Jimi Hendrix: la recensione di Both Sides of The Sky

Jimi Hendrix - cover

Con Both Sides of The Sky si conclude la trilogia postuma di inediti legati a Jimi Hendrix, il chitarrista più amato e celebrato della storia musicale del ‘900.

Jimi Hendrix ci ha lasciato quasi cinquant’anni fa, ma l’eco della sua opera musicale continua ad appassionare (ed influenzare), milioni e milioni di persone. È per questo che, negli ultimi anni, la pubblicazione di materiale inedito legata al chitarrista statunitense non si è fermata, portando alla realizzazione di una bella e ricca trilogia di inediti e nuove versioni: dopo Valleys of Neptune (2010) e People, Hell and Angels (2013), è il turno di Both Sides of The Sky, l’ultimo capitolo di questo corposo lavoro sull’opera hendrixiana. Un’album che contiene 13 brani (registrati tra gennaio 1968 e febbraio 1970), tra inediti, nuove versioni e collaborazioni, tra cui spiccano quelle con Johnny Winter e Stephen Stills.

“Io non credo in Dio, ma se ci credessi sarebbe un chitarrista nero e mancino”

La matrice blues (come potrebbe essere altrimenti?), emerge fortemente in questa raccolta, che si apre con un classico come Mannish Boy di Muddy Waters, che Hendrix riadatta tra wah-wah e rimandi allo stile chitarristico di Chuck BerryThings I Used to Do di Freddie King vede la collaborazione con il già citato Winter, dove i due duettano su un blues che ha fatto scuola. Se in Lover Man (singolo di lancio dell’album, registrato con i compagni della Band of Gypsys) ritroviamo l’Hendrix che ben conosciamo, meravigliosa e sorprendente risulta la versione di Woodstock registrata con Stephen Stills, in cui a dettare il ritmo (quasi danzando) sono organo e batteria.

Jimi Hendrix - foto centrale
Jimi Hendrix in concerto

Il chitarrista per eccellenza

Lo strumentale di Sweet Angel divertirà i fan del suono puro, nonostante risulti il pezzo meno interessante del progetto; al contrario, Cherokee Mist è un brano potente, che sovrappone blues, rock e sitar elettrico, dove la chitarra urla sequenze sonore di incantevole bellezza. $20 Fine, che vede nuovamente alla voce Stills, è forse il brano più riuscito, grazie alla bella fusione tra voce, organo e chitarra, non lontano dagli echi in voga in quel 1969 (anno di registrazione), Crosby, Stills & Nash ovviamente, ma anche Creedence Clearwater Revival.

Both Sides of The Sky chiude ufficialmente l’epopea legata a Jimi Hendrix, ma non c’è troppo dispiacere: cos’altro chiedere ad un musicista così?

Both Sides of The Skyalbum postumo di Jimi Hendrix, è uscito il 9 marzo per l’etichetta Legacy Recordings.

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