La fuga – Girl in Flight, è il primo lungometraggio della regista fiorentina Sandra Vannucchi, un concentrato di temi complessi poco riuscito, con un’ottima interpretazione di Donatella Finocchiaro.
Fuga dall’inquietudine
La fuga – Girl in Flight è l’opera prima di Sandra Vannucchi, già autrice di diversi documentari e con un breve periodo alle spalle come assistente di David Chase per la produzione de I soprano, ispirata a un’esperienza personale della cineasta stessa. La storia segue la vita di Silvia, undicenne con una famiglia assente e disordinata: la madre affetta da una profonda crisi depressiva, che non le permette di occuparsi né di se stessa né tanto meno dei suoi cari, il padre incapace di provare empatia per la situazione della moglie e di manifestare affetto nei confronti della figlia. Un giorno la ragazzina decide di scappare via da quell’inquietudine familiare, per recarsi nella Capitale, meta tanto agognata e puntualmente negata dai genitori, dove stringe amicizia con Emina, coetanea rom dalla vita precocemente adulta.
Troppa carne sul fuoco
La Vannucchi scrive a quattro mani, insieme a Michael King, una sceneggiatura dalla buona partenza e dalle nobili intenzioni, ovvero cercare di affrontare diverse tematiche spinose e importanti, forse non particolarmente originali, come l’incomunicabilità tra genitori e figli, soprattutto in un’era dove, tra impegni lavorativi, invasione dei social e il pochissimo tempo libero a disposizione, incontrarsi, anche per sbaglio, tra le mura di casa sembra davvero un miracolo. Un altro tema notevole trattato è quello della malattia forse più diffusa al mondo, ma anche la più sottovalutata: la depressione, da molti ritenuta semplicemente un altalenante e incostante stato umorale. Infine non poteva mancare una delle questioni più attuali e delicate del momento, l’integrazione tra culture e popolazioni diverse. Il problema de La fuga sta proprio nel voler far fronte a tutti questi topic complessi, senza però approfondirli a dovere, mancando di quel coraggio necessario per scavare nel cuore di questi problemi, rimanendo invece ancorato a una visione effimera che sfocia nell’involontaria superficialità.
Un buon trio familiare
La regista si è avvalsa però di un buon cast, guardando almeno ai personaggi principali, che è riuscito, a grandi linee, a sostenere una sceneggiatura lacunosa. Nei panni della madre Giulia troviamo una sempre ottima Donatella Finocchiaro, che rende perfettamente l’idea della sfiancante verità che si cela dietro la depressione cronica. Filippo Nigro, forse relegato a uno spazio troppo ridotto per la sua bravura interpretativa, sostiene comunque bene il ruolo da “spalla” di padre rigido e distante e di marito sfinito dalle continue ricadute della consorte. A impersonare Silvia, la giovanissima e ancora, giustamente, un po’ acerba Lisa Ruth Andreozzi, che riesce a portare a casa un buon risultato, soprattutto nelle scene all’interno del nucleo familiare, combinazione attoriale che funziona con un certo successo. Meno convincenti sono i personaggi secondari, che mostrano troppo insicurezza e artificiosità.
Fotografia suggestiva e regia notevole
Una fotografia suggestiva, affidata al pluripremiato Vladan Radovic, che ha al suo attivo pellicole straordinarie come Vergine giurata, La pazza gioia, e la trilogia di Smetto quando voglio, e un discreto stile registico, regalano bei momenti. Notevoli sono le scene girate nel campo rom, con un fare quasi documentaristico e fascinosi sono gli scorci di una Roma nascosta e da riscoprire. Nonostante un primo lungometraggio non del tutto riuscito, Sandra Vannucchi lascia comunque intendere che di stoffa ce n’è tanta, e che continuando a seguire i suoi modelli, un po’ neorealistici e un po’ biografici, potrà sicuramente accedere all’Olimpo dei grandi nomi italiani.
La fuga – Girl in Flight è un film diretto da Sandra Vannucchi, con Donatella Finocchiaro, Filippo Nigro, Lisa Ruth Andreozzi, Emina Amatovic, Andrea Atzei, Alessio Spagnoli e Dario Andreozzi, al cinema da giovedì 7 marzo, distribuito da Lo Scrittoio.