Dal 23 al 28 ottobre al Teatro India in scena un classico pirandelliano, Il giuoco delle parti, per la regia di Alessio Bergamo, con Sandro Pivotti, Arianna Pozzoli, Giacomo Veronesi, Matteo Vitanza.
Dal 23 al 28 ottobre al Teatro India la sapiente regia di scuola russa di Alessio Bergamo porta in scena il classico pirandelliano Il giuoco delle parti, tratto dalla novella del 1913 Quando si è capito il giuoco del grande scrittore e drammaturgo siciliano, premio Nobel per la letteratura. La pièce, inizialmente rifiutata dal pubblico e dalla critica, dovette aspettare cinquant’anni per essere ripresa e portata al successo nel 1965 dalla Compagnia dei Giovani, ed è oggi considerata una delle espressioni più mature della produzione pirandelliana.
La vicenda del dramma è quella di un triangolo amoroso, quello fra Leone Gala, sua moglie Silia e l’amante di lei, nonché amico di Leone, Guido Venanzi. Leone e Silia sono separati, ma tengono in piedi la loro relazione dentro alla struttura vuota di un matrimonio di forma, senza dismettere le maschere sociali del marito e della moglie. Guido ha una relazione con Silia che sin dall’inizio della vicenda sembra non essere disturbata da Leone, che si limita a visitare la moglie solo mezz’ora al giorno, sempre alla stessa ora. Ma l’equilibrio interno al triangolo salta e Silia prende a pretesto un’offesa fattale da un giovane nobile ubriaco per obbligare il marito a sfidarlo a duello. Leone coinvolge a forza nel duello Guido e, nonostante le sue rimostranze, lo ingaggia come padrino. Questi stabilisce durissime condizioni per lo svolgimento del duello, che dovrà essere all’ultimo sangue. Il finale de Il giuoco delle parti Gramsci lo racconta così: «la moglie vuol disfarsi del marito; insultata come moglie, vuole che il marito si batta in duello. Il marito non la intende così e costruisce, sulle contingenze che la natura esteriore al suo io gli getta tra i piedi, il trionfo della ragione logica: accetta il duello all’ultimo sangue e poi non si batte, costringendo a battersi e a farsi uccidere, l’amante che è il vero marito. La vita è per lui, concetto puro, un giuoco meccanico, di cui prevede e dispone a priori le parti, facendo sempre scacco matto».
Alessio Bergamo decide di stare al gioco scenico di Pirandello, di esplorarlo, lasciando che la materia viva del testo si esprima senza risparmiare i quattro interpreti: Sandro Pivotti, Arianna Pozzoli, Giacomo Veronesi, Matteo Vitanza. «Cercheremo di attuare il gioco che ci propone Pirandello. Non solo quello dei personaggi con le parti, ma anche quello degli attori coi personaggi e con le loro parti – spiega Bergamo – È un gioco rischioso. Per tutti. Innanzitutto per i materiali con cui si gioca e per le poste personali che vengono messe sul piatto. E poi perché se i personaggi lo fanno e lo rifanno identico e con la stessa immutata vitalità ogni volta che si apre il libro, per noi è diverso. Non possiamo essere identici ogni sera, essere identicamente sensibili e vitali agli stessi punti, alle stesse interazioni, alle stesse parole. Ogni sera. Non possiamo e troviamo sbagliato provarci. Abbiamo quindi deciso di assumere come punto di forza il dato della nostra mutevolezza, del respirare dei nostri rapporti scenici, del nostro gioco, della vitalità di questo gioco. Ci esercitiamo a guidare l’onda mentre ci facciamo sopra il surf. Senza negare l’onda e cercando di far sì che non ci sbalzi dal surf. Saranno 6 opere diverse quelle dal 22 al 28 ottobre. Dedicate allo stesso tema, dedicate allo stesso dramma, intessute con lo stesso materiale: il gioco delle parti».
Il progetto nasce all’interno del percorso formativo della Scuola di Teatro e Perfezionamento professionale del Teatro di Roma con un laboratorio avviato lo scorso anno. Alla fine di quell’esperienza il regista e gli attori hanno deciso di proseguire il lavoro sul materiale pirandelliano. Fattore K e il suo direttore Giorgio Barberio Corsetti hanno abbracciato il progetto e producono l’operazione. Lo spettacolo si inserisce nel ciclo Classici mai così moderni, un itinerario nella tradizione restituita all’oggi. All’Argentina: il capolavoro eduardiano Questi fantasmi! (dal 18 dicembre), nell’allestimento di Marco Tullio Giordana, portato in scena dalla Compagnia di Luca De Filippo, con a capo Carolina Rosi, segno dell’immenso patrimonio culturale di una delle famiglie della tradizione teatrale; il Don Giovanni (dall’8 gennaio) di Molière nella rilettura di Valerio Binasco, il mito aggiornato all’uomo d’oggi, tra libertà, ateismo e blasfemia; l’inglese Donnellan, maestro della regia shakespeariana, alla sua prima produzione italiana, con La tragedia del vendicatore (dal 22 gennaio) di Middleton, testo inesorabile su violenza, sopruso e corruzione; l’Opera di Pechino a confronto con la Commedia dell’Arte nella Turandot (dal 5 febbraio) rivisitata per la prima volta da un regista italiano, Marco Plini; maschere, follia e teatro nel teatro, Carlo Cecchi è il pirandelliano Enrico IV (dal 12 febbraio). All’India: due spettacoli della Silvio d’Amico, Tiranno Edipo! di Sofocle, riadattato da Barberio Corsetti, e la tragedia euripidea Le Baccanti di Emma Dante; Aminta di Torquato Tasso secondo Antonio Latella (dal 22 gennaio), Il giardino dei ciliegi di Cechov nella rilettura originale dei bolognesi Kepler-452 con protagonisti due moderni Ljuba e Gaev (dal 14 febbraio).