La recensione di Judas and the Black Messiah, il film diretto da Shaka King e candidato a 6 premi Oscar: un racconto ispirato che non fa sconti né all’FBI né alle Black Panther
Un informatore dell’FBI infiltrato nelle Black Panther
L’informatore dell’FBI William O’Neal (LaKeith Stanfield) si infiltra tra le Black Panther dell’Illinois con l’incarico di tenere d’occhio il loro carismatico leader, il vice Presidente Fred Hampton (Daniel Kaluuya). Ladro di professione, O’Neal sembra divertirsi a correre il rischio di manipolare sia i suoi compagni che il suo supervisore, l’Agente Speciale Roy Mitchell (Jesse Plemons). L’influenza politica di Hampton è in forte ascesa proprio quando incontra e si innamora della sua compagna di rivoluzione Deborah Johnson (Dominique Fishback). Nel frattempo, nella mente di O’Neal prende vita un dilemma: da che parte schierarsi? Alla fine contribuirà ad affossare Hampton e le Pantere con ogni mezzo, come comanda il Direttore dell’FBI J. Edgar Hoover (Martin Sheen), oppure no?
Il tormento interiore
Judas and the Black Messiah è una storia vera capace di raccontare un periodo storico turbolento da un punto di vista diverso, ovvero quello del “traditore” O’Neal. LaKeith Stanfield è bravo nel mostrare il dilemma interiore del cruciale personaggio, dando voce ad ogni sua contraddizione. O’Neal, infatti, da una parte è attratto dalla visione politica di Hampton, ma dall’altra diventa a tutti gli effetti l’artefice della sua uccisione da parte dell’FBI. Un Giuda in piena regola, che accetta solo parzialmente questa sua doppia vita e lascia percepire nitidamente i tormenti della sua coscienza.
Oscar 2021: 6 nomination!
Che Hollywood abbia riscoperto il cinema nero è ormai evidente. E ne ha ben ragione, di fronte a film di qualità come Judas and the Black Messiah. La pellicola rispetta con coerenza la sua anima biografica ma anche quella più tipicamente drammatica. I dialoghi, intensi e mai superficiali, assolvono diligentemente al loro compito e diventano testimoni di alcuni passaggi cruciali nella lotta per i diritti dei neri. Il cast, di livello, è un vero fiore all’occhiello. La cosa non è certamente passata inosservata all’Academy, che vi ha fatto “piovere” ben 6 candidature agli Oscar 2021: Miglior film, Miglior attore non protagonista sia a Daniel Kaluuya che a LaKeith Stanfield (al primo è già andato il Golden Globe), Migliore sceneggiatura originale, Migliore fotografia e Migliore canzone per Fight for You di H.E.R.
Un punto di vista differente
Shaka King sceglie una via diversa per raccontare l’ascesa e il drammatico epilogo del leader Hampton. Il regista, che ha curato anche la sceneggiatura insieme a Will Berson partendo da un soggetto firmato da entrambi e dal duo comico The Lucas Brothers, non costruisce un altare intorno al suo leader nero. Hampton non viene santificato né celebrato. Piuttosto, si preferisce optare per un punto di vista differente e più incerto: quello del suo Giuda, colui che tra una remora e un dubbio lo ha comunque condannato a morte. Il ritratto che ne deriva ha per questo un sapore diverso, significativo proprio in virtù delle sue più intime contraddizioni. Un film complesso ed intenso, ingombrante ma di assoluta qualità.
Judas and the Black Messiah, distribuito da Warner Bros Italia, arriva in Italia in esclusiva digitale da venerdì 9 Aprile, disponibile per l’acquisto e il noleggio premium su tutte le principali piattaforme VOD (qui i primi 10 minuti del film). Nel cast anche Ashton Sanders, Algee Smith, Darrell Britt-Gibson, Dominique Thorne, Amari Cheatom, Caleb Eberhardt e Lil Rel Howery.