Da Venezia la nostra recensione di Kobieta Z… Woman of di Malgorzata Szumowska e Michal Engler, dramma polacco che racconta la storia del percorso di Aniela Wesoly, una donna transessuale nella Polonia degli anni ’80 e ’90
Dopo The Green Border arriva il secondo e ultimo film polacco in concorso a Venezia 80, Kobieta Z… Woman of diretto da Malgorata Szumowska e Michal Engler, con un altro tema scomodo dopo quello delle migrazioni clandestine: la transessualità all’interno della società politica, o meglio il percorso di accettazione privato e pubblico di un uomo che però sente di essere nato nel corpo e nell’identità di genere sbagliati. Forse troppo rigoroso e freddo per arrivare al cuore, ma anche preciso e asuo modo coraggioso.
Aniela, non Andrzej
Ambientato nel contesto della trasformazione della Polonia dal comunismo al capitalismo, ripercorriamo 45 anni di vita di Aniela Wesoły (Malgorzata Hajewska), che vive più della metà della sua vita adulta in una città polacca di provincia come un uomo. Il viaggio di Aniela alla ricerca della libertà personale come donna trans rivela le sue difficoltà nel matrimonio e nella paternità, relazioni familiari tese e atteggiamenti complicati nell’ ambiente che la circonda, ponendola costantemente in situazioni impossibili. Quali scelte dovrà fare Aniela? Sarà pronta a sacrificare tutto per diventare chi è veramente?
Un grido di libertà
Alcuni film sono necessari. La loro importanza trascende il mezzo di riferimento e il pensiero critico perché parlano alla società tutta, cercano di aprire alla discussione, rompono barriere e tabù. Poi, ma solo in un secondo momento, in quanto opere drammaturgiche e filmiche vanno valutate con gli strumenti di una critica attenta. Kobieta Z… Woman of è una pellicola necessaria, perché ha il gravoso compito di portare l’istanza di un cambiamento, di una rivoluzione se vogliamo all’interno della chiusissima società polacca in cui certi temi vengono sepolti sperando che a nessuno venga in mente di disseppellirli.
Un grido di libertà si leva allora da Aniela, ma non soltanto semplicemente la libertà di essere ciò che si è, di potersi autodeterminare, di poter amare ed essere amata in quanto essere umano. Una libertà che neanche oggi potremmo dare per scontata, figurarsi in una realtà storica come la Polonia dei primi anni ’80 in cui Solidarnosc muoveva i primi passi tra gli operai e ogni residuo di comunismo veniva spazzato via. Per questo la battaglia di Aniela e degli appartenenti alla comunità LGBT di quel periodo è a dir poco pioneristica, oltre che estremamente impavida, ed è per questo che il cinema dovrebbe continuare a ricordarla con onestà e trasparenza, senza cedere a retorica e pietismo.
Un’opera rigorosa e metodica
Fatta questa premessa necessaria, com’è Kobieta Z… Woman of? È un lungometraggio scrupoloso e austero, che segue una linea drammaturgica piuttosto chiara sin dall’inizio quando decide di alternare tramite montaggio discontinuo le varie fasi della vita di Aniela, del suo rapporto con la moglie Iza e con il figlio Jacek. La Szumowska ed Engler lavorano sui dei tropé in realtà abbastanza classici in quanto ci mostrano tutte le fasi dalla scoperta, al rifiuto, al dolore fino all’accettazione della propria transessualità da parte della protagonista.
La confezione è perciò inattaccabile, il metodo di scrittura e messa in scena preciso e puntuale, gli attori secondari regalano delle prove pur non eclatanti e solide, ma la vera protagonista è una bravissima Malgorzata Hajewska, nei cui occhi sono contenute tutte le emozioni contrastanti di Aniela, la paura e fierezza, il dubbio e la certezza, la vergogna e l’orgoglio. Una grande prova d’attrice che però viene un pochino sommessa da una sceneggiatura fin troppo schematica, che non rischia granché neanche nel tratteggiare tutti i personaggi di contorno.
Manca però il calore
Ed eccoci al punto dolente di questo Kobieta Z… Woman of: la mancanza di un qualsiasi calore emotivo. Perché nella ricerca ossessiva del rigore e del metodo i due cineasti polacchi si dimenticano di dare calore alla propria storia, di darle respiro, finendo per non riuscire a trasmettere del tutto quel senso di urgenza e di furore che una vicenda del genere si porta automaticamente con sé, senza neanche bisogno di caricarla ulteriormente. Manca la capacità di far entrare lo spettatore nel cuore emotivo del racconto, di farli davvero avvicinare al conflitto interno, esterno e ambientale di Aniela.
Questo accade proprio perché il film sembra concentrarsi fin troppo sul conflitto interno della protagonista, esplorandolo con grande minuzia e sensibilità, ma lascia quasi del tutto fuori le ripercussioni che quel conflitto generano all’esterno, nel micro e nel macrocosmo narrativo e negli altri personaggi. Alle volte un po’ più di cuore e meno cervello rendono il cinema più fruibile e immediato, e questo non è per forza un male.
Kobieta Z… Woman of. Regia di Malgorata Szumowska e Michal Engler con Joanna Kulig, Mateusz Wieclawek e Malgorzata Hajewska, in uscita prossimamente distribuito da I Wonder Pictures.
Tre stelle e mezzo