La nostra recensione de Il mio grosso grasso matrimonio greco 3, con il ritorno di Nia Vardalos, John Corbett, Andrea Martin e della famiglia Portokalos: il tanto atteso viaggio in Grecia ha una sua lievità ma non diverte più
Sono passati 21 anni da quando la famiglia Portokalos ha invaso gli schermi di tutto il mondo con quel piccolo cult (ma neanche più tanto piccolo) che è stato Il mio grosso grasso matrimonio greco. Dopo un sequel un po’ sottotono uscito nel 2016, Nia Vardalos ha deciso di chiudere la sua trilogia tornando lì dove tutto è iniziato: la Grecia, culla della civiltà occidentale. Il mio grosso grasso matrimonio greco 3 riunisce il cast delle pellicole precedenti con qualche new entry rigorosamente greca, ma il divertimento e la capacità di rovesciare gli stereotipi del primo capitolo restano ancora lontani.
Tornare a casa
Meno di un anno dopo la scomparsa del patriarca Gus, la figlia Toula (Nia Vardalos) assieme col marito Ian (John Corbett), il fratello Nick (Louis Mandylor), la mitica zia Voula (Andrea Martin), la figlia Paris (Elena Kampouris) e gran parte del clan Portokalos si dirigono in Grecia per una riunione di famiglia, e per portare un vecchio diario che Gus teneva ai suoi fratelli rimasti nel paese ellenico. Arrivati ad Atene faranno conoscenza con Victory (Melina Kotselou), il sindaco del villaggio, e comincerà un’avventura greca fatta di tanti bagni, tante risate e qualche lacrima, ma soprattutto di amore.
Il peso del tempo
Ventuno anni sono tanti e, specialmente al cinema, non è facile replicare la freschezza, l’inventiva e lo spirito di una commedia che a suo modo ha fatto la storia dei primi anni 2000. Già il non entusiasmante sequel del 2016 provava a riproporre alcune delle dinamiche dell’originale adattandole ad un tono e ad uno sguardo più contemporaneo, ma per il gran salto in Grecia questo terzo capitolo sceglie di non scombinare affatto le carte in tavola, restando fermo al 2002 e a quei personaggi evidentemente affatto cambiati.
E non è cambiato nient’altro nel mondo della Vardalos, anche se nel frattempo la famiglia è cresciuta e qualche componente storico ha dovuto cedere al naturale passo della vita. La sensazione che ricorre è proprio quella di una bolla, un vuoto spazio-temporale in cui non c’è spazio per lo stato del mondo (tranne uno sparuto riferimento alla guerra in Ucraina), all’economia che avanza a fatica, alla paura del futuro da parte delle nuove generazioni che al massimo bucano un intero anno di college e chissene. Sembra che il 2002 non sia mai davvero terminato, perché Il mio grosso grasso matrimonio greco 3 si rifiuta di crescere come i suoi protagonisti, di andare avanti, di sostenere il peso del tempo.
Un sequel stanco
Ma c’è anche un altro problema, forse ancora più pressante: questa è una commedia che non fa ridere mai. Al massimo sorridere, ma non si arriva mai all’atto liberatoria di una risata, alla gioia di una battuta ficcante e affilata o di un improvviso rovesciamento degli stereotipi culturali. È una pellicola scritta, diretta e recitata col pilota automatico, in cui anche l’arena greca rimane sullo sfondo in tutta la sua meraviglia senza mai entrare davvero nel film. Non c’è un’idea di sceneggiatura che colpisca, non c’è un momento in cui si utilizzi la forza del teatro o della drammaturgia greca per scardinare le regole stesse del genere comico.
Rimane sempre tutto ultra-patinato, a partire dalla fotografia e dai costumi, come a raccontare un paese che non esiste in cui i contadini montano sui cavalli, ma con un tablet di ultima generazione ben nascosto sotto la giacca e pronto all’uso. Rimane un film che non si accende mai, che non rischia mai, che non trova mai la propria ragione di esistere; chi scrive non ha dubbi che la Vardalos ami intimamente questo mondo e questa famiglia, ma alle volte l’amore fa perdere di lucidità, di sguardo d’insieme, di capacità di mettersi in discussione.
Occasione sprecata
Nonostante una sempre magnifica Andrea Martin e qualche spunto interessante di sceneggiatura mai sfruttato, come le perdite di memorie della matriarca Maria o la sottotrama riguardante il figlio segreto di Gus, Il mio grosso grasso matrimonio greco 3 è una pallidissima imitazione dell’originale, senza verve e senza un’identità precisa. Ed è un peccato perché l’ambientazione greca avrebbe potuto dare ancor più risalto allo scontro / incontro tra le due culture di appartenenza, oltre a fornire buoni spunti narrativi per far crescere una volta per tutte questi personaggi. Ma come si può ottenere un simile risultato se persino i nativi greci parlano un inglese quasi perfetto? Impossibile.
Il mio grosso grasso matrimonio greco 3. Regia di Nia Vardalos con Nia Vardalos, John Corbett, Andrea Martin, Louis Mandylor, Elena Kampouris e Melina Kotselou, da oggi giovedì 12 ottobre in sala distribuito da Universal Pictures Italia.
Due stelle