La nostra recensione di Leggere Lolita a Teheran, tratto dall’omonimo romanzo di Azar Nafisi e premiato alla Festa del Cinema di Roma 2024: un film intimo e fiero che racconta una storia di donne diventate lo specchio di un’intera Nazione
Leggere Lolita a Teheran, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Azar Nafisi, ha conquistato il Premio del Pubblico e il Premio Speciale della Giuria al Cast Femminile alla Festa del Cinema di Roma 2024 (qui tutti i vincitori). Il regista Eran Riklis, unendo l’eterno fascino della letteratura a quello del cinema, dà vita ad una pellicola in cui il ritmo rarefatto degli avvenimenti restituisce in modo magnetico una realtà divisa tra passato e voglia di futuro. Una storia di donne che diventa quello di un’intera Nazione, l’Iran, con uno splendido cast di donne guidato dall’affascinante Golshifteh Farahani.
Spiegare la letteratura dell’Occidente
Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze, Azar Nafisi (Golshifteh Farahani) ha dovuto cimentarsi in un’impresa fra le più ardue: spiegare la letteratura dell’Occidente a ragazzi e ragazze esposti in maniera sempre crescente all’indottrinamento islamico. Quando le condizioni politiche e sociali non glielo consentono più, la professoressa Nafisi lascia l’insegnamento all’Università di Teheran e riunisce segretamente a casa sua sette delle sue studentesse più impegnate per leggere dei classici occidentali.
Mentre i fondamentalisti prendono il controllo, queste giovani donne tolgono il velo, parlano delle loro speranze più intime, dei loro amori e delle loro delusioni, della loro femminilità e della loro ricerca di un posto in una società sempre più oppressiva. Leggendo Lolita a Teheran, celebrano il potere liberatorio della letteratura nell’Iran rivoluzionario e formano il loro futuro.
Una storia intima, coraggiosa, fiera
Leggere Lolita a Teheran segue la storia vera di Azar Nafisi, insegnante universitaria di letteratura inglese e scrittrice, da lei stessa raccontata nel suo omonimo romanzo. La brillante docente riesce a mettere nero su bianco una storia intima, coraggiosa, fiera. Tanti gli aggettivi che sarebbe possibile accostare a questo autentico gioiello capace di restituire con immediatezza uno spaccato di attualità tut’altro che semplice.
«Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi, con la sua rappresentazione delle relazioni umane e delle questioni politiche e globali, mi ha colpito profondamente. Ero assolutamente consapevole della complessità di raccontare una storia così intima di donne in Iran, eppure sapevo che si trattava di una sfida meravigliosa ed emozionante», ha dichiarato il regista Eran Riklis.
Suddivisione in capitoli
Quella cui si assiste, infatti, è una storia di donne ma, in qualche modo, anche una storia universale. Riklis decide di affrontare questa stimolante prova dividendo a sua volta la vicenda in capitoli, ognuno dedicato ad uno dei romanzi letti dalla professoressa alle sue coraggiose studentesse. Si parte col Grande Gatsby, che fa scandalo per la perdizione dei suoi personaggi – Daisy in primis – e si continua con quella Lolita che dà il titolo sia al romanzo che al film.
C’è poi spazio per Daisy Miller, Orgoglio e pregiudizio e Piazza Washington. Ciascun titolo è accompagnato da una connotazione temporale che scandisce gli anni in cui si sviluppa la storia, anni in cui le lezioni della professoressa Nafisi si mischiano, si scontrano e si sovrappongono alla storia di un Iran che fatica a liberarsi delle sue catene. “Che donna e che uomo saranno i nostri figli? È l’acqua in cui nuotiamo, è l’unica realtà che conoscono”, dirà Azar, esausta di lottare contro un regime patriarcale in cui non si è mai riconosciuta.
Golshifteh Farahani e “le sue eroine”
La pellicola, e prima ancora il romanzo, sono sufficientemente abili nell’attraversare l’uragano senza cadere in stereotipi o luoghi comuni. Al contrario, ad emergere è un racconto delicato che immerge lo spettatore all’interno di uno spaccato tremendamente vivido e pulsante. Il ritmo narrativo è costante, mai spasmodico ma nemmeno fiacco.
Gli occhi di Golshifteh Farahani sono eloquenti e la macchina da presa ne valorizza il potere comunicativo indugiando con un’elegante staticità che non annoia mai. L’attrice possiede la bellezza e il carisma per portare sulle sue spalle gran parte del peso, ma il risultato finale è raggiunto da una buona coralità in cui non sfigurano le comprimarie Zahra Amir Ebrahimi, Mina Kavani, Bahar Beihaghi, Isabella Nefar e Raha Rahbari.
La magia del cinema si fonde a quello della letteratura
Il loro compito è tuttavia facilitato dalla buona scrittura dei personaggi: giovani eroine moderne che si interrogano, non accettano i veti imposti dalla società che le vorrebbe quiete e silenti, alimentano la loro sana curiosità e il desiderio di confronto. Troverà un posto nel cuore anche la bellissima amicizia tra Azar e il suo collega, interpretato da Shahbaz Noshir: a colpi di letture proibite e romanzi rarissimi, come restare indifferenti di fronte alla loro sincera passione per i grandi classici?
Quando la magia del cinema si fonde a quello della letteratura e si mette al servizio di una così bella storia di riscatto e libertà, il risultato non può che essere memorabile. “I capolavori ci fanno stare scomode, non ci mettono a nostro agio e proprio per questo ci stimolano”: a dirlo è ancora una volta Azar, dimostrando che alcune donne più di altre sono destinate ad ispirare il mondo.
TITOLO | Leggere Lolita a Teheran |
REGIA | Eran Riklis |
ATTORI | Golshifteh Farahani, Zahra Amir Ebrahimi, Mina Kavani, Bahar Beihaghi, Isabella Nefar, Raha Rahbari, Reza Diako, Sina Parvaneh, Ash Goldeh, Shahbaz Noshir |
USCITA | 21 novembre 2024 |
DISTRIBUZIONE | FilmClub Distribuzione |
4 stelle