Il punto di rugiada, recensione: Marco Risi torna con un film intimamente denso e struggente

Il punto di rugiada - Alessandro Fella
Il punto di rugiada - Alessandro Fella

La nostra recensione de Il punto di rugiada, il nuovo film di Marco Risi ambientato all’interno di una casa di riposo: c’è tanto del suo cinema passato ma anche un po’ di quello paterno in quest’opera sospesa, leggera come la neve e pregna di un’intensità emotiva folgorante

C’è sempre stato un fil rouge nella carriera di Marco Risi ed è il racconto dei deboli di fronte ad un sistema ben più complesso e titanico che li schiaccia, li emargina, li annulla. Succedeva con il Giancarlo Siani di Fortapàsc o con il Rocco Ferrante de Il muro di gomma, e ora succede anche in questo Il punto di rugiada, già presentato fuori concorso al 41° Torino Film Festival. Qui però il tono vira sul sentimentale, lo sguardo si fa più tenero e lo spettro della morte aleggia più come una benedizione che come una maledizione; Risi accompagna con la macchina da presa il progressivo svelamento di un confronto umano e generazionale auspicabile, ma forse anche troppo “corretto”.

Il punto di rugiada - Elena Cotta
Il punto di rugiada – Elena Cotta

Il paradiso della terza età

Carlo (Alessandro Fella), un ragazzo viziato e sregolato, una notte provoca da ubriaco un grave incidente d’auto per il quale viene condannato a scontare un anno di lavori socialmente utili in una casa di riposo. Insieme a lui a Villa Bianca arriva anche Manuel (Roberto Gudese), un giovane spacciatore colto in flagrante. Luisa (Lucia Rossi), infermiera che lavora da anni nella struttura, guiderà i due ragazzi in un mondo senza età dove condivisione, conforto e accoglienza cambieranno per sempre il loro sguardo sul mondo e sulla vita.

Il punto di rugiada - Lucia Rossi e Alessandro Fella
Il punto di rugiada – Lucia Rossi e Alessandro Fella

Due generazioni

Si rimane sempre un po’ spaesati, confusi, quando ci si approccia all’incontro con una generazione lontana dalla nostra, con uomini e donne come i nostri nonni che hanno tanto da raccontarci e regalarci ma anche tanta distanza da colmare rispetto ai nostri passi. Uno spaesamento che peraltro si materializza già da subito ne Il punto di rugiada, per via di come Risi ha deciso di introdurre questa storia, dei tempi dilatati che si prende, del tono dolceamaro che utilizza e dai contorni fin troppo lirici. Risi affronta allora di petto il confronto tra due generazioni ma anche tra due fasi della vita, così diverse ma anche così affini sotto un certo punto di vista: giovinezza e vecchiaia.

Si incontrano allora i ragazzi e i nonni de Il punto di rugiada in questo mondo sospeso, racchiuso fra le mura di un ospizio signorile in cui però entra tutto, vita e morte, dolore e momenti di piacere, il riso amaro e il pianto dolce. Con un passo non sempre del tutto convinto, ma anche con la dolcezza e la sensibilità memori del cinema di Dino, Risi guarda e si guarda indietro cercando il senso del suo cinema e cominciando forse anche a farsi qualche domanda in più su ciò che ci sarà dopo quel cinema, e forse dopo la vita stessa. Richiama il Primo amore paterno, e dopotutto l’età è quella, sia nelle scene più incantate che nel finale amarissimo e qui forse troppo sbrodolato e retorico, ma ne mantiene la poesia e soprattutto l’urgenza.

Il punto di rugiada - una scena del film
Il punto di rugiada – una scena del film

La riflessione sulla fine

Eppure non sembra un film che vuole in qualche modo tirare le somme, Il punto di rugiada, quanto piuttosto rimarcare la bellezza dei piccoli attimi che diamo per scontato: la grande nevicata con il prato che s’imbianca e che seppellisce un incontro/scontro, un ballo scatenato durante una festa, una passeggiata in primavera, senza però evitare lo spettro di quella fine attesa e necessaria. Non indietreggia Risi davanti alla grande signora in nero, anzi l’accoglie come alcuni dei suoi protagonisti più anziani, trattando di rimessa anche argomenti scomodo come l’eutanasia o la libertà di scelta ma sempre con il massimo rispetto per la materia narrativa, sempre restando un passo indietro.

E anche quando potrebbe scegliere la strada più facile o meno impervia rischia sempre quel tanto in più, tira fuori il meglio da tutti i suoi attori e le sue attrici (straordinari Massimo De Francovich, Eros Pagni, Luigi Diberti, Elena Cotta e tutti gli altri), flirta con più generi toccando anche punte quasi da thriller e scombina le carte, diventa sfuggente e non necessariamente piacevole. È però una scelta precisa e voluta, una scelta anche molto coerente con quella che è la sua storia cinematografica, perché ne Il punto di rugiada fa convergere la poesia di Cechov con il riso amaro di Chaplin, l’intimismo tanatologico di Fortàpasc e quello amoroso di Colpo di fulmine. Lì c’erano Jerry Calà e Venezia, era l’estate della vita, qui ci sono tanti anziani in un ospizio nel suo inverno.

Lentamente Risi raccoglie tutte le carte sparse fin lì, qualche personaggio lo lascia andare per poi ritrovarlo solo alla fine e chiude il proprio cerchio delle cose: c’è un’eredità spirituale e umana da portare avanti che viene tramandata, fatta di consigli e di saggezza ma anche di burbere incomprensioni e soprattutto c’è un’idea di cinema chiara e di grande eleganza da salvaguardare. A papà Dino questo racconto sarebbe piaciuto, come anche le scivolate durante il cammino. Su questo, scusateci per l’arroganza, metteremmo sicuramente la mano sul fuoco.

TITOLO Il punto di rugiada
REGIA Marco Risi
ATTORI Alessandro Fella, Roberto Gudese, Lucia Rossi, Massimo De Francovich, Eros Pagni, Luigi Diberti, Elena Cotta, Erika Blanc
USCITA 18 gennaio 2024
DISTRIBUZIONE Fandango

 

VOTO:

Tre stelle

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