
Indiana Jones e il quadrante del destino è stato presentato oggi a Taormina, ecco tutto quello che hanno raccontato i protagonisti Harrison Ford, Phoebe Waller-Bridge e Mads Mikkelsen in conferenza stampa
Presentato stamattina a Taormina, in attesa della proiezione ufficiale di domani sera e dell’uscita nei cinema il 28 giugno, Indiana Jones e il quadrante del destino (leggi la nostra recensione in anteprima). In conferenza stampa gli interpreti Harrison Ford, Phoebe Waller-Bridge e Mads Mikkelsen, ecco cos’hanno raccontato.
Qualcuno di voi vuol dire qualcosa sul fatto di essere qui a Taormina?
Harrison Ford: Siamo molto felici di essere qui. Non vediamo l’ora di proiettare il film qui a Taormina e di incontrare gli altri registi e i cast. Sono assolutamente felice di iniziare.
Il film è stato girato in questa zona, giusto?
Ford: Io non sono un esperto delle location, non so dove mi abbiano portato e cosa mi sia successo dopo. Abbiamo avuto delle fantastiche opportunità di girare qui. Questo ha sicuramente migliorato il valore visivo del film. Mi ricordo in particolare Siracusa che è presente brevemente nel film e ci passiamo davanti e poi abbiamo girato in una bellissima grotta, però non ho la benché minima idea di dove si trovasse… ma era bellissima.

Come avete integrato tutti i vostri personaggi sul set. Lavorate insieme al vostro personaggio?
Ford: Avevamo una sceneggiatura scritta meravigliosamente bene, dalla quale partire per interpretare il nostro personaggio. La sceneggiatura mi è piaciuta molto. E il rapporto tra i personaggi è stato, nel corso della scrittura, particolarmente elaborato e gli è stata data vita. Non abbiamo provato molto. Perché con il regista James Mangold ci siamo consultati, abbiamo collaborato e ci siamo presentati sul set, dove abbiamo fatto un briefing e qualcuno a un certo punto ha detto “va bene, cominciamo a girare”. Ecco, lo abbiamo fatto, tutti quanti noi. Sappiamo cosa significa la parola, sappiamo cosa deve succedere nella scena. Basta però non inciampare nelle luci e cose del genere. Noi abbiamo avuto una sceneggiatura scritta meravigliosamente bene. I rapporti fra i personaggi erano importanti, ma anche chiari perché scritti molto, molto bene. Si tratta di una sceneggiatura molto sofisticata e anche molto ambiziosa.
Mads Mikkelsen: Sì sono d’accordo, quando si ha come punto di partenza una sceneggiatura molto bella, il mio compito è stato molto semplice. Il mio obiettivo era quello di rendere la vita di Indiana Jones il più miserevole possibile. Sicuramente avete avuto qualche conversazione sui rapporti (rivolgendosi a Phoebe).
Phoebe Waller-Bridge: Sì, c’è una complessità nel rapporto tra il Indy ed Helena. A volte quando si approccia un personaggio si parla con gli attori, si arriva a un punto in cui si dice “forse non dovremmo parlare troppo” perché l’alchimia è già presente nella sceneggiatura. Bisogna fidarsi del registra nel momento in cui si è sul set. Mi ricordo che, appunto, dicevamo “andiamo un po’ con la sceneggiatura”, qualche prova l’abbiamo fatta, ma l’energia sul set era fantastica, l’abbiamo tutti raccolta e assorbita.

Indiana Jones è sempre stato un eroe d’azione, ma in quest’ultima avventura ti vedono più come un personaggio ricco e carico di emozioni. Come è stato indagare e rappresentare questo aspetto del personaggio?
Ford: Non so come si possa esprimere un personaggio senza le emozioni, forse ha magari un lato più soft. Credo che sia una conseguenza del fatto che sia l’ultimo film e presenta questi rapporti, che sono importanti da esprimere. Si tratta di una trama molto bella ma alquanto complicata, quindi anche da riassumere è difficile. C’è un rapporto emotivo fra il personaggio interpretato da Phoebe e me, non si tratta di un rapporto d’amore, è un rapporto platonico, dal momento che lei è la mia figlioccia. E c’è un livello di delusione come padrino da lei nei miei confronti e quindi lei me lo fa presente e io cerco di risanare questo rapporto. Diciamo che questo è l’elemento emotivo della storia, ma il primo film di Indiana Jones era 42 anni fa, quel personaggio era un uomo giovane, attivo, possente da un punto di vista fisico e un archeologo. E adesso troviamo per esempio una parte del film in cui siamo nel 1944, che è l’inizio della nostra trama, e vediamo il giovane Indiana Jones. E in effetti mi viene ridotta l’età attraverso un processo molto sofisticato che non sono assolutamente in grado di spiegare, ma il mio volto nei primi 20 minuti del film è come quello di quarant’anni fa quanto ero sul set. Negli Studios ho lavorato per i film di Lucas per quarant’anni, quindi avevano immagini di me, tantissime immagini, del mio passato e quindi attraverso l’intelligenza artificiale sono andati a ricercare le varie mie immagini del passato per far corrispondere la luce, ma l’espressione emotiva era la mia bocca, i miei occhi, la mia recitazione in scena. Negli Studios è stato un processo di grande successo, è estremamente misterioso e complesso. E poi ci spostiamo nella parte della storia ambientata nel 1969, dove Indiana Jones sta per andare in pensione dall’università. E le condizioni in cui si trova non sono estremamente romantiche. Ha problemi nei suoi rapporti familiari e arriva il personaggio interpretato da Phoebe e a quel punto cominciamo questa nuova storia.
Mads, cosa ci vuole per essere il cattivo in un film di Indiana Jones e qual è la preparazione?
Mikkelsen: Devi trovare dentro il tuo nazista e questo spesso funziona bene nei film di Indiana Jones. Devi capire quello che è il quadro di riferimento dei film di Indiana Jones, devi cercare di capire i limiti. Devi spingere un pochino lì, però devi capire in che tipo di film ti trovi, cosa che hanno fatto meravigliosamente bene per 42 anni. Noi sappiamo che cos’è. Quando lo vediamo è difficile da definire e quindi per quello che riguarda il lavoro sul personaggio cerco di far sì che i cattivi diventino gli eroi del proprio mondo, perché non è che uno si sveglia la mattina e dice “Ok, adesso faccio il cattivo”.

Phoebe, nel prossimo futuro potrebbe esserci un spin-off di Indiana Jones con te come protagonista assoluta?
Waller-Bridge: Non è una domanda da porre a me, in realtà, perché non è nei miei poteri e non la non penso neanche in questo senso. Indiana Jones è finito e vivrà per sempre nel modo in cui lo ha creato Harrison Ford e quindi sicuramente non posso aggiungere nulla a questo.
Harrison, dopo aver rivisitato Han Solo e Indiana Jones, quale altro personaggio vorresti reinterpretare?
Ford: Beh, anche un altro qualsiasi. Io non rivisito i personaggi. Rivisito i personaggi solo se penso che stiano facendo film che possano essere parimenti buoni o forse meglio di quelli fatti in precedenza. In tutti i film di Indiana Jones, con Steven e George, abbiamo sempre avuto l’ambizione di portare al personaggio qualche aspetto nuovo e correlare quell’aspetto del personaggio alla storia. Per cui abbiamo presentato mio padre, interpretato da Sean Connery. Nei quattro film aggiungiamo altre cose, in questo caso introduciamo il momento dell’andata in pensione e la storia che credo porti tutti e cinque i film ad una bella conclusione. Un vero finale, non un cliffhanger, uno di quei finali che ti lascia appeso. Tipo quello che si faceva negli anni ’50,, come se si avesse l’intenzione di continuare. Quelli di noi che hanno lavorato insieme per quarant’anni sono arrivati alla conclusione che questo è il modo giusto per porre fine a questi cinque film, a questa saga di Indiana Jones, quindi la costruzione della storia, i rapporti emotivi. E l’investimento emotivo che chiediamo al pubblico di fare riguarda il fatto che è l’ultima volta che vedremo Indiana Jones. Ma il nostro lavoro l’abbiamo fatto nella storia per dare supporto a quella eventualità e per far sentire che fosse la cosa giusta.

Harrison, molti dei personaggi che ha interpretato sono degli eroi come Indiana Jones. Al di fuori del personaggio chi è un vero eroe per lei?
Ford: Io interpreto un archeologo, non un eroe. Non c’è un modo di interpretare un eroe, almeno non un modo convincente. Se si indossa un mantello e una tutina allora si può essere un supereroe, ma noi ammiriamo le persone per quello che fanno. Se parliamo di una persona comune che diventa eroica si tratta di una persona normale che si comporta in un modo straordinario in circostanze insolite e sta agendo in modo altruistico. Questo è qualcosa che non si può interpretare, partendo da qualcosa che è scritto. Volevo che il pubblico fosse sempre coerente con il personaggio, volevo che il pubblico sentisse il suo trionfo, le sue paure o il suo tentativo di trovare una soluzione alla situazione. Io volevo che tutto ciò fosse parte di quello che stavamo facendo, quindi non sono interessato agli aspetti cinetici di per sé. Questo ha sempre avuto a che fare con il personaggio e questo personaggio con il suo vigore giovanile prima si sarebbe comportato in un determinato modo. Adesso al tramonto della sua vita si comporta in modo diverso. Non è non eroico, ma lo utilizzo così, volevo semplicemente parlare, queste sono le le mie sensazioni.
Phoebe, in questo film c’è un nuovo modo di raccontare la storia del personaggio femminile, della donna, diciamo. E si tratta di un modo fondamentale per creare il successo finale. Quanto c’è di te nel personaggio?
Waller-Bridge: Oh mamma, mi piacerebbe avere più Helena in me ed è per questo che diventiamo attori. Leggiamo il copione che ci porta in un altro posto, possiamo fare cose meravigliose con persone meravigliose. Helena è emozionante perché è coraggiosa, non ha paura ma non ha alcuna idea di quale possano essere le conseguenze e forse anche io ho un po’ di questo nella mia vita. Io sono stata attirata, ho sentito una connessione, ma attirata dalle parti di lei che non sono uguali a me, in modo tale da fare quello che farà, mi piacerebbe molto lanciarmi da una macchina e aggrapparmi a un aereo, forse ho imparato qualcosa da Helena e magari diventerò così.
Se ci fosse la possibilità di incontrare un personaggio storico, chi sarebbe e perché?
Mikkelsen: Sì, ci sono molti periodi affascinanti. Mi piacerebbe capire come hanno costruita le piramidi e mi piacerebbe incontrare Gengis Khan per vari motivi, perché in un certo modo è riuscito a diventare cool, figo, però ha ucciso tante persone. Mi piacerebbe incontrare il suo staff delle pubbliche relazioni, il suo PR, e vedere come ha fatto.
Waller-Bridge: Io sono sempre stata affascinata da Cleopatra. E con Erode una volta si sono incontrati e mi piacerebbe essere una piccola mosca, ed essere lì presente.
Ford: Abramo Lincoln, Presidente americano. Presidente degli Stati Uniti durante la guerra civile. Ha posto fine alla guerra civile. Ci potrebbe dare alcuni spunti, mi potrebbe dare alcuni spunti. Perché abbiamo una guerra civile in corso negli Stati Uniti attualmente.

Qual è il segreto del professor Jones? Perché è sempre così amato nei tempi presenti?
Ford: Beh a causa di Steven Spielberg, George Lucas e il divertimento che si può avere tramite i film è il fatto che si tratta di intrattenimento, ed è stato concepito per questo scopo e creato per essere intrattenimento cinematografico, ma deve essere anche un film per famiglie, un film d’azione, un film emotivo sulla storia dei rapporti umani. Questo penso sia il servizio offerto da questo film, noi raccontiamo delle storie, siamo degli storyteller, non è un libro di testo sulla fisica, si tratta di un copione cinematografico e penso che le persone amino i personaggi perché amano i film. Senza una storia non si ha un personaggio. Senza questo legante tra storia e personaggio non si può avere un personaggio forte, quindi fortunatamente siamo nelle mani di geni cinematografici come James Mangold, di cui ho ammirato molto i suoi precedenti film e ho lavorato brevemente con lui prima di questo film, che ha creato una storia fantastica ed è stato un regista grandioso, fantastico.
Sono molto affascinato dalla preparazione e dai vari approcci che si seguono quando si accetta un ruolo. Io sono un musicista, suono il piano, interpreto le opere degli altri, però è interessante per me la recitazione, perché la recitazione è veramente un’arte, non una scienza, perché quando suono il piano ci sono delle cose che devi imparare. Mentre la recitazione è diversa. Però per tutti e tre la domanda è quale pensate sia la chiave per voi nello sviluppare un ruolo e prepararvi a presentare un personaggio?
Waller-Bridge: Credo che molta della preparazione viene fatta per te dagli sceneggiatori. Quando hai un’ottima sceneggiatura, istintivamente senti di sapere cosa devi fare. Devi studiare il periodo, se si tratta di personaggi d’epoca. Ovviamente tutto ciò che crea il contesto, ma la gran parte è l’istinto, magari lo forgi in maniera diversa se guardi Harrison sul set. Ne parlavamo ieri sera, cioè quell’aspetto tecnico che si può imparare, che però poi viene permeato dall’istinto e dalla brillantezza di quello che succede. Questo è ciò che lo fa percepire trascendente, cioè la parte tecnica, cioè il mestiere, e si capisce come si racconta la storia, le macchine da presa.. Però queste cose si imparano solo quando le stai facendo, quindi per me la preparazione è credere nella sceneggiatura, capire il personaggio veramente nel profondo, cercare di essere effettivo, reale e servire l’obiettivo del personaggio che stai interpretando, crederci nel personaggio.
Mikkelsen: Potremmo parlarne ore ed ore, perché noi attori quando chiacchieriamo di queste cose possiamo parlarne a lungo e alla fine ci rendiamo conto che c’è una tecnica, ma stiamo ancora cercando di impararla, di capirla. Cioè questa cosa che chiamiamo istinto non è una cosa che impari da un altro, devi trovare il tuo. Vi voglio raccontare una cosa che riguarda il personaggio specifico di Indiana Jones. Come dice Harrison, quello che puoi leggere sul foglio è che lui entra e può essere molto sexy, magari un altro non lo può fare ma Harrison sì. Non puoi dire alle persone come essere affascinati, devi capire come funziona, è un istinto. Se il personaggio di Harrison non fosse stato così affascinante, come invece è stato, sarebbe stato un film qualunque, come tanti altri. Anche Tom Selleck è alquanto affascinante. Ma questa è un’altra storia.
Harrison: Io credo che la preparazione sia diversa a seconda del film che fai. Mads ha fatto tipo 500 film, Phoebe ha fatto altre cose molto brillanti, simili a quelle che abbiamo fatto, ma diverse, ed è una scrittrice e una regista. Ho visto la sua serie. Quindi la sua esperienza forse è in parte diversa dalla nostra, ma io, a prescindere da chi sia il personaggio, devo trovare dentro di me quegli aspetti in maniera tale da poterli utilizzare in maniera sincera per interpretare il personaggio e devo censurare tutti gli altri aspetti che mi riguardano, che non sono adeguati per raccontare la storia. Devo cercare un modo per rendere il servizio alla storia, creare una specie di lega. Questo è l’elemento principale, andare a cercare di capire perché siamo in questa scena, qual è il valore per il personaggio in questa scena. Qual è la sua influenza sugli altri personaggi. Qual è l’obiettivo nella mente. E cosa ha spinto lo sceneggiatore a scrivere questa scena e cosa ne pensa il regista. Ma quando lavori in collaborazione così come facciamo noi, e come abbiamo fatto con Jim Mangold, non parli di questa roba. Lo fai, punto. Sei un attore professionista, ti pagano per farlo. Arrivi sul set e vai e lo fai. E se non lo fai bene la prima volta, lo fai la seconda volta, sennò ripeti. Ma se non sei sicuro di aver ottenuto quello che devi ottenere, lo ripeti di nuovo. Lavori in collaborazione con dei geni, persone che hanno una visione, che capiscono i rapporti. Jim Mangold sta facendo il suo film. Sappiamo di cosa si tratta perché parliamo della sceneggiatura, ma non è che parliamo della recitazione. E come ha detto Mads, potremmo andare avanti per ore e ore a parlarne, quindi la recitazione è istinto, è la conoscenza della vita, sono le persone con le quali stai, questo è quello che è veramente Helena o il nostro amico nazista. Ma letteralmente questi personaggi poi li conoscete nel profondo, intimamente. Sapete come esprimere quello che gli sceneggiatori e il regista stanno cercando di raccontare e lo trovate nella collaborazione.

Mads, sei stato il cattivo per James Bond e Indiana Jones, c’è un altro personaggio iconico contro il quale vorresti combattere?
Mikkelsen: Veramente no, non ho il sogno di interpretare Amleto. Per me la magia è quando mi viene offerta una bella storia. E dietro questa storia c’è una persona con una visione, che diventa la mia visione. Non è che ho un personaggio che io aspiro a interpretare o a combattere veramente. Li ho combattuti tutti e ho perso sempre. Ma sono sempre stato un fan dei film di genere, quindi mi piacerebbe combattere contro gli zombi.
In quanti film americani sei morto? (gli chiede Harrison Ford)
Mikkelsen: Io sono morto in tutti i film che ho interpretato. Evidentemente i danesi non piacciono molto!