Il male non esiste, recensione Venezia 80: Ryusuke Hamaguchi esplora il rapporto tra uomo e natura

Il male non esiste - Hitoshi Omika e Ryo Nishikawa (photo credits @NEOPA)
Il male non esiste - Hitoshi Omika e Ryo Nishikawa (photo credits @NEOPA)

Da Venezia 80 la nostra recensione de Il male non esiste, il nuovo film del regista giapponese Ryusuke Hamaguchi vincitore dell’Oscar per Drive my Car: il conflitto tra uomo e natura in un dramma ecologista di grandissimo impatto

Il trionfo di Drive my Car lo scorso anno lo ha consacrato a livello internazionale, con un Oscar al miglior film internazionale a coronare il tutto. Ora per il giapponese Ryusuke Hamaguchi è arrivato il momento della conferma (almeno all’interno dei grandi circuiti) con Il male non esiste (Evil Does Not Exist), presentato in concorso a Venezia 80.

L’esplorazione del conflitto tra uomo e natura e tra progresso e conversazione avviene all’interno di un dramma ecologista e intimo, in cui a farla da padrona è un umanesimo sconfinato.

Il male non esiste - Ryo Nishikawa (photo credits @NEOPA)
Il male non esiste – Ryo Nishikawa (photo credits @NEOPA)

L’arrivo dei forestieri

Takumi (Hitoshi Omika) e sua figlia Hana (Ryo Nishikawa) vivono nel villaggio di Mizubiki, fuori Tokyo, conducendo una vita modesta secondo i cicli e l’ordine naturali. Un giorno gli abitanti del villaggio vengono a conoscenza di un progetto per costruire un campeggio vicino alla casa di Takumi, per offrire agli abitanti della città una comoda “fuga” nella natura.

Quando due rappresentanti dell’azienda arrivano nel villaggio per tenere una riunione, diventa chiaro che il progetto avrà un impatto negativo sull’approvvigionamento idrico locale. Le intenzioni dell’agenzia mettono in pericolo sia l’equilibrio ecologico dell’altopiano sia il loro stile di vita, con conseguenze che si ripercuotono su Takumi.

Il male non esiste - Ayaka Shibutani, Ryuji Kosaka e Hitoshi Omika (foto NEOPA)
Il male non esiste – Ayaka Shibutani, Ryuji Kosaka e Hitoshi Omika (foto NEOPA)

Questione di rispetto

Non ce ne sono molti di registi come Hamaguchi, registi che utilizzano con egual potenza gli opposti: la parola e il silenzio, la creazione umana e quella naturale, la vita e la morte. Ma se in Drive my Car questo continuo confronto degli opposti aveva una funzione terapeutica, quasi salvifica, ne Il male non esiste assume un connotato di protesta, diventa un grido rivolto allo spettatore per ciò che sta accadendo al nostro pianeta di cui noi tutti siamo responsabili. Solo che uno Hamaguchi è troppo intelligente e conosce fin troppo bene il mezzo filmico per sbattercelo in faccia direttamente, e allora cosa fa?

Il male non esiste - Ryo Nishikawa (photo credits @NEOPA)
Il male non esiste – Ryo Nishikawa (photo credits @NEOPA)

Traspone questo conflitto in una storia semplicissima ed evocativa, utilizzando gli spazi e un tappeto musicale straordinario di Eiko Ishibashi che riempie le tante (forse troppe) suggestioni visive, donando loro senso nell’economia del racconto.

In fondo il cineasta giapponese sembra voler riaffermare la sua poetica del rispetto, in linea con la cultura nipponica che lo ha forgiato, e quindi costruisce un film che si prende il suo tempo, che indugia negli guardi, nell’esitazione di Hana a confronto con un cervo ferito da un proiettile, nel sentimento di pietas verso un organismo che si autorigenera continuamente e di cui anche noi facciamo parte.

Il male non esiste - Hitoshi Omika (foto NEOPA)
Il male non esiste – Hitoshi Omika (foto NEOPA)

Il valore delle cose

Al netto di qualche lungaggine di troppo e di un certo autocompiacimento, Il male non esiste utilizza perfettamente l’ironia alla base del concept di partenza, e crea drammaturgia partendo da un semplice confronto tra i due rappresentanti dell’azienda di “glamping” (camping glam per ricchi) e gli abitanti del villaggio.

Un’intera sequenza di dialogo scritta con precisione chirurgica, che riesce ad essere spassosa e tragica allo stesso tempo perché evidenzia l’incapacità di una parte di società di comprendere l’effettiva portata delle proprie azioni e il loro impatto sugli altri. Hamaguchi la gira con un senso del ritmo clamoroso, rifacendosi quasi al cinema di Lumet e ai film procedurali.

Il male non esiste - Ayaka Shibutani e Ryuji Kosaka (foto NEOPA)
Il male non esiste – Ayaka Shibutani e Ryuji Kosaka (foto NEOPA)

Ma dove giace il cuore del film, e con esso di tutta la visione artistica e umana di questo grande regista, è in un finale di grande impatto emotivo, tanto cristallino quanto ambiguo allo stesso tempo perché lavora sul tema ma non sulla diegesi ma allo stesso tempo permette allo spettatore di poter ragionare sulla possibile risoluzione. 

Ne è la prova il fatto che a distanza di ore dalla proiezione ci sono ancora domande senza risposta che probabilmente risposta non la troveranno mai, e va bene così. Tra contemporaneità e tradizione è evidente come Hamaguchi stia dalla parte della seconda, ma proprio nel senso di qualcosa che dovrebbe restare naturalmente immutabile. Come la purezza di un cervo.

TITOLO Il male non esiste
REGIA Ryusuke Hamaguchi
ATTORI Hitoshi Omika, Ryo Nishikawa, Ryuji Kosaka e Ayaka Shibutan
USCITA 6 dicembre 2023
DISTRIBUZIONE Tucker Film e Teodora Film

 

VOTO:

tre stelle e mezza

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