravura indiscutibile degli interpreti tutti ( ma Danielle Brooks e Fantasia Barrino hanno una marcia in più) e in generale ad un tono mai troppo gravoso, anzi persino zuccheroso in certi momenti, il film del ghanese Blitz Bazawule si compone della materia più sognante del cinema, ondeggia anche con una certa leggiadria tra i vari intrecci di una trama che si dipana in più linee temporali e sfrutta al massimo il gusto musicale di canzoni magari non particolarmente memorabili, ma certamente “giuste” e trascinanti diventando perciò un ponte tra l’onirico e il reale, fra tragedia e commedia.

Il colore viola - Colman Domingo

Perdita di potenza

Dicevamo di un’arma a doppio taglio, e infatti appare evidente come Il colore viola cada inesorabilmente vittima della sua stessa leggerezza, di quella ricerca insistita e inesorabile dello spettacolo e della rappresentazione tout court. Se prima il libro della Walker e poi il film di Spielberg avevano saputo fotografare con coraggio, crudeltà necessaria e un pizzico di follia la condizione spaventosa degli afroamericani, e in special modo delle donne afroamericane, anche all’interno della loro stessa comunità, Bazawule arriva molto lontano dal riuscirci e il perché è presto detto: la scrittura.

Questa nuova versione appare spenta, drammaturgicamente parlando, fin da subito. Manca quella anelata gravitas drammaturgica, quella potenza espressiva che non si esprime attraverso le canzoni o i balletti ma attraverso le parole, le azioni e le reazioni, il mondo interiore e quello esterno dei personaggi. Mancano forza e per certi versi anche verità perché tutto è plastificato, un po’ troppo annacquato, reso ad uso e consumo di una sensibilità contemporanea che pare non voler accettare l’orrore della Storia preferendo cancellarla o ammorbidarla. Non c’è un momento in cui Il colore viola sembri riuscire a convogliare quel messaggio dirompente e urgente di libertà, di riappropriazione della propria identità.

Insomma, quello che la pellicola acquista in appeal e spettacolo lo perde in cuore, anima, sangue. Non esattamente un biglietto da visita ideale per un’opera che avrebbe voluto restituire una visione più contemporanea di una storia ormai diventata già classica, restando legata alla propria temperatura emotiva, al proprio fulcro tematico, alla propria incontrovertibile verità storica prima e drammatica poi. Si balla e si canta tanto, per certi versi ci si diverte, ma non ci si commuove mai, il brivido non arriva mai a bersaglio. Quarant’anni fa il risultato fu ben diverso, forse perché si preferì dare importanza alle parole e al testo, al cinema come arte non solo visiva. Peccato.

TITOLO Il colore viola
REGIA Blitz Bazawule
ATTORI Taraji P. Henson, Danielle Brooks, Colman Domingo, Corey Hawkins, H.E.R., Halle Bailey, Aunjanue Ellis-Taylor, Fantasia Barrino
USCITA 8 febbraio 2024
DISTRIBUZIONE Warner Bros Pictures Italia

 

VOTO:

Tre stelle

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