Da Venezia 81, in concorso, la recensione di Joker: Folie à Deux di Todd Phillips con Joaquin Phoenix e Lady Gaga: il film più atteso della Mostra è un sequel coraggioso al limite dell’incoscienza, destinato a dividere profondamente ma anche vivo e per certi versi sovversivo
Non giriamoci attorno. Joker: Folie à Deux è il film più atteso di una Mostra già prodiga di grandi autori e star, soprattutto se consideriamo che il primo capitolo si aggiudicò un clamoroso Leone d’Oro tra le smorfie di alcuni critici e l’esaltazione del pubblico. Tornano a Gotham City il regista Todd Phillips e il protagonista Joaquin Phoenix (premio Oscar nel 2020 proprio grazie al personaggio di Arthur Fleck), ma la grande novità è la Harley Quinn di Lady Gaga che, per l’occasione, è tornata dietro ad un microfono. Sì, perché questo sequel possiede anche una forte anima musical miscelata al thriller, al prison drama e al poliziesco ma soprattutto possiede un coraggio e un’anima sovversiva che forse all’originale mancavano.
Processo ad Arthur/Joker
Internato nella prigione di Arkham e in attesa di essere processato per i suoi omicidi, Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) incontra casualmente l’affascinante Harley “Lee” Quinn (Lady Gaga). Tra i due nasce subito un’attrazione fortissima, mentre l’avvocato difensore di Arthur Maryanne Stewart (Catherine Keener) sta studiando un’ultima disperata strategia per evitargli la pena di morte. Sarà però proprio durante il processo che la relazione tra Arthur e Lee avrà una svolta, mentre tutta Gotham rischia di bruciare sotto l’assalto degli estimatori del Joker.
Costruzione e distruzione
Ci eravamo lasciati cinque anni fa con il fotogramma di Arthur Fleck che sorrideva in mezzo alla devastazione, ormai pronto ad assumere il ruolo che la società si aspettava da lui: il Joker era nato, e con lui tutto un movimento di protesta violento e rabbioso che dai bassifondi e dalle periferie arrivava fino al centro del potere di Gotham, dritto addosso alla classe eletta. Joker: Folie à Deux riprende le fila del racconto da quel momento, ma si avverte fin da subito che stavolta qualcosa è cambiato. C’è infatti un colore diverso, un’armonia diversa nel modo in cui Todd Phillips ha ripreso la propria creatura da un miliardo di dollari, pur con l’intenzione iniziale di non farne un sequel.
Sì, questo capitolo numero due aggiunge la dimensione del musical e quella del court drama al thriller urbano e poliziesco dell’originale, che a dire la verità qui viene un po’ più smorzato così come la violenza efferata, ma non è l’unico motivo. La ragione principale di questo cambiamento sta proprio nel modo in cui la parabola di Arthur e del suo alter ego viene affrontata, ad una prima vista superficiale quasi in maniera regressiva piuttosto che progressiva. Dove finisce Arthur e dove inizia Joker, e viceversa? E, soprattutto, sono davvero costretti a coesistere o forse una delle due identità è di troppo?
Quello che Phillips e il suo cosceneggiatore Scott Silver hanno provato ad intercettare è questo conflitto prima psicologico e poi identitario alla base dell’uomo e del Joker che è dentro di esso, una dicotomia che viene non semplicemente decostruita (perché la decostruzione non impone un cambiamento totale dello status quo) bensì annichilita da un finale coraggiosissimo che mette in discussione l’intero mondo narrativo. Se quindi il primo capitolo serviva a costruire l’immagine del clown triste e disilluso a questo giro il compito è più ambizioso, persino più scomodo perché ha a che vedere con la graduale distruzione del protagonista e del suo alter ego.
Un arco trasformativo tutto restituito in una progressione a spirale che mette insieme la rabbia sociale del primo film, amplificandola, ma anche l’evoluzione stessa del rapporto tra Arthur e Lee. Un rapporto sicuramente tossico, ma non per i motivi che si sarebbero potuti sospettare all’inizio dato che in fondo Lee è come Arthur, rappresenta la sua metà speculare e forse anche la sua ancora di salvezza, l’unica in un mondo che ha deciso di non vederlo o di vederlo solo come uno psicopatico. Ecco, l’intera pellicola lavora sia sul binario sentimentale ed emotivo di Arthur che su quello identitario, cercando di sviscerare l’uomo e l’icona allo stesso tempo.
Sovvertire le attese
Per questo suo distaccamento così preponderante e coraggioso dal modello del primo capitolo Joker: Folie à Deux rischia di spiazzare e di sovvertire le attese di molti appassionati, che in questo film potrebbero addirittura vedere un passo indietro in termini di ritmo, di coerenza narrativa, persino di messa in scena. Forse potrebbero non avere tutti i torti, perché in effetti a Phillips lo spettacolo tout court interessa ben poco e tantomeno ben poco gli interessa restituirne la matrice da cinecomic. In questo senso il film potrebbe sviare l’attenzione molto più del precedente, in special modo se non si ama molto il musical e la sua struttura frammentaria fatta di brani che si accavallano alla storia (e che forse sono un po’ troppi).
Quello che però sarebbe importante provare a vedere è come Joker: Folie à deux proponga un modello di blockbuster meno sensazionalistico, privo di scene madri o di sequenze destinate a diventare cult venendo postate su Youtube, più interessato all’approfondimento psicologico e allo sviluppo tematico e meno alla costruzione di un mondo narrativo a misura di fan. Che poi a livello tematico questo sequel non si allontani poi moltissimo dall’originale questo è un’altra storia, anzi sembra riprenderne i fili del discorso ampliandone la portata e il riverbero perché la vicenda privata di Arthur ora è una vicenda pubblica, i suoi dubbi e le sue consapevolezze sono di tutti ormai.
Però Joker: Folie à Deux è anche un film pieno di bugie o di mezze verità che usa la storyline processuale come calco della vita stessa di Arthur, fatta di troppi non detti, di troppi baci non dati o rubati, di un dolore che da sotterraneo è diventato incendiario, di un’inadeguatezza che diventa paralizzante, di troppo amore non corrisposto. Se nessuno riesce a vedere l’Arthur dietro al Joker o amarlo senza pensare a lui come al Joker, ecco che non può esserci più possibilità di redenzione o salvezza, non ha neanche più senso la fuga, non può più esserci vita. È la grande tragedia dell’uomo comune, quando si toglie il trucco o la maschera e si rivela ad un mondo che non è mai stato davvero pronto ad accettarlo.
TITOLO | Joker: Folie à Deux |
REGIA | Todd Phillips |
ATTORI | Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Catherine Keener, Steve Coogan, Harry Lawtey, Brendan Gleeson, Ken Leung, Leigh Gill, Zazie Beets, Jacob Lofland |
USCITA | 2 ottobre 2024 |
DISTRIBUZIONE | Warner Bros Pictures Italia |
Quattro stelle