Il debutto in solitaria di Greta Gerwig alla regia di un coming of age la cui attenzione si focalizza sui vissuti adolescenziali di Christine “Lady Bird” McPherson, interpretata da Saoirse Ronan.
Premi e nomination
Lady Bird arriva nelle sale cinematografiche italiane con una notevole spinta mediatica e critica dovuta certamente alle cinque nomination ottenute per gli Oscar 2018. Alla candidatura come miglior regista per Greta Gerwig, si sommano le nomination per miglior film e miglior sceneggiatura originale, a cui si vanno ad aggiungere le candidature di Saoirse Ronan e Laurie Metcalf (quest’ultima nel ruolo della madre di Lady Bird) come migliori attrici protagonista e non protagonista. Si tratterebbe, comunque, di una vera e propria ciliegina sulla torta per il debutto della giovane regista di Sacramento. L’opera di Gerwig può infatti gia vantare due importanti vittorie ai Golden Globe 2018 per miglior film comedy e, alla rivelazione Ronan, per miglior attrice in un film comedy.
Spunti biografici
La giovane regista Greta Gerwig “fa ritorno” nella sua città di Sacramento con un’opera apparentemente di semplice comprensione, o addirittura banale. Attenzione però ai dettagli: primo fra tutti la citazione della giornalista Joan Didion “Chiunque parla dell’edonismo della California non ha mai trascorso un Natale a Sacramento”. Pur non in maniera esplicita o dichiarata, l’intenzione della regista è quella di un vero e proprio omaggio alla città che le ha dato i natali: da lì inizia un racconto legato alle sensazioni che la vita ti propone a partire dal sentirsi a casa o fuori luogo, per poi fare i conti con il momento di partenza/abbandono dei cari e infine, pur non in senso pratico, al “ritornare” sui propri passi e non dimenticare le proprie origini, pur trovandosi proiettati in una nuova realtà. Una bella sfida per la giovane Greta Gerwig, quinta donna ad aver ottenuto la nomination per la regia in tutta la storia dell’assegnazione del premio Oscar e che ha tutte le carte per portarlo a casa ed eguagliare Kathryn Bigelow vittoriosa nel 2010 con The Hurt Locker.
Il conflitto con il genitore
Ciò che stupisce di Lady Bird è la semplicità della storia, o meglio, di una storia come tante che si vedono nella quotidianità di ogni adolescente. Il conflitto con un genitore, non importa se la madre o il padre, risulta come l’asse rotante che muove le crisi di Christine, associate alla volontà di abbandonare definitivamente la città di Sacramento. Lady Bird è il nome che Christine si dà per distinguersi dalla situazione cui è soggetta, imponendo a tutti i familiari di chiamarla in quel modo: così la protagonista vuole trovare una propria identità attraverso la creazione di una nuova.
Lo stato d’animo sull’altalena
E’ risaputo che l’ultimo anno di un istituto superiore concentra il vissuto di ognuno nel significato del termine “crisi”. Una crisi dovuta alle incertezze, che riguardino la scelta dell’università piuttosto che le amicizie, fino a quel momento parte integrante della vita di ognuno di noi. Ecco, in Lady Bird la difficoltà di prendere decisioni, per certi aspetti definitive, innesta il meccanismo della crisi. Emblematico quanto mai ovvio appare il cambio di versante di Christine sulla scelta dell’amica del cuore dalla “sfigata”, per così dire, Julie Steffans per passare alla più popolare e rinomata Jenna Walton. In tutto ciò lo sfondo conflittuale con la madre, la depressione del padre, la scoperta della sessualità, l’essere identificata prima come fidanzata e poi come miglior amica dal suo primo ragazzo, sono i cosiddetti topoi di una narrazione apparentemente comprensibile, ma che nasconde le difficoltà del percepire la sottile differenza che si instaura nella persona in un continuo ping-pong tra il chi si è e il chi si vorrebbe essere.
Lady Bird, diretto da Greta Gerwig, con Soirse Ronan, Laurie Metcalf e Tracy Letts, uscirà nelle sale italiane il 1° marzo distribuito da Universal Pictures.